ZAMBELLI Andrea (3)

ZAMBELLI Andrea

(Lonato, agosto 1794 - Pavia, 6 aprile 1861). Fratello dell'ab. Pietro (v.) e di Giuseppe (v.). Sacerdote. Viene educato come i fratelli nel collegio Cicognini di Prato, prediletto «come un figlio» da Vincenzo Monti che gli corregge ed apprezza i versi che compone. Poco più che ventenne, nel 1815, si laurea in legge a Pavia e frequenta poi a Milano le lezioni di "alta giurisprudenza" di Domenico Romagnosi, dopo che questi con la caduta del Regno d'Italia ha perduto il posto di professore governativo. Nel 1820 è insegnante di storia universale nel liceo di S. Caterina di Venezia dove si fa apprezzare per un "Elogio del Bembo" letto al pubblico.


Nel 1825 si trasferisce a Pavia dove nel 1828 occupa, per concorso, la cattedra di Scienze e leggi politiche che tiene per trentadue anni.


Scrisse di lui un critico, Francesco Ambrosoli, che «un'infelice disposizione di corpo, sotto apparenza di florido e prosperoso, gli anticipò di molti anni i disagi della vecchiaia, lo escluse dal vivere attivo e operoso, e sottoponendolo a molti bisogni gl'insinuò assai presto nell'animo una sollecitudine timorosa dei mezzi di soddisfarli. La sua rettitudine non permise ch'ei diventasse perciò adulatore dei potenti o delle loro dottrine; né meno che desistesse dal cercare e promuovere il vero a pubblica utilità. Certo è per altro che quegl'impedimenti speciali, aggiungendosi alla generale durezza dei tempi gli fecero doppiamente difficile il mostrar tutta intera la potenza del proprio ingegno».


Tuttavia, soggiunge Carlo Cocchetti, «vedendo ch'era pericoloso trattare direttamente di politica, ne toccò in modo indiretto. Si diede alla storia, e l'abbracciò, come filosofo, nella sua ampiezza, studiandovi le più notabili mutazioni delle società civili per trovare le differenze da popolo a popolo, da secolo a secolo, investigarne le cause e mostrarne li effetti; ciò che, siccome notò anche l'Ambrosoli, dovea farlo rientrare nel campo della politica, e ricondurlo, per una via più larga e più elevata, fra quei pericoli ai quali voleva, ma non poteva, sottrarsi. Cominciò dal trattar "La Guerra", cercando con quali differenze di mezzi e di modi l'abbiano esercitata li antichi e i moderni; poi "La Religione", proponendosi di considerare le differenti influenze del gentilesimo e del cristianesimo sullo stato civile dei popoli».


Sempre con cautela, tanto che, per dichiarare inconciliabili la sovranità temporale dei papi e i governi rappresentativi, portò il discorso "Sull'influenza politica dei Bramini". Nel vasto campo delle religioni (egiziana, indiana, paganesimo, ecc.), entrando in contatto con Michele Amari, fu tra i pochi che affrontarono il problema dell'islamismo. Si può pensare ad un'intuizione di problemi oggi pressanti l'essersi posto, tra l'altro, quesiti come "Qual è la vera essenza della teocrazia maomettana ?" e "Ne' paesi dominati da lei l'umano incivilimento progredì o tornò indietro?". Fra le trattazioni più apprezzate quelle sulla guerra, per l'abbondanza di notizie, e sul Machiavelli, per la novità della tesi rivalutativa. Corrispondente dell'Archivio storico italiano, fu membro effettivo e poi presidente dell'Istituto Lombardo nel quale lesse numerose comunicazioni. Altre ne lesse all'Ateneo di Brescia del quale fu socio onorario dal 1828. Socio fu anche di parecchie altre accademie. Giovanni Labus scrisse la sua Biografia estratta dall'opera "Le Arti Educative" (Milano, Tipografia Poliani, 1854).




OPERE: "Memoria sulla schiavitù dei Negri" (Milano, Baret, 1815); "I Cavalli di Venezia. Epistola alla Egregia Dama sig. Contessa Bianca della Somaglia Uggeri" (Brescia, Foresti e Cristiani, 1819); "Considerazioni intorno all'opera del Cav. Vincenzo Monti intitolata: Proposta di alcune correzioni ecc. ecc." (Milano, tip. Classici Italiani, 1820); "Elogio di Pietro Bembo cardinale. Letto pel solenne riaprimento degli studj nell'i.r. liceo convitto di Venezia" (Venezia, Francesco Andreola, 1822, 70 p.); "Delle differenze politiche fra popoli antichi e moderni; libri tre, parte I la Guerra (Milano, Bravetta, 1839), parte II le Religioni (Milano, Vincenzo Guglielmini, 1846); "Alcune considerazioni sul libro del Principe di Machiavelli. Memoria" (Milano, Tip. Luigi di Giacomo Pirola, 1841, 59 p.) [estratto]; "Di alcune moderne utopie. Discorso" (Milano, Tip. Pirola, 1843, 44 p.); "Da quali cause derivò l'influenza politica delle religioni antiche ? Prima causa: Le divinazioni" (Milano, Bernardoni, 1844, 23 p.); "Delle cause da cui derivarono parecchie alterazioni nelle storie antiche" (Milano, G. Bernardoni, 1846, 34 p.); "Pensieri del prof. Andrea Zambelli sugli ultimi avvenimenti e sono: 1. La rivoluzione e la crociata, 2. La Diplomazia e lo spirito pubblico, 3. La Diplomazia, 4. La Diplomazia e Pio IX, 5. La Diplomazia e la Nazionalità" (Milano, Tipogr. Valentini, 1848, 12°); "Sulla esistenza dalle antiche Caste Egiziane negate da F.F. Ampero. Discorso" (Milano, Guglielmini, 1850, 8°); "Delle differenze politiche fra gli antichi e moderni in proposito degli stranieri" (Memorie due lette nell'Istituto Lombardo il 18 luglio e l'8 agosto 1850); "Se dall'influenza politica dell'antico paganesimo derivassero maggiori vantaggi o svantaggi (Memorie due lette nell'Istituto Lombardo il 12 giugno e 10 luglio 1851)" (Estr. dal giornale dell'I. R. Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti. Tom. II della nuova serie, Milano, 1851); "Sull'Influenza politica dell'Islamismo. Memorie tre lette al Istit. Lombardo, il 6 maggio e 3 e 17 giugno 1852, cioè: 1°. Le leggi, 2°. I Califfi e i Sultani, 3°. Continuazione dei Califfi e i sultani" (Milano, Bernardoni, 1852); "Sull'Influenza politica del Sacerdozio Indiano ed Egiziano. Memorie due" (Pavia, E Fusi, 1852, 8°); "Sull'Influenza dall'Islamismo. Memorie tre lette all'Imp. Reg. Istituto Lombardo il 9 e 23 giugno e 7 luglio 1853" (Milano. in 4°) e sono: "Sotto quali aspetti debba riguardarsi il quesito dell'antica civiltà musulmana e se sia di qualche importanza lo scioglierlo: memoria quarta", "Se nella traduzione e conservazione delle classiche opere greche e latine gli Arabi del Medio Evo abbiano meritato molto o poco delle lettere e delle Scienze: memoria quinta", "Se nella conservazione delle classiche opere greche e latine abbiano avuto maggior merito gli Arabi dal Medio Evo o i Monaci: memoria sesta", "Sull'Influenza politica dell'Islamismo: memoria 7. Letta all'Istituto Lombardo il 23 febbraio 1854, in 4°", "Se gli Arabi del Medio Evo abbiano avuta qualche influenza sui primordi della moderna Letteratura - Memorie VIII-IX-X sullo stesso argomento. Lette il 20 luglio 1854 - 28 giugno e 26 luglio 1855"; "Alcuni pensieri sui danni cagionati nella storia dalle discordie religiose" (Dagli Annali universali di statistica), in 8°, Milano, 1854; "Alcuni pensieri sui danni cagionati nella storia dalle gelosie di Stato" (Dagli Annali universali di Statistica), in 8°, Milano 1855; "Se gli Arabi del Medio Evo abbiano avuta qualche influenza sui primordi della moderna letteratura segnatamente sui poemi cavallereschi", letta nell'adunanza dell'Istituto Lombardo nel 25 giugno e 9 luglio 1857; "Alcuni pensieri sui danni cagionati nella storia dalle parti guelfe e ghibelline" (Milano, Società degli Annali universali, 1857); "Sull'influenza politica dell'islamismo: memoria XIII e XIV" (Estr. dalle Memorie dell'Istituto Lombardo), Milano, 1857; "Sull'Influenza dell'Islamismo ecc. segnatamente su quelli della Inglia e Tedesca. Letto il 17 dicembre 1857"; "Alcuni pensieri sui danni cagionati nella storia delle discordie religiose". Memoria inedita, v. Annali Universali di statistica, 1854; "Alcuni Pensieri sui danni cagionati nella storia da soverchio amor di parte" (Milano, Annali Universali della scienza, 1857); "Della misura dei valori in paesi e tempi distanti. Discussione economico-storica" (Milano, ibidem, 1859), memoria letta l'1 dicembre 1857.


All'Ateneo di Brescia lesse: "Delle differenze politiche tra i popoli antichi e moderni. Discorsi tre" (1833, p. 102); "Dell'invenzione ed uso primitivo delle artiglierie. Discorso quarto delle differenze politiche" (1834, p. 141); "Discorso quinto, sesto e settimo" (1835, p. 109); "Discorso ottavo" (1836, p. 122); "Discorso nono" (1837, p. 166); "Sulle cause, da cui derivarono parecchie alterazioni storiche del medio evo e dei secoli moderni" (1847, p. 259); "Sull'influenza politica dei Bramini e dei Coeni" (1851, p. 2); "Sulla deificazione dell'agricoltura presso gli Egizi" (1851, p. 10); "Della misura dei valori in paesi e tempi distanti" (1852-57, p. 177).