GONFALONE del Comune di Brescia

GONFALONE del Comune di Brescia

Sostituì lo stendardo rosso (con croce campeggiante ricamata e dipinta) che veniva inalberato sul Carroccio nelle battaglie dell'epoca comunale e di cui vi è probabile accenno nell'inno di S. Obizio riguardante la battaglia di Rudiano e che, ancora nel 1220, il vescovo Alberto portò in terra Santa in testa alla legione bresciana. Abbandonato, sulla fine del sec. XIII il carroccio e lo stendardo, venne adottato il Gonfalone che con l'avvento al potere nel 1275 del vescovo Berardo Maggi prese i colori della sua casata, il bianco e il celeste che diventarono poi i colori del Comune di Brescia. Nelle Provvisioni del 9 agosto 1430 e 11 agosto 1431 viene anzi fatto obbligo ai trombettieri e ai ministrales del Comune di vestirsi anch'essi con i due colori che indicano purità e costanza. Nel Gonfalone comparve presto anche il leone rampante che probabilmente era già dal sec. XII lo stemma dell'esercito comunale (v. Stemma del Comune di Brescia). L'attuale Gonfalone, che compare nelle cerimonie, è stato adottato nel 1933 per volontà del podestà avv. Pietro Bersi e comparve la prima volta il 2 aprile di tale anno, in occasione della celebrazione delle Dieci Giornate. Il 6 giugno 1919 il Gonfalone era stato fregiato della Croce al merito di guerra. Il 3 ottobre 1952 venne fregiato della medaglia d'argento per la partecipazione della città alla Resistenza. Il drappo serico misura un metro e settantacinque per un metro e dieci in larghezza. Concepite dal podestà stesso, le figurazioni che lo decorano sono state disegnate dal prof. Danilo Cocconcelli dell'Ufficio tecnico. Nel «recto» porta lo stemma di Brescia ricalcato su quello della patente araldica, ed era fiancheggiato da due fasci littori poi tolti. Sui colori del fondo, che sono naturalmente il bianco e l'azzurro, campeggia lo scudo d'argento che reca il leone azzurro, armato, linguato e codato di rosso. Lo scudo, cimato da una corona con cinque fioroni e quattro punte gemmate, è compreso fra due rame verdi e sottolineato dal motto "Brixia fidelis". Il "verso" mostra i santi Faustino e Giovita come appaiono nell'edicola del Roverotto eretta a ricordo della apparizione del 1438.