GHIDONI Domenico
GHIDONI Domenico
(Ospitaletto Bresciano, 17 settembre 1857 - Brescia, 2 settembre 1920). Figlio di lavoratori della terra fece il contadino fino a 17 anni; fin da ragazzetto si dilettò a traforare e lavorare posate in legno, foggiare cucchiai, pipe, tabacchiere ecc. G. Nicodemi, decanta "di gioia squisita" alcuni pezzi lavorati in legno da Domenico Ghidoni prima che diventasse scultore. Tra l'altro ricorda una tabacchiera ornata dagli strumenti della passione di Cristo, "disposti con una grazia sapiente e attenta". Diciassettenne, venduto un cavallino allevato assieme ai fratelli, lasciò la famiglia e si allogò a Brescia nello studio dei Faitini, prima come garzone, dove lavorò di gran lena, frequentando la sera, la Scuola Moretto. I progressi furono tali e così rapidi che alcuni artisti, fra i quali l'arch. Tagliaferri lo presero a ben volere. Egli potè trasferirsi a Milano, dove studiò intensamente e si rivelò esperto modellatore di eccellente sentimento artistico. Dal 1882 al 1890 partecipò a quasi tutte le esposizioni con lavori di piccola mole di sapiente finitezza. Nel 1883 espose a Milano: "Una bella presa" e all'Esposizione di Torino "Una donna del popolo", "Venditore d'acqua". Nel 1886 espose a Milano: "Ritratto" "Busto di gesso". Nel 1885 ebbe la prima commissione per un monumento al cimitero monumentale di Milano. Nel 1887 vinse con il bozzetto degli "Emigranti" il legato Brozzoni che gli permise di lavorare sempre più intensamente e senza preoccupazioni economiche. Al contempo vinceva il concorso della città di Urbino per il monumento a Raffaello. Nel 1888 eseguiva, grazie all'intervento dell'arch. Tagliaferri, il monumento a Tito Speri. Dal 1890 al 1895 fu a Torino presso il Tabacchi. Nel 1891 eseguiva il monumento funerario Bonoris e presentava alla Triennale di Brera a Milano il gruppo "Emigranti" che lo fece conoscere ampiamente come scultore "verista" o "sociale" e che gli meritò i premi Tantardini e Principe Umberto e per il quale Vittorio Emanuele III gli concesse, su segnalazione del ministro Pasquale Villari, la croce mauriziana. Nel 1894 presentava alle Esposizioni riunite il gruppo intitolato "Le nostre schiave" denuncia aperta ed efficace della prostituzione e che venne rifiutato per il soggetto allora ritenuto troppo audace, rifiuto che lo addolorò molto. Nel 1895 eseguiva il monumento al Moretto. Al contempo continuava a produrre opere di libera fantasia come il gruppo "Verso la luce", figure di madri e bambini, nudi femminili, come "Dopo il bagno", "Putti festosi" Studi di donna", 'La Ballerina" "Riposo", "Attesa". "Sulla buona via". Numerosi i suoi monumenti funerari, il "Tiranno eterno", "Cristo che scaccia, i profanatori dal tempio" per la tomba Prudeider, "Ascensione" per la tomba di Maddalena Menge Grün (1912), per il Cimitero Monumentale di Milano, i monumenti per le tombe Da Ponte, Bonoris ecc. al Vantiniano di Brescia. Efficaci e apprezzati i suoi busti come quelli di G. Gallia e dell'arch. Tagliaferri per l'Ateneo di Brescia. Ancora da elencare la sua produzione sacra. Sue statue sono nel duomo di Milano, nella chiesa di S. Martino ad Alzano Maggiore (Bergamo), nel duomo di Montichiari, nella parrocchiale di Ospitaletto nella parrocchiale di Gussago (Statua di S. Giuseppe e bassorilievo con la morte di S. Giuseppe, nella navata a sinistra, Gesù bambino e più in alto "Gesù tra i malati" nella navata di destra sopra il pulpito). Nel contempo continuava a partecipare ad esposizioni e alla mostra annuale permanente di Milano del 1911 presentava un gruppettino in bronzo intitolato "I primi passi". Nel 1911 fece parte della Commissione del legato Brozzoni. Il comune di Brescia nel 1920, dopo la sua morte provvide a far fondere con il lavoro cavato da cannoni offerti dall'autorità militare, il gruppo "Emigrante" posto prima in via Rebuffone e inaugurato solennemente il I novembre 1922 e poi trasferito nei giardini di corso Magenta presso l'ex 252 chiesa di S. Barnaba. Del gruppo "Le nostre schiave" venne fusa in bronzo la figura centrale per l'avvocato Fornasini di Brescia.