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ZÖBIA

Corruzione del nome dato anticamente al giovedì, giorno centrale della settimana, dal lat. "Jovis dies" = giorno di Giove. Viene soprattutto usata con l'aggiunto di "grassa" o "mata" (matta) all'ultimo giovedì del Carnevale e con l'aggiunto di "ècia" (zöbia ècia) al giovedì di mezza Quaresima (v. Giovedì della Vecchia).


È stato osservato dal "Cruscante" in una nota nel "Giornale di Brescia" come «fuori dello specifico senso di festa carnevalesca o di "mezza Quaresima" il vocabolo ricorreva frequente; lo attestano documenti poetici antichi, come una preghiera, considerata dal Biondelli del sec. XIII (ma certo posteriore) e lo scoppiettante dialogo della "Masséra da bé", nella felicissima edizione critica di Giuseppe Tonna. Nella prima si legge: "La zöbia sancta Crist in orto dize..." (il giovedì santo Cristo disse nell'orto...); il secondo recita: "Dal lunesdì fi zöbia / el dura una bugada..." (un bucato dura dal lunedì fino al giovedì)». Un proverbio aggiunge: «zöbia vignida, setimana finida».