UGONI, famiglia

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UGONI, famiglia

È ritenuta una delle più antiche e potenti famiglie bresciane delle quali, tuttavia, non sono chiare le origini. Nessun collegamento è possibile con l'epoca romana e naturalmente è pura invenzione l'esistenza di santi martiri Bonfante e Massimo degli Ugoni, di cui scrive Bernardino Faino. Rimarca l'antichità della famiglia Fausto Lechi che rileva essere gli Ugoni, assieme agli Oldofredi e ai Federici, una delle pochissime famiglie fra le più antiche e per di più di origine feudale, che portano il cognome derivato da un nome di battesimo. Pandolfo Nassino si limita a riferire voci raccolte e scrive: «che vecchiamente si chiamavano di Malacanini; questa è antichissima et Gibellina [alcuni furono anche guelfi]. Questa Casa, over suoi antichi, una con li Gaitani et li Buschi, sono causa di far morir S.ti Faustino et Jovita de Pregnacchi di Bressa gentilhomini quali furono decapitati dopo la morte di Ms. Jesu Christo anno 131». Incerte le informazioni anche di Ottavio Rossi ("Elogi storici", p. 259) il quale scrive che la famiglia «si tiene communemente che habbia havuto origgine da un padre solo, insieme con quella de Gonzaghi et de' Grisaghi. Alcuni la fanno venir di Alemagna, altri di Francia, et altri tengono che sia Bresciana originaria, e che ne' tempi delle guerre civili fosse cognominata Mazzacagnin. Non è dubbio ch'ella è sempre stata grande in questa Città et che tuttavia si continua in lei chiara la nobiltà et convenienti le ricchezze». Anche il Beatiano ("La fortezza illustrata", p. 81) scrive: «Questa famiglia conosce la sua origine dalla Francia, del Sangue Reale de' Galli Celti, e da questi quell'Ugone Conte d'Arli, Re d'Italia, che regnò l'anno 925».


Più plausibile e sempre più accettata l'opinione dell'Odorici e di L.F. Fè d'Ostiani che ritiene gli Ugoni discesi «da un ramo dei Conti Rurali della pianura bresciana, che occuparono i feudi comunali di confine verso Mantova e Cremona, e che con diversi nomi si chiamarono Conti di Casaloldo, di Mosio, di Marcaria, di Sarazino, di Buzzolano, di Asola, di Montechiaro, cioè coi nomi delle varie corti formanti parte del Comitato». In un processo del 1228 si asserisce "essere pubblica fama" che i "comites de domo Ugonis" sono chiamati conti di Montichiari. Alla fine resta l'opinione del genealogista Teodoro Wustenfeld che chiama enigmatica l'origine della famiglia che, tuttavia, appare già potente e diffusa nel sec. XII.


Secondo Fausto Lechi, capostipite del ramo più importante dovrebbe essere quel Laffranco (o Lanfranco) conte di Casaloldo che, vivente nel 1129, si sottomise al vescovo e al comune di Brescia e venuto a stabilirsi in città, fu uno dei "milites" bresciani della Lega Lombarda. Probabilmente Laffranco o suoi figli ottennero l'infeudazione dei beni vescovili a Gardone e via via nella Riviera. Continuò la famiglia Obizo (O Obizone) I (v. Ugoni Obizo), vivente nel 1173, personaggio di spicco nel comune di Brescia al tempo della Lega Lombarda, alla quale pure egli partecipò come rappresentante del ceto nobiliare dei milites, e più tardi fu Console dello stesso comune. Presente tra l'altro alla fondazione (nel 1193) del Castello di Orzinuovi, vi ebbe fondi feudali sui quali si stanziarono gli Ugoni di Orzinuovi. Agli inizi del sec. XIII gli Ugoni avevano possedimenti anche a Pavone Mella. Figli di Obizo I furono Laffranco II (m. prima del 1225), Milone I e Avroldo o Averardo. Un ramo della famiglia fece capo a Milone I, il quale nel 1198 fu Podestà di Ravenna, dove fu sottoposto a sindacato, essendo stato accusato di essere stato troppo precipitoso nell'accordare la pace ai Cesenati; diede perciò in ostaggio suo fratello Avroldo, Lanfranco de Manerva suo "primus cusinus", Manfredo di Lavellongo suo genero, e Giacomo di Ome. Dal figlio Alberto I ebbe Milone II. Il figlio di questi, Alberto II detto il Belfante, per la persona aitante, abitò presso S. Lorenzo in Brescia, ebbe un figlio chiamato Vianesio o Viviano e Vianino che abitò pure presso S. Lorenzo e S. Domenico in una casa confinante con quella di Obizone qd. Lanfranco Ugoni. Il che spiega l'esistenza del sepolcro familiare nella chiesa di S. Domenico. Tutta via è fama che inoltre gli Ugoni abitassero nel medioevo nella cittadella vecchia della città, e precisamente fra le chiese di S. Clemente e di S. Maria in Calchera, dove sorgono ancora le basi granitiche di un'antichissima torre medioevale, che si chiamò la torre degli Ugoni e che fa angolo fra via Veronica Gambara e via Trieste, nella casa che fu dei nobili Avoltori. Già allora la famiglia aveva il giuspatronato nella chiesa di S. Margherita in piazza Paganora. Al contempo gli Ugoni erano nel 1225, assieme ai Gambara, ai Lavellongo, ai Mosio ecc. coinvolti nell'accusa di eresia, tanto che è stata avanzata l'ipotesi che avessero chiamato a Brescia un qualche vescovo cataro, dissidente da Roma, per la qual ragione Raimondo Ugoni con Tetoccio dei Tetocci, Matteo Gambara, ecc. dovette presentarsi a Roma per discolparsi. Nel XVI secolo alcuni Ugoni graviteranno poi sul luteranesimo.


Degli altri due figli di Obizo I, Laffranco II e Avroldo o Averardo, ha scritto Paolo Guerrini, scaturiscono pochissime notizie dal processo del 1215 per il feudo di Gardone: più abbondanti e più sicure, relativamente, sono invece quelle che riguardano i figli abiatici di Laffranco II, cioè Obizone II, Milone II, Raimondo e Rambaldo. Ma anche queste sono notizie, rimarca il Guerrini, molto frammentarie e non affatto sicure. Obizone Il, insieme coi fratelli Milone II detto il Grasso, Raimondo e Rambaldo, col figlio Martino (Martinus de domino Obizone de Ugonibus), con Egidio e Guglielmo Ugoni suoi parenti, appare nel 1206 a giurare la concordia fra Brescia, Cremona, Bergamo e Parma, e riappare di nuovo nel 1207 e nel 1211 come uno dei principali personaggi del Comune di Brescia, come erano pure i suoi fratelli Rambaldo e Raimondo presenti nelle assemblee comunali di Brescia. Raimondo (v.) fu nel 1231 podestà di Bergamo e nel 1239 podestà di Milano. Milone II detto il Grasso (per distinguerlo dallo zio Milone e dall'abiatico di questo chiamato pure Milone) fu Console di Brescia e nel 1215 entrò nel possesso di parte del feudo di Gardone Riviera, e fu presente anche ad un atto del 1216; figli di Obizone II furono Lanfranco III, citato nel processo feudale del 1215 a Gardone; Martino, che giurò il patto con Cremona e Parma nel 1206, fu Console di Giustizia in Brescia nel 1216; nel 1231 fu preposto al governo delle cose militari in Brescia e Nantelmo o Lantelmo fu Canonico della Cattedrale di Brescia (1217-1234).


Tra i personaggi che ebbero rilievo nel sec. XIII vi fu Alberto III q. Vianesio, il quale nel 1261 congiurò con altri nobili per dare Brescia ai Torriani, togliendola ai Pallavicini. Fu presente nel 1267 al trattato di Romano di Lombardia fra le città lombarde, Piacenza e Buoso di Dovara; fu Podestà di Piacenza nel 1286 e forse è lo stesso che fu chiamato Uberto. Podestà di Cremona nel 1289, morì il 17 settembre 1290 e fu sepolto nella chiesa di San Domenico in Brescia. Il fratello suo, Giovanni, ebbe fama di diplomatico presso la corte dei Visconti di Milano. Nel 1279 abitava a Maderno e il 14 agosto 130 fu investito dei feudi vescovili della Riviera di Salò. Diritti in Gargnano acquistavano i conti Ugoni e Longhi il 26 febbraio 1258 dai conti di Marcaria, in presenza del vescovo Cavalcano Sala. Investiture nel territorio di Gardone Riviera per beni acquistati dalla pieve di Marcaria otteneva con il nipote Pietro o Petercino, il 25 ottobre 1336, il figlio di Alberto III, Ziliano o Ziliolo, investiture alle quali ne seguivano altre nella Riviera il 27 novembre 1344 e in Gardone il 9 gennaio 1350. Il 29 novembre 1339 Pacino Confalonieri rinunciava a feudi confiscati a Salò e Toscolano per cui degli stessi vennero reinvestiti gli Ugoni. Grande rilievo ebbe la figura del fratello di Ziliano, Ricciardo o Rizzardo (v. Ugoni Ricciardo Rizzardo). Un Vianino Ugoni fu podestà di Verona nel 1335.


Rimangono fuori da questi alberi genealogici parecchi altri nomi di Ugoni, dei quali è difficile rintracciare le parentele. Tra di essi hanno particolare spicco il famoso podestà di Bologna Filippo Ugoni (v.) e Baldovino (v.). Uno sviluppo a sé ebbero gli Ugoni di Salò, specie lungo il sec. XIV, che sembra abbiano fatto capo a Ugone, "miles de Salodo", morto il 29 maggio 1312 e sepolto in S. Domenico in Brescia. Ugone ebbe due figli: Mileto (m. il 16 marzo 1313 e sepolto in S. Domenico) e Raimondo che acquistarono "totum potere" di Obizone qd. Rizzardo, qd. Alberto. Sia i figli di Mileto che quelli di Raimondo andarono radicando le proprietà della famiglia sulla Riviera attraverso nuove investiture e acquistando una notevole attività imprenditoriale che si estese fino alle montagne di Tremosine in concorrenza con i Del Bene di Verona (v. Tremosine). Il ramo, tuttavia, che giunse fino alla fine del sec. XIX, ha fatto capo ad un Ruzenento dal quale nasce Bonifacio che, nella seconda metà del sec. XIV, abita presso S. Lorenzo a Brescia. Questi ha almeno quattro figli: Gasparo, Ruzenento, Giovanni e Antonio. Nel 1408 Antonio riesce a recuperare dal fisco di Pandolfo Malatesta 150 piò di terra nel territorio di Onzato e delle Fornaci, a lui confiscati per ribellione contro il dominio del Malatesta e venduti a Tonino Ducco; mentre il fratello Giovanni e i suoi nipoti, figli di Antonio, nel 1421, entrano in contesa con i fratelli Sala per altri possedimenti. Come scrive il Guerrini: «queste notizie sono deboli barlumi di un periodo oscuro, lontani e deboli riflessi di lotte che travolsero forse la fortuna dell'antica e nobilissima famiglia in una catastrofe economica, determinata da divisioni politiche fra i Visconti e i Malatesta, che si contendevano la signoria di Brescia. Gli Ugoni seguirono le parti e le sorti della biscia viscontea, e se ebbero dal duca di Milano, Filippo Maria Visconti, esenzioni e privilegi, furono bersagliati e perseguitati dall'avverso partito dei Malatesta, durante il breve periodo della signoria malatestiana in Brescia, e poi dal nuovo governo della Repubblica di Venezia, che nel 1426 raccolse l'eredità viscontea e malatestiana».


Mentre di Antonio qd. Bonifacio non si è in grado di seguire la discendenza, sembra certo che Giovanni si possa individuare quale vero capostipite della nuova famiglia che rientra in città, nella Cittadella Vecchia, intorno al 1438, durante l'assedio del Piccinino, e possiede terreni e case nel territorio di Verola Alghise (ora Verolanuova), Gottolengo, Pavone Mella e al Campazzo, che ora appartiene al territorio del comune di Pontevico. Questo Giovanni fa parte del Consiglio generale della nobiltà, mentre gli Ugoni risultano iscritti nel Libro d'oro della città, per i beni posseduti, nel 1430 in Verola, nel 1469 e nel 1475 nella Cittadella Vecchia e nel 1517 nell'estimo generale di Brescia. Nella discendenza di Giovanni si ricordano: il vescovo Mattia Ugoni (1446-1535) (v.), Guerriero (n. 1515) monaco cassinese col nome di Flavio Alessio (v.) e il letterato Giovanni Andrea (m. nel 1540) (v.). Il ramo di questa stirpe che giunse fino alla fine del sec. XIX, e si spense con Filippo Ugoni (v.), trae la sua origine in Bartolomeo, uno dei figli di Giovanni, e fu detto "del Campazzo" o del Mercato Nuovo perché gli Ugoni ebbero grossi possedimenti nella frazione Campazzo di Pontevico e abitavano nella casa di Brescia in via del Mercato Nuovo (ora Carlo Cattaneo) al crocicchio con via Veronica Gambara. Figlio di Giovanni fu Stefano Maria (n. 1440 c.), celebre giureconsulto (v.), dal quale nacquero tre figli che formarono famiglia e tre figlie: Agostina, sposa al nob. Gianfrancesco Gaifami di Brescia, fu fatta uccidere dal marito il 4 febbraio 1492; Susanna (n. 1469) ed Eleonora (n. 1481) restarono nubili.


Dei figli maschi Francesco (n. 1489 - m. il 21 dicembre 1535) fu dottore collegiato, ebbe casa presso la chiesa di S. Clemente; Stefano Maria o Mario fu cavaliere "aurato" e letterato (v.). Questi ebbe in più matrimoni, almeno una dozzina di figli e figlie tra i quali Paolo Guerrini enumera: Claudia in Paolo Chizzola, Pietro, Camillo, Cecilia, Margherita, Giulia, Veronica, Virginia, Paola in Camillo Chizzola, Bianca in Leandro Gambara, Cesarea in Orlando Ducco, e Gianfrancesco. Le figlie non maritate entrarono in diversi monasteri, i due maschi ebbero famiglia. Pietro fu padre del dottor Lucrezio (il nome lascia capire una relazione coi conti Gambara feudatari di Verolanuova) nato nel 1629, del dott. Stefano Maria e del dott. mons. Costanzo che nel 1634 succedette al consanguineo mons. Stefano (abate dal 1617 al 1634) come abate di Pontevico e rinunciò all'abbazia nel 1660. Lucrezio sposò Agostina Canipari qd. Picino e ne ebbe Francesco Maria padre maestro dei Conventuali del convento di S. Francesco in Brescia nel 1686, p. Claudio (v.) preposto dei Somaschi, mons. Stefano Maria nato nel 1650 e morto nel 1731, nominato canonico teologo della Cattedrale nel 1675, promosso decano nel 1697, e infine Gregorio che sposò Cecilia qd. Achille Ugoni e ne ebbe tre femmine Rosa, Teresa e Giulia e l'unico maschio Lucrezio morto senza figli. Dal dott. Stefano Maria qd. Pietro, che aveva possidenze a Frontignano, Campazzo, Bargnano, e Serpente, nacquero Vincenzo (n. 1640), Giovanni (n. 1643), Angela, Margherita e Teodora che entrarono monche agostiniane nel monastero di S. Girolamo. Ambedue questi rami si estinsero nel sec. XVIII.


Il ramo durato più a lungo fu quello di Gianfrancesco qd. Stefano Maria il quale, nato nel 1560 circa, ebbe due mogli, Giulia e Camilla, delle quali non conosciamo il casato; furono suoi figli Margherita, Eleonora dimessa, Camilla, Leandro e Camillo nato nel 1613 e che divenne dottore collegiato e cavaliere dell'ordine di S. Stefano di Pisa per concessione dei Granduchi di Toscana. Sposò Lodovica Garbelli. Figlio di costoro fu Apollonio (n. 1660) il quale sposò Lucia Marchesi e ne ebbe Camillo (n. 1708) padre di Marcantonio (n. 1740); da questi e da Caterina dei conti Maggi, sua moglie, nacquero i due illustri bresciani Camillo (v.) e Filippo (v.). Mentre Camillo visse celibe, Filippo sposò Camilla Ugoni, l'ultima di un ramo collaterale degli Ugoni, abitante a Bettegno, dalla quale ebbe due figlie: Caterina e Isabella. La prima andò sposa al conte Bernardo Salvadego, la seconda al nob. Antonio Brunelli; ma essendo questa premorta al padre e non avendo figli, tutto il patrimonio finì a Caterina Salvadego.


Un altro ramo parallelo a quello accennato ed estintosi agli inizi del sec. XVIII discese da Girolamo, figlio primogenito del cav. dott. Stefano Maria senior, il quale ebbe tre figli maschi: Lucio Fabio, Giulio e Achille; oltre a questi, nove figlie. Lucio Fabio, ancora vivente nel 1560, ebbe corrispondenza col poeta Francesco Spinola, possedeva a Pontevico, Verola, Calcinato e Fornaci; aveva sposato una nob. Barbisoni e ne ebbe il figlio Giulio e le figlie Oriana dimessa, Flaminia in Gerolamo Manerba. Furono sue sorelle Ginevra, Catterina, Medea, Antea, Diomira, Francesca, Canzelleria, Veronica e Angelica, alcune passate a matrimonio, altre al monastero. Giulio di Girolamo fu famigliare di Clemente VII e di Paolo III, ebbe un canonicato nel Duomo nel 1538, per rinuncia del Vescovo di Tortona Uberto Gambara. Achille di Girolamo ebbe un unico figlio maschio, Girolamo, che, sposatosi con la nobile Bartolomea Fenaroli, fu padre di mons. Stefano Ugoni, abate di Pontevico dal 1617 al 1634, di Giacomo, di Giov. Antonio, e di altro Girolamo postumo, il quale testò nel 1675, e non avendo eredi, perché in lui si spegneva la sua famiglia, chiamò eredi altri suoi lontani parenti. Questo ramo della famiglia Ugoni aveva residenza cittadina in una casa signorile in via Bassiche, nella parte superiore che appartiene alla parrocchia di S. Giovanni. Giulio figlio di Lucio Fabio qd. Girolamo, sposò la nob. Ginevra Longhena e fu padre di Orazio, il quale dalla nob. Paola Porcellaga ebbe tre figli: Achille, Giulio e Girolamo. Achille (v.) salì il patibolo per aver ucciso lo zio mons. Pietro Ugoni (v.), abate di Pontevico; Giulio morì nel 1697 senza eredi legittimi, come senza eredi morì il 5 maggio 1703 Girolamo portando all'estinzione anche questo ramo.


Un'altra famiglia discese da Filippo, terzogenito del cav. dott. Stefano Maria Ugoni senior, che ebbe tre figli maschi: Gio. Paolo dottore collegiato e giureconsulto assai stimato, morto senza figli, Aurelio che non ebbe discendenza, e Marcello, sposo in prime nozze con la nob. Olimpia di Giacomo Maggi, e in seconde della nob. Girolama di Pietro Porcellaga. Dai due matrimoni ebbe molti figli: dei maschi ricordiamo Presildo notaio collegiato, Massimo, canonico della Cattedrale, Aurelio, Flaminio e Fulvio. Solo Flaminio ebbe dalla nob. Veronica Coccaglio i tre figli: Panfilo, Luigi e Marcello. Panfilo (v.) fu letterato e con suo figlio Flaminio, morto senza eredi sulla fine del sec. XVII, si estinse il suo ramo; delle sue figlie Nicolina fu suora dimessa, Veronica sposò il nob. Giambattista del cav. Tito Luzzago, e Ortensia il nob. Leandro Briggia. Luigi o Alvise o Lodovico, fratello di Panfilo, fu condottiero d'armati e «gentiluomo per militare industria e per grande destrezza attivissimo». Presildo, di Marcello, fu quasi diseredato dal padre, per cattiva condotta; condannato nel 1661 per vari delitti, fu per molti anni in prigione. Suo fratello Flaminio, morto nel 1680 senza eredi, chiuse quest'altro ramo degli Ugoni, lasciando eredi i nipoti figli delle due sorelle: Veronica in nob. Paolo Sala, e Lucilla in nob. Camillo Tomasi.


Ad Agostino qd. Giovanni Ugoni fece capo un altro ramo fra gli ultimi ad estinguersi nel 1890. Agostino qd. Giovanni, nato intorno al 1465 e morto dopo il 1497, abitò in casa propria sulla piazza del Novarino, nella parrocchia di S. Zeno al Foro; aveva fondi al Campazzo di Pontevico e a Verolanuova. In ricordo della invenzione del corpo del Vescovo di Brescia S. Rusticiano, avvenuta nella chiesa di S. Zeno, impose all'unico suo figlio maschio i nomi di Giovanni Rusticiano. Questi, nato intorno al 1488, sposò Maria Gaffuri e ne ebbe quattro figli maschi, Guerriero, Agostino, Ottaviano e Coriolano. Guerriero si fece monaco con il nome di Flavio Alessio (v.) e si distinse come scrittore elegantissimo in lingua latina; Agostino qd. Rusticiano non ebbe discendenza, e le tre sorelle Monica, Aurelia e Laura furono destinate al chiostro delle Benedettine a S. Giulia. Ottaviano allargò le sue possessioni a Montichiari, Campagnola di Concesio e S. Vigilio in Valle Trompia. Mori nel 1581 e fu sepolto a S. Francesco. Aveva sposato la nob. Maria Luzzago, nata nel 1524, avendone tre figli: il primo, Giambattista, n. 1554, sposò Lavinia di Carlo Ducco e ne ebbe l'unica figlia Olimpia (n. 1585); il secondo, Camillo, fu Cancelliere della Città e continuò la famiglia, il terzo Ulisse (n. 1567), entrò nel monastero dei Benedettini di S. Eufemia col nome di D. Alessio, ereditato dallo zio. La discendenza di Ottaviano andò a stabilirsi nella contrada del Carmine, ed ivi si estinse nel 1890 con la morte di Giovanni qd. Ottaviano. Coriolano invece si stabilì in contrada delle Bassiche, nella parrocchia di S. Nazzaro, ed ebbe lunga discendenza che si estinse nel sec. XVIII in Achille, unico figlio di Lorenzo qd. Achille e della nob. Cecilia Pontevico. Di Achille (v.) q. Coriolano abbiamo un'orazione gratulatoria al Provveditore veneto Leonardo Mocenigo.


Paolo Guerrini ricorda un altro ramo facente capo a Gasparo Ugoni (qd. Bonifacio, qd. Ruzenento) il cui figlio Bertolino ha Cristoforo e Alessandro che nel 1488 eressero nella chiesa del Carmine un sepolcro per la madre Benvenuta e per la loro famiglia. Cristoforo (n. 1467 circa - 1520), abitava in Mercato nuovo in una casa indivisa col nob. Battista Luzzago; dalla moglie Lucrezia Ducco ebbe un'unica figlia Diana nata nel 1507. Suo fratello Girolamo, dottore in ambo le leggi, nel 1494 era Rettore parroco di Mazzano; l'altro suo fratello Alessandro (n. 1472), che aveva beni a Quinzano, andò ad abitare in casa d'affitto nella quadra VI di S. Giovanni. Scipione di Alessandro si sposò con Lucrezia di Pace Lana (1513 - 1540) sepolta a Quinzano; ebbe per seconda moglie una certa Margherita, di cui non si conosce il cognome. Furono suoi figli Rizzardo (monaco), Leonella (n. 1532) monaca in S. Chiara, Ippolita (n. 1535) monaca pure in S. Chiara, Orazio, Rizzardo, Lucrezia e il postumo Scipione unico figlio della seconda moglie. Scipione di Alessandro comandava una compagnia di 400 soldati per la Repubblica di Venezia contro la Francia. Orazio, suo figlio, nato nel 1536 circa e morto nel 1603, fu sepolto a Brescia nella chiesa del Carmine; da Eleonora Scaramuccia ebbe Ippolita (m. 1600 e sepolta a S. Francesco), Camillo morto senza eredi, e Lucrezia. Scipione il postumo sposò la nob. Chiara Cazzago, poi in seconde nozze la nob. Camilla Zone, e da ambedue ebbe figli: unico di questi, Giovanni Antonio ebbe famiglia, ma l'unico figlio maschio Carlo, nato nel 1621, morì senza eredi verso la fine del secolo XVII; delle sue sorelle, Francesca andò sposa al nob. Carlo Violini, e Chiara al nob. dott. Francesco Gallo. Questo ramo della famiglia Ugoni si era trasferito nella via S. Paolo, nella parrocchia di S. Maria Calchera.


La mancanza di documentazione non permette di collegare alle genealogie accennate quella di un Bonifacio che sembra abbia dato vita ad una nuova stirpe, che ha l'epicentro delle sue proprietà anch'essa soprattutto in Pontevico e nella Bassa Bresciana. Come ha sottolineato Paolo Guerrini: «Gli Ugoni ebbero una diffusione assai larga, con molti possedimenti fondiarii, anche nel vasto comune di Orzinuovi». Nell'aprile 1370, essendo insorta aspra lite fra gli Ugoni e i conti Martinengo, e i comuni di Villagana, Ovanengo e Gabbiano per infeudazioni di decime nella Pieve di Ovanengo, Ziliolo qd. Stefano Ugoni, a nome anche del fratello Bonifacio e dei nipoti Giacomo qd. Giovanni e Bertolino qd. Bertolino, fa compromesso nel vicario generale Medici, nell'arciprete del Duomo dott. Filiberto Boccaccio e nel nob. Faustino Lantana, scelti come arbitri della questione. Il 5 aprile 1370 i fratelli Giacomino, Apollonio e Federico Ugoni ricevono dal vicario generale del vescovo di Brescia una investitura feudale di fondi vescovili nella pieve di Ovanengo. Da un successivo documento del 10 aprile 1371 veniamo a sapere che questi erano figli del defunto nob. Ugolino Ugoni. Troviamo pure un altro Ziliolo Ugoni qd. Bertolino che riceve l'8 maggio 1370 una reinvestitura feudale di beni vescovili nella pieve di Ovanengo, e che si registrano genealogicamente via via il nob. Pietro Ugoni "miles", nob. Ziliolo "miles", Rizardino, Bernardino, Ziliolo. Da un altro Ziliolo qd. Stefano discende Stefano dal quale Giovanni, Bertolino, Bonifacio, Ziliolo. Ugoni Giovanni Antonio era nel collegio dei possidenti ai Comizi di Lione del 1802. Nel 1840 (già confermati nella "antica nobiltà" dall'imperatore d'Austria (1815-1828)) venivano registrati tra i Nobili Lombardi Ugoni barone Camillo e Ugoni Ottavio.


STEMMA: «Fasciato d'oro e di nero di sei pezze col capo d'oro all'aquila coronata del campo, nel cimiero un leone». Lo stemma marmoreo che si trova al Campazzo di Pontevico porta anche un motto araldico in lingua tedesca: "Thu Wol Denke die Wol" di difficile interpretazione.




CASE DEGLI UGONI A BRESCIA.


Il nucleo delle abitazioni degli Ugoni sorgeva in Cittadella vecchia, sulle pendici del castello, a N delle chiese di S. Desiderio e S. Zanino, sotto l'attuale via S. Urbano. Giovanni Rusticiano Ugoni (n. 1489) qd. Agostino, nel 1517 abitava "in contrada de la piaza del Novarino". Tracce delle loro abitazioni rimangono anche all'angolo tra via Trieste e via Gambara.


CASA DI VIA S. URBANO, 20. Si innalza proprio a ridosso del tempio Capitolino. Nel 1641 Diego Ugoni (n. nel 1596) e il nipote Achille (n. nel 1618) qd. Lorenzo dichiaravano di possedere indivisa la casa di via S. Urbano, confinante a mattina e a monte con la strada e a sera con gli eredi di Pietro Duranti. Gli eredi vendettero nella II metà del '700 la casa ai conti Martinengo Cesaresco del ramo Novarino I che poi la alienarono il 29 marzo 1806 a Giacomo Ravizzoni. Passata in varie proprietà fu infine venduta dal dott. Vincenzo Rampinelli all'impresa Donati. Come ha scritto Fausto Lechi ("Dimore bresciane", vol. , p. 119): «Tutti i secoli qui hanno voluto apportare qualche novità: dal Trecento all'Ottocento. Nel prospetto verso mezzodì appaiono i segni della prima costruzione trecentesca: sono quelle aperture, finestre e porte, con arco a tutto sesto di sapore ancora romanico, è quel muro in pietrame non ordinato, tipico del tempo». Un'aggiunta del Seicento è forse il portico di quattro luci architravato «con colonne, prosegue il Lechi, in pietra lisce toscane dal basamento altissimo, al primo piano ampie finestre che danno luce ad una galleria dalla volta a botte decorata, a quanto si intravede, debolmente nel Seicento. Per salire a questa galleria, in testa al portico, si innalza in un vano oscuro una bella scala girante per un certo tratto e infine rampante diritta. Vicino al vano di questa scala si apre un locale stranissimo scavato nella roccia sotto la sede della strada di S. Urbano. Nei tre lati oltre all'ingresso occupano tutto lo spazio tre nicchioni con ampie cornici rotonde, disegnati da mano sicura, non comune. La volta è costituita da una cupoletta a bacino nella quale, poco sopra il tamburo, si vedono quattro ampi fori circolari, forse per la raccolta di acqua piovana. Nell'interno del fabbricato, oltre alla scala ampia costruita nel sec. XVII, vi sono due scalette: una trascurabile, costruita nel Settecento ed alla quale si accede direttamente dalla strada in salita, ed un'altra che secondo il nostro parere è la scala della prima costruzione trecentesca. Essa parte dal piano del giardino a mezzodì e, strettissima, porta ad un primo ampio salone, nella parte a mezzodì del quale si scorgono i segni di archi medievali, forse di una loggetta; sopra i quali correva un bel fregio a fresco del Cinquecento. In una sala vicina campeggia nella parte di mattina lo stemma degli Ugoni in una cornice settecentesca. L'ingresso principale è da via S. Urbano. Aperto forse nel Cinquecento è un ampio vano con volta a botte dal quale si diparte la scaletta che diciamo settecentesca, ma che forse è anteriore, e uno stretto vicolo con volto a modiglioni in cotto del sec. XVI che immette nel portico architravato già descritto».


CASA DI VIA G. ROSA, 3-5. Grande casa di quattro piani costruita a ridosso della pendice del castello probabilmente nel sec. XV. Non esiste una vera e propria facciata, solo un modesto portalino sulla strada in salita fatta di gradini selciati.


CASA DI VIA MUSEI, 36. Nel 1991 qui venne alla luce uno stemma degli Ugoni. "Nella casa, scrive il Lechi ("Dimore Bresciane",II , p. 124), solo nell'interno vi è un breve soffitto a travetti con piccolissime tavolette dipinte di scarso rilievo. Nel lato verso sera tre arcate di portico con volto a vela; i capitelli jonico rinascimentale delle colonne e delle lesene sono di buona fattura. Un portalino barocco dà accesso alla scala e in due sale a piano terra vi sono ancora soffitti lignei del tempo". La casa appartenne a un ramo della famiglia Ugoni che la vendette nei primi anni del Settecento a Leonardo e Domenico Piazzoni. Passò poi in varie proprietà.


TORRE DEGLI UGONI. Sull'angolo tra via Trieste e via Veronica Gambara, nei pressi di S. Maria Calchera, si scorgono i resti di una torre e di un edificio attiguo. Alcuni storici, come riferisce il Fè d'Ostiani, hanno trasmesso che questa fosse la residenza degli Ugoni. Le fondamenta del possente muro che recingeva la torre furono trovate nel 1727 sotto la casa Avoltori.


Nella parte S di piazza del Duomo, a sera del palazzo Negroboni-Bevilacqua presso porta Paganora nel sec. XV vi era la chiesetta detta "S. Margaritae de Ugonibus", eretta probabilmente dagli Ugoni, trasformata poi in magazzino di cristalli e porcellane e poi scomparsa. Probabilmente era degli Ugoni anche la chiesa di S. Giacomo dove oggi c'è il Teatro Grande. Il Lechi ("Dimore Bresciane", VII, p. 191) attribuisce agli Ugoni anche la costruzione della villa Martinoni a Bettegno di Pontevico.


TOMBE DEGLI UGONI. Una tomba degli Ugoni è segnalata dall'Aragonese "in area S. Dominici" con l'iscrizione "Heu Viator Hugonium Sarcophagum Pias Deo Preces Rogitat Vale". L'Aragonese ("Inscriptiones Urbis Brixiae") riporta anche nella chiesa di S. Domenico: Alberto de Ugonibus (m. il 2 settembre 1290); "intra viam a parte sinistra ad S. Dominicum": Ugonis militis de Salodo (m. 29 maggio 1312) e Ruzenento qd. Bonifacio; nel pavimento del primo chiostro di S. Domenico verso oriente: Corrado Ugoni (m. il 12 settembre 1359); in S. Domenico: Maddalena Testi, moglie di Bonifacio Ugoni; sotto l'organo della chiesa del Carmine data dall'Aragonese, ora non più esistente: Benvenuta Ugoni, madre di Cristoforo e Alessandro Ugoni, i quali nel 1488 eressero questo sepolcro, oltre che per la madre, anche per la loro famiglia. Riportata dal Nassino ("Cronache"), nella chiesa di S. Faustino di Quinzano: Lucrezia Lana, moglie di Scipione Ugoni (m. 1540). Nella chiesa di S. Cristo, nel pavimento dinnanzi al V altare: Flaminio Ugoni (m. il 3 ottobre 1690); in S. Giuseppe, dinnanzi all'altare di S. Antonio: il Vescovo Mattia Ugoni.