BIBLIOTECA Queriniana

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BIBLIOTECA Queriniana

Il proposito di erigere, a sue spese, e di donare alla città una pubblica Biblioteca fu annunciato dal card. Querini, vescovo di Brescia, nella sua pastorale del 23 dicembre 1745. A tale scopo aveva ottenuto dal Pontefice di ricomprare con l'esborso di 100 scudi i libri a stampa e i codici da lui già donati alla Biblioteca Vaticana della quale era Prefetto. Con l'approvazione del Pontefice, del Doge di Venezia (10 giugno 1747) e del Comune di Brescia il proposito ebbe pronta attuazione. Il palazzo che doveva accogliere la Biblioteca, fu costruito dall'architetto G.B. Marchetti, coadiuvato dal figlio, nel 1746-1747, su parte del giardino dell'Episcopio e sull'area di alcune casupole acquistate dal cardinale e demolite anche per dare spazio all'abside del Duomo Nuovo. Nel biennio 1748-1749 la Biblioteca, ricca di un salone centrale e di quattro salette minori, fu decorata e completata con eleganti scaffalature. Degni di nota sono le statue delle muse e i putti del coronamento marmoreo, opera in parte di Antonio Callegari e, in parte, di Antonio Ferretti. Di minor valore sono gli affreschi di Enrico Albrizzi, dello Zanardi e di Bartolomeo Scotti sullo scalone e nell'atrio, in cui notevole è, al contrario, il busto marmoreo del cardinale, opera di Bartolomeo Pincellotti con aggiunte di Antonio Callegari. Donata nel 1747 alla cittadinanza bresciana con una ricca dotazione di 2500 scudi, beneficata ulteriormente con disposizini testamentarie, la Biblioteca venne alacremente sistemata e inventariata dai primi custodi, o presidi, tra cui troviamo Luigi Arici che lasciò le "Memorie spettanti alla fondazione della libreria Queriniana", il conte G.M. Mazzucchelli e Francesco Piazzoni, che con l'Arici compilò un inventario del libri e dei cimeli della Queriniana, purtroppo andato perduto. Nel 1756, a un solo anno dalla morte del cardinale, la biblioteca ricca di 15.000 volumi, poté essere aperta al pubblico. Una polemica piuttosto seria sorse tra il comune di Brescia e il card. Molino, succeduto al Querini nella diocesi di Brescia, quando questi pretese una immediata ingerenza nella vita della biblioteca. Solo nel gennaio 1757 il Molino rinunciò alle sue pretese, accontentandosi del titolo di "protettore della Queriniana" e donando in tale occasione, in segno della sua liberalità, una cinquantina di volumi tra manoscritti e stampati. La biblioteca risultò la seconda in Lombardia dopo l'Ambrosiana di Milano. Di essa scrissero con ammirazione viaggiatori stranieri come il La Lande. Date anche le strettezze del bilancio comunale, la Queriniana vivacchiò fino alla fine del secolo, quando, con la soppressione napoleonica degli enti religiosi cittadini, gran parte del loro patrimonio confluì alla Queriniana, che nel frattempo, un decreto del governo provvisorio aveva eretto a biblioteca nazionale (cioè appartenente al popolo) del Dipartimento del Mella. Giunse così in Queriniana la parte migliore delle biblioteche del Capitolo, dei monasteri benedettini di S.Giulia, S.Faustino, S.Eufemia, dei conventi dei carmelitani di S.Pietro di Rezzato, dei minori di S.Francesco, della congregazione dei padri della Pace e di vari altri enti minori. Prezioso materiale librario che fu raccolto a cura del bibliotecario Vincenzo Bighelli mentre molto altro per incuria o per sottrazioni indebite andò disperso irreparabilmente. Con l'accessione dei fondi religiosi, si concluse praticamente la fase formativa del nucleo bibliografico fondamentale della Queriniana. Anche posteriormente però si è arricchita dei lasciti di vari studiosi e mecenati, ma se si toglie la collezione Lechi di incunabuli e di cinquecentine bresciane (1863), si può dire che con l'inizio del sec. XIX la Queriniana acquistò la sua fisionomia ed importanza definitiva. Le raccolte furono poi arricchite di molti lasciti e doni di privati, fra cui quelli di Calini conte Giov., Scovolo don Gabriele, Zinelli can. Giuseppe, Scalvini Giovita, Lechi conte Luigi, Sabatti conte Antonio (1844), Spada Antonio, Brozzoni Camillo e Rodolfo Vantini (1863), Bonomi ab. Carlo, Tosio conte Paolo, G.B. Pagani (1864), Gelmini Giuseppe, Venturi Carlantonio (1864), Passerini G.B. (1865), Carboni Luigi (1881), Martinengo conte Leopardo (1866), Di Rosa nob. Clemente, Calini (1882), Ducos Fausto e Giuseppe (1891), ex Collegio Municipale Peroni, G.Zanardelli (1905 con 700 volumi e opuscoli), Frigerio Antonio, Valotti conte Diogene, ex Società Gabinetto di Lettura(1905), Maselli Dandolo contessa Emma (1908), Fe' d'Ostiani conte Luigi F., Massimini avv. Fausto, Mazzoni Bianchi,Zuccheri Tosio dott. Giusto, Piazza Francesco, Fornasini avv. Gaetano, Martinengo Cesaresco conte Francesco, Abeni dott. Crescenzio, Martinengo Carrington contessa Evelina, Chimeri maestro Paolo, Monti della Corte barone Alessandro, Gnaga prof. Arnaldo, Feroldi avv. Pietro. Ad essi si aggiunsero recentemente, le biblioteche dei due noti storici ecclesiastici don Alessandro Sina (1953) e mons. Paolo Guerrini (1969) e di Cesare Grinovero, Gualtiero Laeng, Giuseppe Ragazzoni, della Biblioteca dell'Istituto di cultura fascista e altri. Nel 1926 si arricchì di una sezione di studi risorgimentali e sezione di storia dell'arte. Nel '700 e nell'800 la Biblioteca ospitò varie accademie fra cui l'Ateneo di Brescia (1813 circa - 1888) e conservò anche gli avori, i dittici, le stampe e i quadri del cardinale che trovarono poi più logica sistemazione nella pinacoteca e ai Musei cittadini. Nel secolo scorso e nell'attuale ebbe vari ampliamenti specie con l'aggiunta dell'ala a nord dei giardini del Vescovado costruita nel 1858 su progetto dell'ing. Antonio Taeri e di un'ala settentrionale prospiciente su via Carlo Cattaneo negli anni 1878-1888 sempre per iniziativa del Comune. Accresciute le sue rendite e rettasi per alcun tempo in forma autonoma, dal 1865 è amministrata dal Comune. Ha subito stasi notevoli, specie durante e dopo la I guerra mondiale riprendendo un ritmo normale dal 1929 in poi. Il bombardamento del 13 luglio 1943 colpì in pieno l'ala della biblioteca prospiciente il giardino e danneggiò gravemente il resto dell'ala ottocentesca seppellendo sotto le macerie circa quarantamila volumi, 8 manoscritti che poterono essere solo in parte ricuperati. Nel frattempo le sale di lettura furono ospitate nei locali di fortuna dell'Istituto fascista in Palazzo Maggi di via Musei. Nel dopoguerra, approfittando delle opere di ricostruzione, inaugurate nel 1949, venne ripristinata la monumentale sala di lettura dell'ala settecentesca e si provvide ad un ampliamento di alcuni locali ceduti dalla Curia vescovile. La Biblioteca ha carattere generale, ma comprende una sezione specializzata di libri di storia locale. Le spetta per legge un esemplare d'obbligo di ogni pubblicazione stampata nella provincia di Brescia. Vi funziona il servizio di prestito anche con le biblioteche pubbliche governative e degli enti locali. Possiede circa 350.000 volumi ed opuscoli, ha 480 periodici in corso, 1000 circa incunaboli, 450 codici antichi fino alla fine del 400, 2930 manoscritti moderni, 1670 circa pergamene sciolte, 5500 lettere autografe, 150 piante, vedute, ecc. Tra i codici antichi, tutti latini e italiani e di cui 39 sono miniati, importanti un evangelario purpureo del VI sec., le concordanze degli evangelisti di Eusebio del X sec, con splendide miniature di scuola ottoniana, frammenti di san Cipriano del V sec., un salterio inglese miniato del XIV sec., un san Girolamo dell'VIII sec., fascicoli del Corano (XV sec.) ed un evangelario greco miniato del X sec. Notevoli sono la collezione degli incunaboli e quella delle cinquecentine (circa 1500) specialmente delle bresciane e benacensi, ricche di molti esemplari unici conosciuti. Fra i libri più preziosi ricordiamo la "Divina Commedia" stampata dal Bonini con xilografie a piena pagina, il "Burato o libro de rechami", stampato a Toscolano dal Paganini; interessante una copia dell'edizione principe del Canzoniere petrarchesco ornata pagina per pagina con innumerevoli miniature, la Bibbia ebraica stampata a Brescia nel 1494. Diressero la Biblioteca Queriniana: Avogadro ab. Luigi, Doneda don Carlo (1750-1781), sostituito per un certo periodo da G.B. Zola, Bighelli don Vincenzo (1781-1812), Apollonio don Giacomo (1812-1841 ), Zani Giambattista (1841-1870), Pelizzari dott. Giovanni (1870-1878), Zuccheri Tosio dott. Pio (1875-1880), Garbelli nob. Filippo (1879-1912), Soncini nob. Antonio (1913-1923), Guerrini don Paolo(1925-1928), Baroncelli dott. Ugo (1930-febbraio 1970) Bresciani dott. Renzo(febbraio 1970 - maggio 1973), Valetti dott. Ornello (maggio 1973). Tennero la Direzione dei Civici Istituti di Storia e d'Arte negli anni in cui la Biblioteca fu in parte unita a Musei, il dott. Giorgio Nicodemi (1923-1928) e il dott. Alessandro Scrinzi (1928-1950 circa). Tra le personalità del mondo letterario dell'Ottocento che concorsero al posto di bibliotecari-direttori ricordiamo Giovita Scalvini e Giuseppe Nicolini e, più tardi Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti) la cui famiglia era originaria del Bresciano. Delle commissioni di vigilanza della biblioteca fece parte, nei secoli, il fior fiore della cultura e del mecenatismo bresciano da Giovanni Maria Mazzucchelli a Paolo Tosio, da Federico Odorici a Giuseppe Cesare Abba, da mons. Luigi Francesco Fè d'Ostiani al sen. conte Giovanni Treccani degli Alfieri. Nell'aprile 1973 venne aperta una biblioteca comunale in via Cairoli, intitolata ad Angelo Canossi.