TOGNI Edoardo: differenze tra le versioni

[versione bozza][versione verificata]
 
m (una versione importata: Import volume XIX)
 
(Nessuna differenza)

Versione attuale delle 13:13, 7 apr 2021

TOGNI Edoardo

(Brescia, 21 settembre 1884 - Vestone, 13 novembre 1962). Di Andrea e di Santa Zinelli. Pittore. Nasce in una casa di via S. Faustino, dove vive fino all'età di quattordici anni, per trasferirsi a Milano con la madre, domestica presso la famiglia dei nobili Della Porta. Inizia a muovere i primi passi d'artista nello studio del pittore G. Previati, prima come garzone e poi come allievo, esperienza, però, interrotta dopo soli quattro anni. La morte della madre lo costringe, infatti, a fare ritorno a Brescia, dove nel 1906 realizzerà la sua prima opera, il dipinto intitolato "Il Cespuglio". Di lì a poco, nel 1908, l'artista si trasferirà a Belprato, dove sarà raggiunto, a distanza di due anni, dall'amico pittore Cesare Monti. Qui, con l'aiuto del parroco don Bartolomeo Caggioli, nell'ottobre 1909 arriverà il primo riconoscimento: una pensione triennale, assieme ad Angelo Fiessi, con il premio "Legato C. Camillo Brozzoni" e, con esso, la forte consapevolezza della necessità di una più ampia formazione artistica. Il sen. Pompeo Molmenti e il sindaco di Brescia, sebbene oltre la scadenza fissata, essendo egli in ritardo nell'iscrizione, ottengono che possa frequentare la scuola di nudo dell'Accademia Carrara, sotto la guida del prof. Loverini. Tale scuola egli, come scriveva nel febbraio 1911 al prof. Loverini, "non sente né tanto né poco", preferendo "la sublime poesia delle [sue] montagne", per la quale ha vissuto "soffrendo spasimi per conquistarla" e che il paesaggio, da lui preferito in modo assoluto "non è un'indifferente maniera d'esplicazione artistica, di tutto ciò che è bello, ed è quindi non inferiore al nudo". Tuttavia, tra assenze, giustificazioni e subite presenze, riesce a chiudere il corso.


Finita l'Accademia si ritira a Belprato, dove, il 29 novembre 1911, sposa Santina Bellini. Frequenta gli angoli più remoti. Si trasferisce a Brescia, sui Ronchi, ed espone nel 1912 due opere nel negozio Svanini, in C.so Zanardelli. Il 26 gennaio 1914 gli nasce la prima figlia, ma l'anno dopo egli viene mandato al fronte. Sul Sabotino una mitragliatrice gli squarcia il ventre e lo confina per mesi in ospedale. Nel marzo 1916 nasce anche il secondo figlio, Angelo Bruno. Nello stesso anno, a maggio, il pittore partecipa all'esposizione d'arte moderna presso la Pinacoteca Tosio Martinengo, seguita dalla mostra "Arte in Famiglia" nel giugno 1919. Nel dopoguerra per mesi vaga per la Val di Fumo, Daone e il Lago d'Idro, dove la Soc. Elettrica Bresciana ha in corso lo sfruttamento del bacino dell'Alto Chiese e dove conoscenze e amicizie gli favoriscono una notevole apprezzata produzione. È qui che la stima del comm. Magnocavallo gli apre le vedute adriatiche, ma la sua insofferenza alla regola e agli schemi fissi lo dissuadono ben presto dalle marine e dalla vita comoda. Torna, pertanto, in Valsabbia e vagando tra il Guglielmo, le Corne di Savallo, la Corna Blacca, la Selva, dà le sue migliori e più sofferte opere, collocabili tra il divisionismo e quello che egli chiama l'espressionismo. Nel gennaio 1920 espone alla Pinacoteca Martinengo con l'arch. Offredi e lo scultore Botta. Nel marzo 1920 vince, davanti a Botta e a Bagozzi, il concorso di secondo grado del Legato Brozzoni, destinato ad artisti già avviati nella carriera. Nello stesso anno vince il premio "Società Elettrica Bresciana". Trasloca dai Ronchi alla casa in via Mentana, 4. Sempre nel 1920 partecipa alla prima Esposizione di pittura del paesaggio italiano a Villa Alba, a Gardone Riviera.


Ormai artista maturo, prosegue l'attività espositiva nel 1921 con l'"Esposizione degli Amatori d'Arte" a palazzo San Paolo di Brescia (in settembre) e con la "Mostra d'Arte in Famiglia" (in novembre), e la mostra del "Paesaggio italiano sulla Riviera del Garda", dello stesso anno. Come Fiessi, scrive G. Nicodemi in "Vie d'Italia", reca "la gioia di espressioni sincere e nuove". Ad ottobre del 1922 nasce la figlia Wanda (che si farà suora col nome di Suor Faustina) e a dicembre dello stesso anno vince il premio Magnocavallo con 43 punti su 51. Nel febbraio 1923 espone all'Azienda di G. Gamba. Negli anni tra il 1924 e il 1928 espone nelle sale dell'Ateneo per la "Mostra d'Arte in Famiglia" (1925), alla "5ª mostra Nazionale di Belle Arti" in palazzo Bargnani, a Brescia (1925); vince anche il premio "Conte Bettoni Cazzago" (1925), con un quadro sul lago d'Idro. Nel maggio 1925, con "Toline sul Lago d'Iseo", partecipa alla V Mostra "Amatori dell'Arte", e nel maggio 1926 alla mostra d'arte del Teatro Grande. Nel 1928 è presente alla "I Mostra Triennale d'Arte bresciana", nell'ex chiesa di S. Barnaba. Nell'inverno inizia una sorta di "pellegrinaggio artistico" sulle montagne sopra Vestone, in compagnia dell'amico pittore Ottorino Garosio. Nel 1929 si trasferisce con tutta la famiglia a Breno, ospite di alcune famiglie, per poi far ritorno a Brescia nel novembre del 1930; dopo circa un mese, il 14 dicembre, sarà inaugurata la sua prima mostra personale, presso la Galleria Campana di Brescia. È il marzo del 1934 quando partecipa alla "Mostra degli Artisti Bresciani" alla Galleria Bravo in piazza Paganora, sempre a Brescia; nello stesso anno, a luglio, espone alla "Mostra della Montagna" a Breno, ed anche alla "mostra d'Arte del Sindacato", a dicembre. Tra il 1937 ed il 1938 si trasferisce con la famiglia ai Campiani, sopra Collebeato, presso la famiglia Marelli. Sempre nel 1938 è presente con quattro tele alla "Mostra di Pittura" a Bovegno. Tornerà ad abitare a Brescia, in via Marsala 1, nel 1940, l'anno in cui, l'8 dicembre, morirà sulla Manica il figlio Angelo Bruno, sommergibilista nel battaglione S. Marco.


Tre anni dopo lascerà per sempre il capoluogo di provincia, per trasferirsi a Vestone, in una casupola in località Santa Lucia. Nel 1945 sarà ospite della figlia Olga sulle sponde del lago di Garda, a Salò. Continuerà a visitarla a Pesaro, soggiornandovi per alcuni mesi all'anno, tra il 1947 ed il 1954. Nel 1960 la dura realtà, per Togni, diventa tragica, per una paralisi che immobilizza parte del suo corpo. Poco dopo deve smettere di dipingere. Il 2 dicembre 1960 il "Giornale di Brescia" annuncia con rilievo il suo trasferimento a Bergamo presso dei familiari, accompagnandolo con affettuose parole. Ma poi egli ritorna a Vestone. Nell'estate del 1962, alcuni vestonesi, presi dal rimorso di aver fatto ben poco per alleviare a Togni la "dura realtà", aderiscono ad una colletta promossa dal pittore Luciano Moroni per l'acquisto di una carrozzella. La morte arriva nell'inverno di due anni dopo.


Il critico Elvira Cassa Salvi ha scritto: «Postimpressionismo, verismo e post-divisionismo: l'abbondante produzione di Togni oscilla fra questi poli. La caratteristica di Togni, nell'ambito della cerchia locale, è stata quella sua sincera trasposizione di un'eco divisionista sul tronco del naturalismo nostrano». «Divisionista, scrive R. Lonati, può considerarsi uno dei maggiori esponenti di quella scapigliatura della quale fecero parte Franciosi e Fiessi, Verni e Firmo, Bosio e pochi altri».


Le sue opere sono disperse in numerose collezioni e case private. Nei Civici Musei di Brescia si trovano "Bosco", "Paesaggio", "Cortile del convento di S. Barnaba", "Paesaggio con piante", "Paesaggi". Solo nel dicembre 1982 veniva auspicata la fondazione, a Vestone, di una Pinacoteca con opere di Togni, Garosio, Cappa, onde evitare la dispersione di un prezioso patrimonio pittorico locale. Quasi dimenticato negli ultimi anni di vita, il suo ricordo è andato risvegliandosi specialmente dagli anni '80. Centoventicinque opere di Togni vennero esposte all'AAB nell'ottobre 1967 con catalogo di Luciano Spiazzi. La Banca Cooperativa di Vestone gli dedicò il calendario del 1980. In occasione del centenario della nascita, nel novembre 1984, gli venne dedicata una Mostra al Monte di Pietà a Brescia, con catalogo a cura di Silvana Bozzetti e Giannetto Valzelli (edizione Grafo) e con annullo filatelico. Sue opere erano presenti alla mostra "Il Garda nella pittura europea, tra Ottocento e Novecento" di Gardone Riviera, del luglio 1994. Trentasei opere comparvero nella rassegna "Pasqua con l'arte", nella Rocca di Sabbio Chiese, nel marzo 1999. Una mostra di opere restaurate comparve all'Osservatorio d'Opera di via Crispi, nel dicembre 2001 e nell'aprile 2002. Sue opere vennero esposte in una mostra dal titolo "Accostamenti" dalla Galleria Gio. Batta nell'aprile 2002.