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TIBERI

Antica famiglia di origine mercantile, di Erbusco, che nel 1400 era, dopo quella dei Fenaroli e dei Chizzola, la più ricca proprietaria nel paese e particolarmente nelle zone di Villa e di Pedergnano. Qui ebbe una bella casa quattrocentesca che passò poi agli Olmi e in seguito ai Metelli e ai Mingotti. Già nel 1416 un Tiberi BENVENUTO era iscritto nell'estimo della città, dove il figlio GIACOMO assumeva ruoli di prestigio nella vita amministrativa. Nel 1427, dopo la battaglia di Maclodio, era presente con Achille Avogadro e Antonio Martinengo al giuramento di fedeltà di Orzinuovi. Nel 1439 era con Bartolomeo di Lisi e Robertino Roberti fra i sovrintendenti alla fortificazione del torrione di Canton Mombello. MATTEO (n. nel 1447) nell'ultimo ventennio fu per nove volte abate del Comune di Brescia. Con Matteo Avogadro e Agostino Caprioli fu ambasciatore della città a Venezia sotto la dominazione francese e poi quella spagnola (12 febbraio 1517) per difendere gli interessi della città nei confronti del Senato Veneto. Fu abate del Consiglio generale cittadino dal 5 giugno 1516 al 13 febbraio 1517, sostituito solo per ordine del provveditore veneto Gritti. Fece parte di una commissione per la repressione del malcostume, al tempo molto diffuso. Nel 1487 Matteo Tiberi era fra gli incaricati all'erezione di S. Maria dei Miracoli e nel novembre 1498 fece parte dei dieci nobili eletti dal Consiglio Generale ad accompagnare ai confini la regina di Cipro dopo la sua visita alla terra bresciana. Altri Tiberi si segnalarono in diverse circostanze. Come racconta il Caravaggi nel suo Diario, nel 1550 GIULIO Tiberi doveva misurarsi in duello con il nob. Pietro Sala, ma non venne concesso il campo. Nel 1566 GIAMPAOLO (v.) fu arciprete di Iseo; GIOVANNI BATTISTA (v. Tiberi Giambattisa) fu religioso gesuita molto dotto. A Brescia i Tiberi abitarono fino al sec. XVIII in contrada S. Cosma (oggi Cairoli) nella casa che alla morte del nob. Enea Tiberi, passò ai conti Olmi che la vendettero ai Girelli. La famiglia ebbe sepoltura in S. Francesco con l'epigrafe, riportata dal Guerrini: "Sepulcrum nob. et antiquissimae familiae Tiberiis, a claustro translatum, anno 1700". Un ramo della famiglia continuò a vivere ad Erbusco. Già il citato MATTEO denunciava nel '400 oltre alla casa in Brescia in contrada S. Antonio, 240 piò di terreno tra Torbiato, Erbusco e Rovato. Anche suo cugino FRANCESCO qd. ZINOTTO ne denunciava 140. Proprietari di beni furono per tre generazioni i discendenti di VALERIO e l'ultimo fu GIULIO (n. 1587) qd. VALERIO. I suoi figli CARLO e IPPOLITO non ebbero discendenti e lasciarono la poca proprietà di Pedergnano ai discendenti di Francesco e precisamente ad ENEA (n. 1626) e GEROLAMO (n. 1631) qd. ENEA. ENEA fu grande benefattore. Religiosissimo, ebbe particolari cure per la chiesa di S. Nicola da Tolentino di Pedergnano. Da Gerolamo nacquero FRANCESCO (n. 1693) ed ENEA (n. 1694); da Francesco un altro GEROLAMO e da questi ANDREA, che fu l'ultimo della casata. Molto religioso e benefico, nel 1763, lasciò erede universale dei suoi beni il nipote, figlio di una sorella, il conte Benvenuto Olmi. I Tiberi ebbero come stemma: "Troncato: di verde a tre rose di rosso, bottonate d'oro, due e una; e bandato di nero e di rosso".