FRANCHI Emilio

Versione del 31 mag 2017 alle 10:56 di Pgibe (Discussione | contributi)

(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)

FRANCHI Emilio

(Esslingen, Wurtemberg, 3 novembre 1890 - Brescia, 1 marzo 1970). Di Camillo e di Emilia Franchi. Fu battezzato ed iscritto all'anagrafe col nome di Attilio. Il padre Camillo, laureatosi pochi anni prima in ingegneria meccanica al Politecnico di Zurigo, lavorava ad Esslingen quale giovane ingegnere presso la Maschinen Fabbrik per completare la sua formazione professionale. Trasferitasi poi la famigliola a Brescia, Attilio Franchi rimase orfano della madre all'età di 15 anni e, da allora, a suo ricordo si fece chiamare Emilio, ottenendo con decreto della Corte d'appello del 22 marzo 1965 l'autorizzazione ad anteporre il nome di Emilio a quello di Attilio Carlo Gaetano. Conseguito il diploma ginnasiale a Brescia e quello liceale a Lugano, dove ebbe quale professore di italiano il letterato Francesco Chiesa, volle seguire le orme del padre, iscrivendosi nel 1911 alla facoltà di ingegneria meccanica presso il Politecnico di Zurigo, dove si laureò nel 1919, dopo l'interruzione della guerra cui partecipò prima nei bersaglieri e poi negli aerostieri.


Da neolaureato fece tirocinio presso lo stabilimento di Lovere della Franchi Gregorini e quindi nello stabilimento di Sant'Eustacchio, scorporato dalla Franchi Gregorini. Dopo la costituzione della società Stabilimenti di San'Eustacchio, ne fu Direttore tecnico ed infine Direttore generale fino al 1945. Tra i primi ad allargare la sfera industriale bresciana ed a farla conoscere all'estero, rese famosi per le loro ottime prestazioni i cilindri da laminatoio in Cecoslovacchia, Austria, Polonia, Ungheria e Romania, paesi tutti dove questi venivano apprezzati e denominati "cilindri bresciani". Nel 1932 si recò in Russia per un contratto di fornitura di grossi macchinari.


A lui si devono le prime fusioni di grandi getti di ghisa in un sol pezzo, del peso fino a 165 tonnellate, il massimo fino ad allora fuse in Italia, ed all'epoca, per le difficoltà tecniche di fusione del genere, rifiutate dalle più rinomate fonderie europee. A lui si deve anche il brevetto per la fabbricazione di tubi di ghisa centrifugati, di grandi dimensioni, unici al mondo come concezione tecnica, per condotte di acqua e di gas, nella gamma dei diametri da 80 cm. fino ad 1 m. e di lunghezza fino a m. 7,50. Diede grande impulso anche alla progettazione ed alla costruzione di grosse macchine utensili, torni verticali ed orizzontali, pialle di lunghezza di banco di oltre 15 m. nonché di macchine per rettificare a specchio i cilindri per le cartiere che, dopo i cilindri per i laminatoi, rappresentavano uno dei prodotti tradizionali dello stabilimento di Sant'Eustacchio fino dall'inizio della sua attività come Fonderia F.11i Franchi nel lontano 1886. Anche la produzione di grosse molle a balestra ed elicoidali per l'industria ferroviaria fu da lui potenziata.


Dal 1945, lasciata la direzione degli Stabilimenti di San'Eustacchio, sviluppò due attività industriali, la Dolomite di Marone, e la Feltri Marone originarie del complesso industriale di Attilio Franchi, la prima creata nel 1919 per dotare le aziende siderurgiche del gruppo Franchi Gregorini di una fonte di approvvigionamento di refrattari basici nazionali, dopo le difficoltà di approvvigionamento verificatesi durante la prima guerra mondiale, e la seconda, sorta invece nel 1932, per produrre feltri, allora di lana, per l'industria della carta riprendendo una vecchia tradizione familiare tessile.


Emilio Franchi, insieme allo zio Attilio, fu compartecipe della fondazione nel 1926 della Società Elettrografite di Forno D'Allione per la produzione di elettrodi di grafite e per i forni elettrici ad arco da acciaio. Fu Consigliere della Società Luigi Franchi, fabbrica d' armi (fondata anch'essa dallo zio Attilio), vice Presidente della Società Telemeccanica Elettrica Amati e Gregorini di Milano (passata poi al Gruppo Pirelli), Consigliere della Società Breda Meccanica Bresciana, Consigliere e Vice Presidente dal 1947 al 1958 della Metallurgica Bresciana Tempini.


Fu sempre impegnato anche in attività pubbliche ed economico-sociali. Fino dal 1929 Consigliere della Scuola ad indirizzo industriale Moretto; estimatore, sostenitore ed esaminatore della Scuola di Disegno di Fiumicello, in quei tempi molto benemerita e famosa, fondata e diretta dal parroco don Bertazzoli. Presidente dal 1940 del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Tecnico Benedetto Castelli - Itis, fu tra i promotori della nuova sede aperta nel 1962, veramente funzionale e tra le più dotate d'Italia. La sezione di metallurgia fu da lui voluta, per rispondere alle esigenze della metallurgia bresciana e nazionale, con la preparazione di periti metallurgici adeguatamente specializzati. Il laboratorio prove e materiali e ricerche analitiche fisico-chimiche, fu costituito con il suo aiuto, aiutando anche gli insegnanti del reparto metallurgico. Dal 1959 fu Presidente del Consorzio Provinciale per l'Istruzione Tecnica e del Centro di Orientamento Scolastico e Professionale.


Assumendo, nel 1959, la presidenza della Camera di Commercio Industria Agricoltura, che tenne fino al dicembre 1968, si curò soprattutto di introdurre, a fianco delle tradizionali attività, alcune direttrici che contribuissero ad una maggiore organicità del lavoro camerale, quale l'istituzione di un Centro di Ricerche Economiche (ABRE), la costruzione della nuova sede, aiuti e stimoli all'istruzione dei giovani in tutte le sue branche. Esercitò azioni di promozione in diversi settori della agricoltura ed in particolare favorendo l'affermazione del Consorzio dei Vini Tipici della Provincia di Brescia, e mettendo anche a disposizione dei consorziati i laboratori di analisi presso la nuova sede della Camera di Commercio, stimoli ed interventi alle varie forme dell'economia secondaria e terziaria (industria ed artigianato), commercio e servizi nonché alle infrastrutture, autostrade, strade e così via, secondo i compiti istituzionali propri delle Camere di Commercio. Fra le opere di rilievo da lui promosse, in collaborazione con le altre autorità bresciane, la costruzione dell'Autostrada Brescia-Cremona-Piacenza, non fine a se stessa, bensì primo tronco di una più lunga asta di scorrimento veloce che, nei pro grammi di allora, passando per Bobbio avrebbe dovuto terminare a Genova per favorire i traffici delle merci da e per quel porto di mare. Notevole il risparmio chilometrico rispetto al percorso attuale.


Nel 1955, con altri quattro soci, fondò la Società Cementi Brescia (CEMBRE) per la produzione di cemento. Di tale iniziativa fu ispiratore il padre Ottorino Marcolini dell'0ratorio della Pace che lamentava difficoltà di approvvigionamento di cemento per la costruzione dei suoi numerosi e ben noti villaggi. Membro per molti anni del Consiglio di amministrazione della Banca S. Paolo, ne fu poi anche Vice Presidente dal 1956.


Negli anni calamitosi 1943-45, con l'aiuto di fidati collaboratori ed in particolare della signorina Mary Bosetti si adoperò a nascondere giovani renitenti alla leva nello stabilimento di Sant'Eustacchio come pure nei suoi stabilimenti in Marone ed a favorire aiuti ai "ribelli", che operavano nelle varie zone della provincia.


Fondò con altri amici la Società per i Concerti Sinfonici Santa Cecilia, amante com'era della musica per antica tradizione familiare. Fu anche consigliere della Società dei Concerti nonché membro del Consiglio di Amministrazione della Editoriale Bresciana Spa, editrice del Giornale di Brescia. Promotore e socio fondatore del Rotary Club di Brescia del 1926, ne divenne prima entusiasta segretario e poi Presidente. Fu poi promotore della costituzione del Rotary Club di Lovere-Iseo-Breno.


Tra i molti riconoscimenti dati alla sua intensa attività imprenditoriale, culturale ed amministrativa, sono da ricordare: la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione per benemerenze della scuola, della cultura e dell'arte; le insegne di Cavaliere di Gran Croce, la Commenda dell'Ordine di S. Gregorio Magno e soprattutto quella di Cavaliere del Lavoro. Sempre attiva la sua presenza anche a Marone dove, dopo la disastrosa alluvione del 9 luglio 1953, animò l'immediata ripresa delle attività degli stabilimenti. Già nel 1964 si adoperò a risolvere con fermezza, primo in Provincia di Brescia, il problema dell'inquinamento atmosferico e nel 1954 donava al paese un nuovo asilo infantile.


Attivo fino all'ultimo, morì a Brescia il 1° marzo 1970 all'età di 80 anni. In suo ricordo venne istituita una borsa di studio per studenti meritevoli presso l'ITIS di Brescia ed a Marone, e fu eseguito il restauro degli affreschi del salone Pietro da Cemmo, sempre in Brescia, annesso al Conservatorio Musicale Venturi.