BADILE (2)

BADILE (in dial. Badìl), pizzo

Monte (mt. 2435), caratteristico con la vetta rocciosa a forma di un badile sopra Ceto e Cimbergo sul versante sinistro della valle. Un monte detto Badiletto (m. 1685) perché più modesto come altezza e imponenza si trova a mezzogiorno del Badile sopra Niardo e Braone. Il Badile pur essendo meno importante del Pizzo Badile (anch'esso con accanto il monte Badiletto) nel gruppo del Disgrazia, viene definito "il Cervino camuno". La sottile cresta di vetta è formata dall'incontro del versante N che scende con rapidissimo pendio verso la conca del Tredenùs, mentre quello S precipita a picco in Val Pradello e Val di Cotro. Caratteristica una fascia di oscura tonalite che recinge a N tutta la montagna, poco sopra il mezzo della sua altezza. La forma ardita e maestosa ha fatto di questa cima una delle mete classiche degli alpinisti bresciani. In verità il Prudenzini la dichiarò inaccessibile oltre i 2100 m dal lato S mentre fu sempre percorribile per la parte N. Invece il 23 settembre 1906 il dott. Alessandro Gnecchi con la guida Manfredo Bendotti di Colere in Val di Scalve smentiva l'inviolabilità della parete S raggiungendola in 7 ore. Il tentativo di aprire un'altra via nella stessa parete costò la vita all'ing. Rizzotti. Il 29 e 30 maggio 1909, però, la parete S fu teatro di una gara fra i soci del CAI di Brescia, A.Giannantonj, ing. med. d'oro Francesco Tonolini e un'altra cordata composta da Nino Coppellotti, A.Andrioletti e C. Prochownich. I primi tre senza guida riuscirono a precedere gli altri sulla vetta. Altra scalata fu dovuta a Mario Marcazzan, Umberto Cattina e Pippo Orio nel 1929 seguita da altre in seguito. Lo spigolo E fu scalato dalla cordata Giannantonj-Cerioli; e in seguito da Bonacossa, Bramani e Fasana; la parete O da Giannantonj e Canevali, la parete E da Bonacossa, Bramani e Fasana. Nell'estate del 1934 fu posta sulla cima, a cura dell'Associazione Nazionale Alpini e alla presenza di 780 escursionisti, una Croce di ferro a ricordo dei caduti di guerra della Valcamonica. Una leggenda racconta di uno stolto e cattivo pastorello che osò violare per primo le vetta del Badile e contro il quale si scatenò una terribile bufera e vuole che sia stato salvato per aver invocato la Madonna che illuminò le tenebre con un raggio di sole e gli mandò come guida per il ritorno un uccelletto. In ringraziamento il pastorello fece costruire sulla montagna due cappelle votive.