PIEVI

PIEVI

Dal latino plebs (popolo) il termine ha assunto i più diversi significati da quello biblico e liturgico di popolo di Dio, di "società dei redenti" fino ad assumere, dai documenti a partire dal sec. IX, un significato sempre più organizzativo ed amministrativo di una entità più economica che pastorale. Il termine si trova usato per la prima volta in Toscana nei secoli VII-VIII e in Lombardia nel sec. IX ad indicare sia il centro dell'organizzazione ecclesiastica e della vita religiosa del contado sia l'edificio vero e proprio come la comunità dei fedeli.


Le pievi comunque furono almeno dal V secolo le primitive chiese diocesane matrici di tutte le altre e specie delle parrocchie. Infatti le numerose chiese bresciane si sono venute raggruppando, per la principale ragione storica dell'appartenenza allo stesso territorio e poi per lo scorporo e filiazione, proprio intorno alle 59 vetuste pievi nostrane. La più accettata interpretazione storica è che le pievi si sono «sovrapposte e sostituite agli ordinamenti e circoscrizioni primitive delle cellule rurali dette pagi, le cui origini, perdendosi nella notte dei tempi, risalgono forse ai Cenomani e all'inquadramento da loro dato al nostro territorio» costituendo come federazioni di vicine comunità istintivamente autonome e indipendenti dalla città come nuclei autonomi di famiglie indigene o importate, con norme, diritti e doveri comuni. In sostanza, secondo studiosi come il Forchielli e il Guerrini, vale storicamente la identificazione della "plebs" (pieve) cristiana, col "pagus" romano e preromano, distretto rurale che comprendeva vari vici in un centro religioso, economico sociale che era appunto il "pagus". Oltre ad un sovrapporsi spontaneo della pieve sul pago, si aggiunse, secondo A. Sina, l'azione del vescovo, che creò nuove pievi erigendo in tal modo e «consolidando delle comunità ecclesiali non molto lontane dalla città residenziale, sulle vie più frequentate, e nei centri più importanti. Tali chiese venivano a essere come delle succursali della pieve cittadina di cui erano immagine e riproduzione, ma con clero proprio, al quale, l'alto moderatore diocesano delegava di reggere i nuclei cristiani là già esistenti e di evangelizzare quelli delle ville ancora più o meno pagane di quel loro territorio, ricalcato di solito sull'area dell'antico pago. A queste pievi se ne sarebbe aggiunto, nei secoli VI-VII-VIII, un gruppo di nuove che i successori dei primitivi vescovi, i feudatari, i sacerdoti e altri, come si può vedere dai documenti del Codice Longobardo, fecero sorgere nelle loro tenute, ville e vici dispersi nelle campagne e nelle vallate. All'epoca carolingia (sec. VIII e IX), e cioè a Carlo Magno, si debbono ancora nuove pievi che egli creò e moltiplicò con quella sua sovrana liberalità, che nella cessione dei diritti di decima volle loro largamente comprovare. Alle pievi cristiane fu dato anche il titolo di "matrici", perchè lentamente e in tempi relativamente recenti videro rampollare da se stesse le minori parrocchie filiali; esse costituirono la primordiale e più vetusta rete diocesana delle parrocchie».


Tale titolo e funzione di matrici comportò una serie di privilegi della pieve fra i quali i più singolari furono per i pievani l'elencazione delle loro sedi, richiamandole volta a volta nel sinodo diocesano; facoltà di intervenirvi schierandosi secondo l'antichità e la preminenza delle proprie pievi; e, soprattutto, in unione ai canonici del Capitolo della Cattedrale e al clero delle chiese urbane il diritto di procedere all'elezione del vescovo. La maturazione delle strutture ecclesiali portò alla scomparsa delle più caratteristiche di tali prerogative, anzi si può dire che con esse tramontarono anche le altre minori, a meno che se ne voglia riconoscere qualche traccia nelle ridimensionate vicarie foranee.


Nella primitiva gerarchia plebanale, a capo si trova l' "archipresbyter major", cioè quello del Capitolo della Cattedrale, il quale, sebbene venisse come seconda "dignità", dopo l'arcidiacono, essendo prete e non solo diacono come il suo superiore, presiedeva la pieve urbana e come tale suppliva nelle funzioni liturgiche il vescovo assente per infermità o per altri impedimenti. Per di più, egli e gli altri arcipreti delle pievi rurali avevano il privilegio di conferire la tonsura ai loro chierici accolti nel capitolo con deliberazione capitolare e di dare ad essi l'investitura del relativo beneficio: o "per anulum" , o "per librum", o "per calamum", e questo anche come logica conseguenza d'esser la pieve come una minuscola istituzione ecclesiastica autonoma con un piccolo seminario per proprio conto, allo scopo di rispondere alle proprie esigenze pastorali, in quei tempi in cui a quelle generali diocesane si era ben lungi dal pensare. Gradualmente con la crescita della popolazione, lo sviluppo sociale e quello economico portarono alla moltiplicazione e alla autonomia di chiese periferiche alla pieve che diventarono comunità ecclesiastiche autonome come parrocchie e anche come rettorie. Pieve urbana viene considerata la cattedrale dalla quale si staccarono poi sempre più numerose parrocchie e rettorie in numero di 66 dalle vecchie prevosture del centro cittadino (Cattedrale, SS. Nazaro e Celso, S. Agata, S. Lorenzo, S. Giovanni, SS. Faustino e Giovita, S. Afra, S. Maria in Calchera, S. Alessandro) alle più recenti parrocchie della periferia.


Elenco delle pievi rurali con le relative parrocchie filiali:


1) Azzano: Plebs S. Petri de Ictio o de Axano: SS. Pietro e Paolo Ap. (Capriano, Pievedizio e Mairano).


2) Bagnolo: S. Maria de Bagnolo: Visitazione di Maria Vergine (Poncarale, Borgo Poncarale e Porzano).


3) Bedizzole: S. Mariae de Novis: Annunciazione di Maria (Calcinato, Drugolo, Cazzago, Calvagese e Mocasina). 4) Bione: S. Mariae de Habiono: Assunzione di Maria (Gazzane, Odolo, Agnosine, Binzago, S. Faustino).


5) Bornato: S. Bartholomaei de Bornado: S. Bartolomeo Apostolo (Paderno, Ospitaletto, Passirano Monterotondo, Calino e Cazzago S. Martino).


6) Bovegno: S. Georgii de Buegno: S. Giorgio M. (Cimmo, Tavernole, Marmentino, Pezzoro, Pezzaze, Collio, Memmo e S. Colombano). 


7) Brandico: S. Mariae Magdalenae de Brandico: S. Maria Maddalena (Longhena, Bargnano, Meano e Corzano). 8) Carpenedolo: S. Mariae de Raveriis: Annunciazione Beata V. e S. Giovanni Battista.


9) Cemmo: S. Syri de Cemmo: S. Siro Vescovo di Pavia (Da Cerveno fino al torrente Lugaia, presso Forno d'Allione, e da Braone fino a Berzo Demo, compresa la Val di Saviore).


10) Cividate: S. Mariae de Civithate: Assunzione di Maria (Borno, Piamborno, Esine, Bienno, Prestine, Lozio, Breno, Losine, Niardo).


11) Coccaglio: S. Mariae de Coccalio: Natività di M. SS. (Rovato, Cologne, Chiari, Castelcovati e Castrezzato) - (Urago d'Oglio era nella Diocesi di Cremona).


12) Comella: S. Mariae de Comella: Annunciazione di M.V. (Seniga, Milzano, Pralboino).


13) Concesio: S. Antonini de Concesio: S. Antonino Martire di Piacenza (Stocchetta Superiore, Bovezzo, Collebeato, S. Vigilio, Carcina, Villa Cogozzo).


14) Corticelle: S. Mariae de Curtisellis vel de la Formica: Natività di M.V. e S. Giacomo Apostolo (Quinzanello e Boldeniga).


15) Corvione: Plebs XII basilicarum?: SS. Salvatore (Gambara, Fiesse, Remedello Sotto).


16) Dello: S. Macarii de Hello: S. Giorgio M. (Frontignano, Barbariga e Faverzano).


17) Edolo: S. Mariae de Idulo: Natività della Beata V. (Da Forno d'Allione all'Aprica e al Tonale, compresa la Val di Paisco e Loveno).


18) Erbusco: S. Mariae de Herbusco: Assunzione Beata V. (Torbiato, Villa, Adro, Capriolo, Nigoline, Borgonato e S. Pancrazio).


19) Gargnano: S. Martini de Garniano: S. Martino Ve scovo (Bogliaco, Navazzo, Sasso, Costa e Muslone).


20) Gavardo: S. Mariae Vallis viridis o de Gavardo: Assunzione di M.V. (Soprazocco, Muscoline, Castrezzone, Sopraponte, Vallio e Villanuova).


21) Ghedi: S. Mariae de Gaido: Assunzione di M.V. (Montirone).


22) Gussago: S. Mariae de Guxago: Assunzione di M.V. (Cellatica, Castegnato, Sale, Ronco, Civine, Rodengo e Saiano).


23) Idro: S. Michaelis de Hydro: S. Michele Arcangelo (Nozza, Vestone, Lavenone, Treviso, Capovalle, Anfo).


24) Inzino: S. Georgii de Incino: S. Giorgio M. (Gardone V.T., Magno, Marcheno, Cesovo, Brozzo, Lodrino).


25) Iseo: S. Andreae Iseo: S. Andrea Apostolo (Provezze, Monticelli Brusati, Polaveno, Ome, Brione, Valenzano, Camignone, Provaglio, Timoline, Colombaro, Clusane, Pilzone, Isola S. Paolo).


26) Leno: S. Petri de Leno: SS. Pietro e Paolo Apostoli (Milzanello, Pavone, Gottolengo).


27) Lograto: S. Petri de Logrado: Ognissanti (Torbole, Casaglia, Berlingo, Travagliato, Maclodio).


28) Lumezzane: S. Joannis de Lumexanis: Natività di S. Giovanni B. (Sarezzo).


29) Maderno: S. Andrea de Matherno: S. Andrea Apostolo (Monte Maderno).


30) Manerbio: S. Laurentii de Manerbio: S. Lorenzo Diacono e M. (Cigole, Bassano, Cignano, Offlaga).


31) Montichiari: S. Pancratii de Monteclaro: Assunzione di M.V.


32) Nave: S. Mariae de Navis: Assunzione B.V. (Cortine e Caino).


33) Nuvolento: S. Stephaniae de Nebulento: S. Maria ad Nives (Virle, Ciliverghe, Mazzano, Molinetto, Nuvolera, Serle, Paitone, Goglione).


34) Oriano: S. Mariae de Oriano: Assunzione B.V. (Pedergnaga, Scarpizzolo, Cremezzano, Paderno, Motella).


35) Orzinuovi: S. Mariae de Bigolio: Assunzione B.V. (Ludriano, Roccafranca, Pompiano, Comezzano, Orzivecchi, Zurlengo, Gerola, Pudiano, Coniolo).


36) Ovanengo: S. Georgii de Mulzano: S. Giorgio M. (Barco, Farfengo, Villachiara, Gabbiano).


37) Palazzolo: S. Mariae de Bosco o de Palatiolo: Assunzione della B.V. (Palosco e Pontoglio).


38) Pisogne: S. Mariae de Silva o de Pisoneis: Assunzione B.V. (tutto il comune attuale, da Toline a Gratacasolo, con Sonvico e Pontasio, Grignaghe e Fraine. L'Oglio è il confine con Rogno, fino dove la valle (corso torrentizio) di Gratacasolo entra nel fiume).


39) Pontevico: S. Andreae de Pontevico: SS. Andrea e Tomaso App. (Alfianello, S. Gervasio).


40) Provaglio Sotto: S. Mariae de Provaleo (Clibbio, Sabbio, Barghe, Preseglie, Provaglio Sopra). 


41) Quinzano: S. Mariae de Quinzano: Assunzione M.V. (Acqualunga, Verolavecchia, Verolanuova, Cadignano, Monticelli d'Oglio).


42) Rogno: S. Stephani de Rogno: S. Stefano Protomartire (Lovere, Bossico, Costa Volpino, Gorzone, Angolo, Mazzunno, Anfurro, Darfo, Corna, Erbanno, Gianico, Artogne e Piancamuno con le loro frazioni fino al confine Montecchio - Esine, presso la Sacca).


43) Sale Marasino: S. Zenonis de Valle Renovata: S. Zenone V. (Sulzano, Marone, tutta l'Isola con Siviano e Peschiera, Vello e Zone).


44) Salò: S. Mariae de Salaude o de Salodio: Annunciazione B.V. (Volciano, Campoverde, Villa, Gardone, Serniga, S. Bartolomeo, Morniga, Fasano).


45) Savallo: S. Mariae de la Corna: Assunzione B.V. (Mura, Casto, Malpaga, Alone, Comero, Belprato, Livemmo, Odeno, Lavino, Avenone, Forno Ono, Levrange, Presegno).


46) Toscolano: S. Petri de Tuscolano: SS. Pietro e Paolo App. (Gaino, Cecina, Roina).


47) Tremosine: S. Mariae de Tremosino: Assunzione B.V. (Vesio, Voltino, Limone S. Giovanni).


48) Trenzano: S. Mariae de Basilica alba: Assunzione B.V. (Rudiano, Cizzago, Cossirano).


49) Visano: S. Petri de Visano: SS. Pietro e Paolo App. (Calvisano, Mezzane, Malpaga, Isorella, Acquafredda, Remedello Sopra).


50) Vobarno: S. Mariae de Vobarno: Assunzione B.V. (Prandaglio, Teglie, Carvanno, Cecino, Eno di Degagna). Otto pievi già bresciane passarono a più riprese (sec. XV-XVI, 1788, 1818) alla diocesi di Mantova e cioè:


1) Asola: S. Maria de insula: Assunzione della B.V.


2) Bozzolano (oggi Canneto s/0.): S. Georgii de Buzzolano: S. Giorgio M. (Cazzaghetto, Beverara, Acquanegra, Mosio, Mariana, Rodondesco).


3) Casalmoro: S. Faustini de Casale Mauri: S. Stefano Protomartire (Casaloldo, Casalpoglio).


4) Castiglione d. St.: S. Nazarii de li Stiveriis: SS. Nazaro e Celso (Solferino).


5) Ceresara: S. Martini de li Ceresii: SS. Trinità (S. Fermo, Gazzoldo, Piubega, Castelgoffredo, Bochere).


6) Guidizzolo: S. Petri de Guthizolo: SS. Pietro e Paolo App. (Birbesi, Gusnago).


7) Medole: S. Mariae de Medole: Assunzione B.V.


8) Ostiano: S. Michaelis de Hostiano: S. Michele Arcangelo (Volongo, Fontanella, Casalmorano).


Infine una pieve trentina passò a Brescia e cioè: Tignale: Plebs S. Mariae de Tignale: Assunzione B.V. (Campione, Piovere, Prabione e tutta la Val Vestino).