VALDESI

VALDESI

Seguaci del movimento di rinnovamento religioso sorto tra il XII e il XIII secolo ad opera del mercante di Lione Pietro Valdo (morto nel 1205/6 circa). Valdo, convertitosi dopo la lettura di una traduzione provenzale della Bibbia, ai «consigli evangelici» del Discorso della montagna, distribuì le sue ricchezze ai poveri e con alcuni compagni si dedicò alla predicazione itinerante apostolica nella lingua del popolo. La sua predicazione fu favorita dai fermenti prodotti dai contemporanei movimenti penitenziali e pauperistici. I primi seguaci di Valdo, detti "poveri di Lione", approvati inizialmente dal papa (1179), rifiutarono in seguito il divieto di predicare senza autorizzazione imposto ai laici dall'autorità ecclesiastica, e vennero condannati come eretici, assieme ai catari, da Lucio III al sinodo di Pavia del 1184.


Si ritiene che una presenza valdese nel Bresciano si possa far risalire alla fine del sec. XII e soprattutto alla presenza dei Poveri Lombardi, miscuglio di elementi del valdismo e di altri più antichi quali l'arnaldismo anche se è difficile distinguerli da altre correnti religiose. Qualcuno ha valutato ad una trentina le "scholae" valdesi in quegli anni colpite da una prima generale condanna del 1229. Come ha rilevato Enrico Corsani: «Il fatto che dopo il Trecento non si parli più di una "presenza valdese" a Brescia, non significa che essi fossero scomparsi. Sappiamo infatti che essi, che almeno nei primi tempi si consideravano "interni" alla Chiesa Cattolica, di cui contestavano soprattutto l'impedimento ad una libera predicazione del Vangelo, facevano sovente battezzare i loro figli, partecipavano in una certa misura a talune cerimonie cultuali; solo in seguito vennero a porsi in posizione di rifiuto di molti dogmi, fino alla rottura al tempo della Riforma». Comunque, tra i molti personaggi della Riforma che gravitano su Brescia e sul Bresciano, non ricorre mai il termine valdese, fatta eccezione di Celso Martinengo, primo pastore di lingua italiana nel 1557.


Allarmi circa il diffondersi del protestantesimo venivano lanciati nel 1853 dall'I.R. Luogotenente della Lombardia, Burger, confondendo la stampa "eretica" con quella mazziniana antitemporalistica o anticlericale. Primi veri sintomi di una presenza protestante più specificatamente si ebbero nel luglio 1859 con la diffusione di opuscoli, denunciata subito dal vescovo mons. Verzeri, ma si moltiplicò dopo che nel 1860, nel sinodo della Chiesa valdese radunato a Pomaretto (Torino), venne istituito un Comitato speciale per l'opera di evangelizzazione. Alla fine dell'anno erano già segnalati due centri di propaganda: uno tenuto in casa di certa Angela Mascheroni, ved. Bossini, in via delle Pescherie 1208 dove era presente il propagandista Francesco Pugno, armaiolo bresciano; l'altro in contrada dell'Aquila nera, nella parrocchia di S. Giovanni. Seguirono alcuni fatti di reazione da parte della popolazione, fatti che, tuttavia, non fermarono l'insediamento nel 1863 di una comunità, per iniziativa del pastore Giovanni Daniele Turino, la cui presenza trova riscontro in documenti della Prefettura e in alcuni assembramenti enfatizzati addirittura dalla stampa nazionale. Nella sala delle adunanze, sistemata in una ex chiesetta di via Paganora, il pastore Comba allestiva nel maggio 1866 venti letti per i feriti in guerra.


Nello stesso tempo i valdesi raggiungevano Edolo dove giunse, nel giugno 1864, il pastore Daniele Revel che vi incontrò alcune persone raccolte intorno alla famiglia Zampatti. Osteggiato dal sindaco Folonari, dal Delegato di P.S. e dalla folla, il pastore non riuscì a stabilirvi una comunità. La mano passò dal 1870 al 1872 alla Chiesa Cristiana Libera e specialmente al maestro Evangelista Angelo Cossù, che cercò di allargare la cerchia anche a Capodiponte dove ebbe un dibattito con don Domenico Faustinelli, del quale comparve una relazione sotto il titolo "La matrigna di Gesù Cristo" (Firenze, 1871). Nel 1872 la mano passò di nuovo ai Valdesi, che curarono con sollecitudine la piccola comunità che risultava, in tale anno, composta da cinque "comunicanti" e da quattro catecumeni. Nonostante le faticose cure spese nell'assistere la piccola comunità dai pastori presenti in Brescia, quest'ultima andò esaurendosi in seguito alla scomparsa dei membri, che si ridurranno nel 1908 ad una sola sorella che venne iscritta alla chiesa di Brescia. La "stazione" valdese venne "soppressa". Segni di una certa sporadica attività risultano ad Esine per la presenza di operai scozzesi, ad Iseo, ecc.


Una presenza evangelico-valdese trovò un'occasione propizia in concomitanza della guerra del 1866 e specialmente nel fatto che, al seguito delle truppe garibaldine, c'era il pastore valdese Giorgio Appia, con il fratello Luigi, chirurgo e uno dei fondatori della Croce Rossa Italiana, c'era miss Jessie White Mario (v.), c'era l'ex frate Gavazzi e Pantaleo che diffusero largamente opuscoli e stampe riuscendo a creare anche piccoli nuclei a Tremosine e perfino nel piccolo villaggio di Sermerio. Lodi al Protestantesimo comparvero sui giornali locali, mentre preti e frati apostati (l'ex frate Gavazzi e don Ambrogio nel 1868) si fecero propagandisti della nuova "religione". Momenti di scontri furono dovuti alla concessione per il culto evangelico di una chiesa sconsacrata, nel 1873-1874. Venne aperta, nel 1874, anche una scuola elementare diretta dal maestro Giacobbe Fornerone, poi sostituito da Giovanna Posterla, ma non avrà lunga vita. Conferenze tenute dal pastore Giuseppe Quattrini nel 1876-1877, suscitarono duri scontri, mentre ancor più vivaci reazioni provocò la concessione al pastore Tommaso Gay della chiesa dei Miracoli. Per di più, dal 1892 al 1896 la Comunità Valdese ospitava il Circolo Arnaldo da Brescia, fortemente anticlericale. Tuttavia sono questi gli anni nei quali fu in via di esaurimento la carica della politica antiromana e comparvero dissensi interni alla comunità, come si legge nelle relazioni interne alla comunità valdese del tempo, relazioni che applicavano ai bresciani le parole di S. Paolo ai Galati: «Correvate così bene... chi vi ha fermati?». Nel 1899 la comunità bresciana contava 46 membri "comunicanti" mentre parecchi «erano partiti o avevano defezionato».


Nel frattempo una comunità evangelico-valdese si andava formando dagli anni '80 del sec. XIX a Gardone Riviera nell'ambito della sempre più numerosa colonia di tedeschi ed austriaci. Ospiti soprattutto dell'Hotel Wimmer, nei primi anni '90, raccolse una somma destinata ad erigere una chiesa evangelica, della quale fu progettista l'ing. Fuchs e che fu edificata nel 1896-1897. Una ripresa in città fu avvertita agli inizi del '900. Dopo aver traslocato nel 1906 in nuovo edificio provvisorio, nel 1914-1915 la Comunità provvide ad edificare in via dei Mille un proprio Tempio, presto adibito all'assistenza dei feriti di guerra. La vita della comunità riprese decisamente nel primo Dopoguerra quando si valutarono a circa mille i valdesi nel Bresciano, riducendosi, poi, nel secondo Dopoguerra. Nel 1948 veniva inaugurato il Centro Valdese di cultura, mentre rapporti di sempre più cordiale convivenza con i cattolici venivano avviati specialmente a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II, grazie all'intelligente azione ecumenica dei Padri della Pace, soprattutto di p. Giulio Cittadini, e di mons. Gianni Capra. Nel 1982, per la prima volta, il vescovo di Brescia mons. Morstabilini partecipò ad una comune preghiera nella chiesa valdese. Nel 1985 i Valdesi venivano valutati a duecento circa, nel 2002 a 260 i praticanti in città, mentre piccoli gruppi erano presenti a Gardone Riviera, Desenzano, Rivoltella, Salò, Sulzano e ultimamente a Manerbio. Da ultimo la comunità si è aperta ai sempre più numerosi emigrati di 15 nazionalità diverse e alla costituzione di un'"Associazione evangelica John Wesley" per la promozione dell'inserimento sociale di stranieri, poveri, disabili, minori e anziani.




CHIESA VALDESE. Eretta in via dei Mille su terreno acquistato dal Comune di Brescia, fu progettata dall'arch. Beniamino Serri di Carrara. Capace di 150 posti, venne inaugurata il 10 aprile 1915. È in stile neogotico. La facciata ha tre scomparti, ma l'ingresso è unico al centro, e nelle parti simmetriche abbiamo due finestre di carattere gotico. Il frontone si innalza al di sopra del cornicione, che definisce l'altezza dell'interno, con un timpano, sormontato da una grande croce. I pilastri d'angolo terminano invece con due gugliotti. L'aspetto completo è armonioso e le parti in pietra artificiale perfettamente imitate, hanno un bel risalto sul paramento in mattoni. L'interno è a forma di croce latina, lateralmente irraggiato da sei bifore e due finestre ogivali, nel frontone, dai policromi vetri a ricreare croci greche. Il soffitto cassettonato poggia su archi a tutto sesto, l'abside è dominata da esile croce in marmo di Botticino. All'esterno un'elaborata cancellata contrassegna il breve fronte della proprietà.




PASTORI TITOLARI DELLA CHIESA A BRESCIA: B. Celli (1890-1892); T. Gay D. (1892-1910); Alessandro Simeoni (1910-1916); Roberto Burattini (1916-1919); Luigi Rostagno (1919-1928); Francesco Peyronel (1928-1929); Enrico Rivoir (1929-1933); Arnaldo Comba (1933-1934); Enrico Meynier (1934-1938); Roberto Comba (1938-1940); Davide Forneron (1940-1948); Paolo Bosio (1948-1952); Alfonso Alessio (1952-1964); Alessandro Vetta (1964-1971); Eugenio Rivoir (1971-1973); Consiglio di Chiesa (1973-1976), con la collaborazione di Ernesto Naso (1973-1975); Giorgio Bouchard (1976-1977); Enrico Corsani (1977-1986); Maria Bonafede (1986-1988); Agostino Garufi (1988-1996); Giovanni Grimaldi (1996-2003); Jonathan Terino (dal 2003).