UGGERI, Ugerio, De Avogeriis

UGGERI, Ugerio, De Avogeriis

Famiglia del patriziato bresciano che affonda le sue origini negli ultimi secoli del medioevo e il cui nome, secondo Herman von Schüllern Schrattenhofen, deriverebbe dal pronome nordico di "Oger", che italianizzato suonerebbe Oggerio ovvero Ogerio; questa forma, nell'alta Italia, si presenta di frequente ed in vari luoghi allo studioso dal secolo XII in poi per esempio in Pontremoli, che aveva per altro un vescovo di cognome Uggeri, e poi nel bresciano (Cremezzano, Verola Alghise, Pontevico (1224), Coniolo), dal secolo XIV al XVIII in Toscolano (il parroco Giovani qd. Pietro Oggerio 1307-65), ed in Malpaga (secolo XVIII). Secondo lo stesso studioso, pur tenendo presente che potrebbero essere esistite più famiglie con tale nome, quella più cospicua ed importante si presenta la prima volta con un Giovanni qd. Alberto, che viene chiamato cittadino di Brescia e possiede beni in Scarpizzolo, Sambiago, ecc. Il 17 gennaio 1353 egli "si libera del livello di un anno di due capponi con l'abate di S. Benedetto di Leno, perché "conduce una seriola [...] per andacquare un pezzo di terra..."; fu padre di un Bettino (m. prima del 1407), questo padre di Giacomo (testò e morì 1409), di Pietro e di un terzo figlio Cristoforo (testò e morì nel 1473). Nel 1517 gli Uggeri compaiono negli estimi della città. Giacomo ebbe in moglie Fiora Conzali, ma pare rimanesse senza prole. Cristoforo ebbe diversi figli, tra i quali un Pietro ed un Luca, dei quali il primo lasciò una figlia, Ludovica, moglie di G.Vincenzo nob. Asti, il secondo da Marta Zenucchini, un figlio legittimato G. Cristoforo morto senza prole nel 1542.


Intanto si delinea sempre più chiara la strategia fondiaria del più importante ramo degli Uggeri. Giacomo, infatti, vende i beni di Scarpizzolo e compra in Manerbio e con i fratelli Pietro e Cristoforo allarga sempre più le proprietà in una vasta zona della pianura bresciana a SO, perseguendo un piano di concentrazione fondiaria che nel 1424 ha il suo epicentro nello stabile di Milzanello, acquistato dai conti Gambara, e nel 1444 beni in Pavone Mella, Leno, Porzano, ecc. Nel 1491 il notaio Girolamo Uggeri roga in Acquanegra. Di Milzanello gli Uggeri fecero il centro della fortuna economica. Infatti, riadattato il vecchio castello, Pietro qd. Bettino riedificava la chiesa di S. Michele diventata nel 1465 parrocchiale ottenendone nello stesso anno il giuspatronato. Uguale generosità dimostra il fratello di Pietro, Cristoforo, che nel 1473 lasciava 10 ducati d'oro per fabbricare una cappella nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo in Manerbio, che divenne in seguito la cappella funeraria di un ramo della famiglia. Milzanello (comune di Leno), che rimase in possesso dei loro discendenti in linea maschile fino alla loro estinzione, colle sue mura merlate alla guelfa presenta ancora oggi un aspetto medioevale quasi fantastico in mezzo a vasta pianura fruttifera.


Dei figli di Pietro qd. Bettino, qd. Giovanni, qd. Alberto si deve nominare Bettino (morto fra il 1580 e '91) marito di Giacoma Occanoni qd. Pietro, qd. Lorenzo, di antichissima famiglia bresciana. Bettino ebbe quattro figli: Pietro (morto nel 1537), che sposa la nob. Camilla Cigola qd. Calimero, Giovanni (testamento nel 1498), Giacomo (testamento 1492), Paola (che sposa nel 1492 il nob. Stefano Zamara).


Pietro e la nob. Camilla Cigola hanno otto figli: tra i quali Giovanni Agostino (morto 1540) e Girolamo, che sposa nel 1561 la nob. Taddea Luzzago qd. Giovanni Battista. Come ha documentato Philip Jacks (in "Commentari dell'Ateneo" di Brescia per l'anno 1991) nel 1476 il figlio di Pietro, Giovanni Agostino si stabilì a Brescia, prendendo in affitto una casa vicino alla porta Brusata, e nel 1478, lo stesso Pietro con i suoi fratelli Agostino, Giovanni e Giacomina, vedova del defunto Bettino, ricevettero da Pietro Occanoni "una casa in Brescia in Cittadella", in piazza del Novarino, confinante "a monte e mezzodì strada, a mattina il detto compratore, a sera li Maggi, per il prezzo di 1.000 lire".


Morto Giovanni Agostino nel 1540, i due fratelli superstiti, cioè Girolamo e Antonio Maria, allargarono le proprietà soprattutto nel territorio di Leno. È Antonio Maria nel 1556 a dare inizio, accanto a Palazzo Maggi, ad un loro palazzo nella cui costruzione interviene, almeno nella facciata, l'architetto del comune, Beretta, anche se non è documentato che sia il progettista di tutta la costruzione, la quale doveva essere terminata nel 1558 l'anno in cui Antonio Maria lasciò la metà del suo palazzo a Giacomina, sua sorella senza discendenti maschi e che nominò tutrice del futuro erede, Antonio Maria il giovane. La morte di Camilla seguì dopo due anni e quando morirono pure Girolamo nel 1561 e la moglie sua Taddea nel 1563, Giacomina, unica della sua famiglia, all'età di 57 anni ereditò l'onere di amministrare il palazzo e tutti gli altri possedimenti fuori Brescia.


Insediati saldamente in città, gli Uggeri entrano a far parte nei processi della nobiltà nel 1636, ma sono membri del Consiglio Generale di Brescia, a capo dell'Ospedal Maggiore, all'interno delle più prestigiose strutture monastiche femminili cittadine, e ormai di quella nobiltà urbana che trae la propria fonte di reddito dall'amministrazione della proprietà fondiaria e che, da una politica di limitazioni matrimoniali e di vincoli di successione, pone in essere l'illusione di perpetuare nel tempo il proprio status sociale. Numerosi matrimoni nell'ambito della nobiltà bresciana (Cigola, Luzzago, Chizzola, Averoldi, Maggi, Calini, Feroldi, Nassini, Moro, Ugoni, Bornati, Girelli) e cremonese (Roncadelli, Cattaneo) rassodarono il patrimonio che si estese a Poncarale, Borgo Poncarale, Travagliato, ecc.


Secondo von Schüllern: «Il ramo principale pare che sia stato quello del nominato Antonio Maria (n. nel 1532, figlio di Pietro e Camilla Cigola). Egli comperò dai Martinengo beni in Borgo Poncarale, testò nel 1558 ed ebbe in moglie Camilla del nob. Giacomo Chizzola, rimaritata poi in Fausto nob. Averoldi. Da questa coppia derivò: Antonio Maria, postumo (n. nel 1558 sotto tutela della zia Giacomina Maggi, educato in casa Chizzola). Egli sposò Eleonora del co. palatino Camillo Calini di Vincenzo di Filippo di Ottino (ramo di Lograto), ed in seconde nozze Eleonora del nob. Paolo Feroldi, vedova di Alfonso nob. Fenaroli. I figli, forse di prime nozze, di Antonio Maria (postumo) furono G. Antonio (morto 1630, erede di Cologne) e Paolo, che ereditò lo stabile di Milzanello, si sposò con Elena (Clelia?) forse nob. Bornati e poi con Bianca nob. Fenaroli, ved. di Giorgio nob. Nassini, rimaritata poi con Giulio nob. Moro, morta nel 1685. I figli, certamente di seconde nozze, di Antonio Maria furono: Virgilio, Giovanni (testamento 1629), Alda (sposa al cremonese nob. Nicolò Roncadelli), Camilla (sposa nel 1620 a Francesco qd. Stefano Maria Ugoni)». Da Paolo qd. Antonio Maria la discendenza continua con Pietro Francesco (n. nel 1639) che da Gabriella q. Ettore Nassino ha Paolo (n. nel 1665) e Gio. Antonio, morto celibe. Paolo sposa, in prime nozze, Maria Provaglio qd. Scipione ed ha solo figlie femmine che si fanno tutte monache; in seconde nozze, Paola qd. Vincenzo Calini ed ha vari figli; dei maschi, il primogenito, Vincenzo (v.) (1717-1789) sposa a cinquant'anni, nel 1766 la contessa Bianca Capece della Somaglia da Piacenza, sorella del card. Giulio Cesare, che gli porta in dote 3000 zecchini di Firenze. Dama celebrata da molti scrittori per cultura e fascino, morì nel 1822 e venne sepolta a Milzanello, ove si trova l'epitafio. Dalla moglie Bianca, Vincenzo ha solo due figlie femmine, Paola e Dorotea, con le quali si estingue la famiglia Uggeri. Paola, sposa nel 1787 al co. Rutilio Calini, fu dama di palazzo dell'imperatrice Maria Luigia di Francia, anch'essa molto stimata in Brescia e, secondo i documenti, di carattere nobilissimo; era nata nel 1770, morta nel 1840, sepolta a Calino. La di lei sorella Dorotea sposò il nob. Galeazzo Luzzago la cui figlia sposò il marchese Guidi di Bagno e portò lo stabile di Milzanello a questa casa mantovana, insieme con l'archivio Luzzago-Uggeri.


STEMMA DEGLI UGGERI: «Cancello obliquo di rosso in campo azzurro al capo d'Angiò». Tombe degli Uggeri si trovano in S. Maria delle Grazie (dei nobili Girolamo e Taddea Luzzago 1563), in S. Giuseppe (del nob. Pietro Uggeri 1711).


Oltre a quelli citati, si ricordano un Luca Augeri, che nel 1512 combatte contro i francesi nel giorno del sacco di Brescia; nel 1614 a Carlo Uggeri "protettore del comune" viene dedicata la ristampa degli statuti di Bagolino; in una giostra del 1763 Carlo Uggeri è "generale in campo" e Pietro Uggeri è tra i giostranti; nel maggio 1727 Paolo Uggeri è tra gli ambasciatori di Brescia a Venezia; nel 1779 il nob. Carlo Uggeri si adopera al soccorso di Bagolino, dopo l'incendio, e per accelerare la ricostruzione; nel 1792 è presidente dell'Ospedale e nel 1796 è protettore del Comune di Bagolino.




PALAZZI.


Palazzo di via Pace, 17: v. Fenaroli (palazzo). Palazzo di v.lo S. Zanino, 6: costruito nel 1556-1558 per iniziativa di Antonio Maria Uggeri, secondo Peroni e Fausto Lechi dal Palladio o da un «qualche suo grande allievo», fu, come ha documentato Philip Jacks, almeno in elementi della facciata, se non tutto, opera del Beretta. Secondo il Lechi: «La composizione architettonica della facciata su via Musei nelle sue linee essenziali, segue la tradizione classica quale venne esaltata dal Bramante (allontanatosi per sempre dalla Lombardia, si noti, nel 1499), ma la decorazione ricca di stucchi ci ricorda che quasi un secolo è passato e in una città di provincia. Classica è la divisione dei campi o interpilastri chiusi fra lesene doriche, divisione che si ripete nei due piani con le finestre dalla ricca ma semplice incorniciatura e con le inferriate ricurve. Le lesene del pian terreno, sopraelevato, portano, come architrave, una fascia nella quale, fra le metope, si alternano bucrani e piatti di stucco, oggi molto deteriorati. Sovrasta uno stretto balcone, dalla balaustra semplice e diritta, che gira anche sulla facciata verso mattina».