CHIZZOLA Giacomo (2): differenze tra le versioni

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'''CHIZZOLA Giacomo'''
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'''CHIZZOLA Giacomo, Cavaliere e Dottore'''
  
Sec. XVI. Fratello di Giovanni. Dopo aver fondato un'accademia a Brescia ne fondò una seconda verso la metà del sec. XVI nel suo palazzo di Rezzato, un'accademia scientifico-letteraria, di cui fu forse presidente il vescovo Bollani, ed alla quale partecipò anche il card. Pole. Fra i più assidui maestri contò Nicolò Tartaglia che vi lesse, forse, la seconda parte del "Generale trattato dei numeri et misure" stampato nel 1566. Probabilmente l'accademia chiuse i battenti nel 1575. Fu studioso di problemi agrari e promosse la gelsicoltura. Di agricoltura si interessarono marginalmente anche le Accademie da lui fondate nelle quali egli stesso insegnò economia agraria. Delle accademie fu protettore il card. Pole, amico ed estimatore del Chizzola. Per diciassette volte fu ambasciatore di Brescia a Venezia. Fu tra i più attivi collaboratori di S. Girolamo Emiliani nell'assistenza agli orfani e fu tra i fondatori e amministratore dell'Ospedale degli Incurabili. Con la moglie Caterina (che alla morte del marito si farà "Angelina" e fu dal 1580 al 1583 superiora della Compagnia) fu tra i più fedeli partecipi del circolo spirituale di S.Angela. Giurista stimato, difese nel 1558, 1561 e 1588 i diritti di Brescia sull'Oglio e contribuì a definire i rapporti tra Brescia e Cremona.
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(1502 - 1586) Nobile, Giacomo era una mente universale ed umanista, si era laureato in diritto civile l’11 febbraio 1527 , fu giudice, economista e diplomatico, e un ottimo oratore  e benefattore. Giacomo filio di Veronica, adottato dallo zio Lodovico Chizzola, fratello di Veronica. Giacomo sposò Vittoria Gavazzi, figlia del Hieronimo, figlio dell’eccellente medico Lodovico Gavazzi. Fu chiamato diciassette volte come ambasciatore speciale per la Repubblica di Venezia e Brescia, fornito di una delega del doge e aveva fatto della sua casa un cenacolo di eruditi ed artisti. A ventinove anni Giacomo era tra gli Abati e membro del “Consiglio generale”. Nel 1533 Venezia pretese annualmente dalla Provincia di Brescia 1.000 buoi, Giacomo poté ottenere con negoziati coronati dal successo grazie alla sua abilità oratoria, l’abolizione di questo tributo adducendo la giustificazione che, siccome la città era molto densamente abitata, non c’era infatti abbastanza foraggio per nutrire i 1.000 buoi e le proprie bestie. Dopo aver fondato un'accademia scientifica e letteraria a Brescia, ne fondò probabilmente una seconda nel 1840, ma comunque nel 1843, un'accademia per lo studio dell'agricoltura nel suo palazzo di Rezzato, di cui fu forse presidente il vescovo Bollani. A Rezzato nel 1548 è menzionato il matematico Nicolò Tartaglia, che si occupava del calcolo di probabilità balistica e della soluzione delle equazioni cubiche e vi lesse, forse, la seconda parte del "Generale trattato dei numeri et misure" stampato nel 1566. Probabilmente l'accademia chiuse i battenti nel 1575. Fu studioso di problemi agrari e promosse la gelsicoltura. Di agricoltura si interessarono marginalmente anche le Accademie da lui fondate nelle quali egli stesso insegnò economia agraria. Delle accademie fu protettore il card. Pole, amico ed estimatore del Chizzola. Giacomo e il suo amico Agostino Gallo erano animati da carità cristiana e appassionati di agricoltura. Giacomo con Gerolamo Patengola, D. Giovanni Zanetti e Agostino Gallo, fu uno dei fondatori dell’Ospedale degli Incurabili, fondato nel 1523, dove Angela Merici, Terziaria dell’Ordine Domenicano, era attiva con il suo ordine di sorelle. Fu anche uno dei membri fondatori della società Figlie di Sant’Angela Merici e protettore della società con Agostino Gallo. Fu tra i più attivi collaboratori di S. Girolamo Emiliani nell'assistenza agli orfani e fu tra i fondatori e amministratore dell'Ospedale degli Incurabili. S. Girolamo Emiliani fu cofondatore dell'Ordine dei Somaschi. Intorno al 1650, due figli di Paolo Alfonso Chizzola appartenevano all'ordine. Per diciassette volte fu ambasciatore di Brescia a Venezia. Giurista stimato, difese nel 1558, 1561 e 1588 i diritti di Brescia sull'Oglio e contribuì a definire i rapporti tra Brescia e Cremona. Nel 1563 negoziò in una commissione con l’Impero sotto Ferdinando I e Massimiliano II sui diritti di navigazione nell’Adriatico, nella quale egli sostiene la posizione di Venezia: “che la Repubblica di Venezia possiede la signoria del mare per una legge naturale, poiché essa trae il proprio sostentamento dal mare, come altri paesi dalla terra, ma anche per un diritto storico". A Natale dell’anno 1563, gli attribuiscono per i suoi meriti verso la Repubblica di Venezia, l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine di San Marco e ricevette il diritto di portare il leone di San Marco nello stemma.  
 
   
 
   
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  [[Categoria: Volumi_Enciclopedia_Bresciana]][[Categoria: Volume_2]][[Categoria: Lettera_C]][[Categoria: Volume_2 - Pagina_215]][[Categoria: Volume_2 - Lettera_C]] [[Storia della famiglia Chizzola, novecento anni senza riposo, 2023 Brescia, Edizione San Faustino Brescia]] [[Biblioteca Nazionale Marciana a Venezia]] [[Taccolini Mario, 2008, Rezzato, Storia di una comunità]]

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CHIZZOLA Giacomo, Cavaliere e Dottore

(1502 - 1586) Nobile, Giacomo era una mente universale ed umanista, si era laureato in diritto civile l’11 febbraio 1527 , fu giudice, economista e diplomatico, e un ottimo oratore e benefattore. Giacomo filio di Veronica, adottato dallo zio Lodovico Chizzola, fratello di Veronica. Giacomo sposò Vittoria Gavazzi, figlia del Hieronimo, figlio dell’eccellente medico Lodovico Gavazzi. Fu chiamato diciassette volte come ambasciatore speciale per la Repubblica di Venezia e Brescia, fornito di una delega del doge e aveva fatto della sua casa un cenacolo di eruditi ed artisti. A ventinove anni Giacomo era tra gli Abati e membro del “Consiglio generale”. Nel 1533 Venezia pretese annualmente dalla Provincia di Brescia 1.000 buoi, Giacomo poté ottenere con negoziati coronati dal successo grazie alla sua abilità oratoria, l’abolizione di questo tributo adducendo la giustificazione che, siccome la città era molto densamente abitata, non c’era infatti abbastanza foraggio per nutrire i 1.000 buoi e le proprie bestie. Dopo aver fondato un'accademia scientifica e letteraria a Brescia, ne fondò probabilmente una seconda nel 1840, ma comunque nel 1843, un'accademia per lo studio dell'agricoltura nel suo palazzo di Rezzato, di cui fu forse presidente il vescovo Bollani. A Rezzato nel 1548 è menzionato il matematico Nicolò Tartaglia, che si occupava del calcolo di probabilità balistica e della soluzione delle equazioni cubiche e vi lesse, forse, la seconda parte del "Generale trattato dei numeri et misure" stampato nel 1566. Probabilmente l'accademia chiuse i battenti nel 1575. Fu studioso di problemi agrari e promosse la gelsicoltura. Di agricoltura si interessarono marginalmente anche le Accademie da lui fondate nelle quali egli stesso insegnò economia agraria. Delle accademie fu protettore il card. Pole, amico ed estimatore del Chizzola. Giacomo e il suo amico Agostino Gallo erano animati da carità cristiana e appassionati di agricoltura. Giacomo con Gerolamo Patengola, D. Giovanni Zanetti e Agostino Gallo, fu uno dei fondatori dell’Ospedale degli Incurabili, fondato nel 1523, dove Angela Merici, Terziaria dell’Ordine Domenicano, era attiva con il suo ordine di sorelle. Fu anche uno dei membri fondatori della società Figlie di Sant’Angela Merici e protettore della società con Agostino Gallo. Fu tra i più attivi collaboratori di S. Girolamo Emiliani nell'assistenza agli orfani e fu tra i fondatori e amministratore dell'Ospedale degli Incurabili. S. Girolamo Emiliani fu cofondatore dell'Ordine dei Somaschi. Intorno al 1650, due figli di Paolo Alfonso Chizzola appartenevano all'ordine. Per diciassette volte fu ambasciatore di Brescia a Venezia. Giurista stimato, difese nel 1558, 1561 e 1588 i diritti di Brescia sull'Oglio e contribuì a definire i rapporti tra Brescia e Cremona. Nel 1563 negoziò in una commissione con l’Impero sotto Ferdinando I e Massimiliano II sui diritti di navigazione nell’Adriatico, nella quale egli sostiene la posizione di Venezia: “che la Repubblica di Venezia possiede la signoria del mare per una legge naturale, poiché essa trae il proprio sostentamento dal mare, come altri paesi dalla terra, ma anche per un diritto storico". A Natale dell’anno 1563, gli attribuiscono per i suoi meriti verso la Repubblica di Venezia, l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine di San Marco e ricevette il diritto di portare il leone di San Marco nello stemma. Storia della famiglia Chizzola, novecento anni senza riposo, 2023 Brescia, Edizione San Faustino Brescia Biblioteca Nazionale Marciana a Venezia Taccolini Mario, 2008, Rezzato, Storia di una comunità