TAGLIAMENTO Legione G.N.R.

TAGLIAMENTO Legione G.N.R.

Nome del 63° battaglione Camice Nere, comandato dal I Seniore Merico Zuccari (n. a San Vetra, Argentina, il 4 novembre 1906). Dopo il 25 luglio 1943, quando venne sciolta la M.V.S.N., il battaglione venne incorporato nella Divisione "Centauro". Rimasto, dopo l'8 settembre, inattivo nella battaglia di Roma contro le truppe tedesche, già dal 12 settembre, prima ancora della costituzione della R.S.I., lo Zuccari e gran parte del suo reparto si misero a disposizione dei Comandi tedeschi per essere incorporati nelle Forze armate germaniche. Di stanza a Chiari, l'8 dicembre 1943 un reparto dal 63° battaglione, partiva all'attacco di uno dei primi nuclei di Fiamme Verdi, comandato dal ten. col. Ferruccio Lorenzini, dislocato in Valcamonica a S. Giovanni Pratolungo di Terzano. Dopo diverse ore di combattimento, arresisi i partigiani, alcuni di questi furono uccisi sul posto, altri, tra cui il Lorenzini, vennero fatti prigionieri. Processati la sera del 30 dicembre '43 dal tribunale militare straordinario, Lorenzini ed altri tre partigiani furono condannati a morte e fucilati a Brescia all'alba del giorno seguente. Fu, questa, la prima azione antipartigiana condotta dal 63° btg.


Frattanto, costituitasi nel dicembre '43 la G.N.R., il battaglione vi venne incorporato e il 19 dello stesso mese fu trasferito a Vercelli per compiere azioni di rastrellamento contro i partigiani piemontesi e di rappresaglia contro le popolazioni. L'1 marzo 1944 dalla fusione del 63° Battaglione con il I battaglione giovanile Camilluccia, formato da giovani pressoché adolescenti provenienti quasi tutti dal Lazio e comandato dal cap. Aldo D'Agostini, venne fondata la I legione d'assalto GNR Tagliamento. Poco più tardi, per insanabile dissidio di metodo tra lo Zuccari e il D'Agostini questi lasciava il comando del suo Battaglione. Diventato lo Zuccari comandante di una considerevole forza militare, pose presidi in Valsesia e si dedicò ad azioni di rastrellamento fin nelle più riposte valli, seminando morti, saccheggi e incendi. In giugno la legione lasciato il Vercellese si stabilì nelle Marche, in provincia di Pesaro, sempre agli ordini operativi dei tedeschi e con compiti di repressione antipartigiana. In agosto la legione fu trasferita in provincia di Vicenza, nella zona di Schio, Recoaro e Altopiano dei Sette Comuni. Nell'ottobre 1944 salì per la Valcamonica stabilendosi il 24-26 a Pontedilegno, Temù e Vezza d'Oglio per poi trasferirsi il 29 ottobre a Pisogne, occupando la Valle Camonica da Marone ad Artogne e dando inizio ad azioni continue di rastrellamento in una vasta zona comprendente i paesi del Sebino, della Valcamonica, della Valtellina e delle valli laterali. Infine a metà febbraio '45, lo Zuccari - per ordine del generale tedesco Kotz - dispose il trasferimento del 63° btg in Alta Valcamonica: il Comando di btg e la III compagnia a Corteno, la II cpg a Vezza d'Oglio, la l cpg a S. Giacomo di Teglio (Valtellina). Dalla metà di febbraio 1945 e fino alla resa nel maggio, le operazioni della "Tagliamento" furono condotte esclusivamente contro le Fiamme Verdi. In particolare la legione fu impegnata nel febbraio 1945 nell'"Azione Mughetto" contro le forze partigiane del Mortirolo. Si susseguirono azioni di attacco il 22 e il 27 febbraio, il 10 aprile e, (con l'intervento di SS tedesche con 2000 uomini e artiglieria contro 220 uomini della Resistenza) il 13 aprile. Da guerra di posizione, con piccole operazioni e proposte di tregua del col. Zuccari, il 28 aprile la Tagliamento rifiuta la resa ma poi si sfalda, si disperde e il 2 maggio 1945 il col. Zuccari si consegna a Revò, verso il Passo della Mendola, ma poi fugge senza più lasciare traccia.


Contro lo Zuccari e contro i maggiori responsabili della Legione vennero avviati vari procedimenti giudiziari presso Corti di Assise di varie città, tutti poi unificati dinanzi alla Corte d'Assise speciale di Brescia perché le ultime operazioni della Legione erano state compiute nel territorio della nostra provincia. La Corte di Brescia, però, essendo emersi nel corso dell'istruttoria dei fatti di natura militare che potevano influire sul giudizio, l'8.11.1947 dichiarò la propria incompetenza "per materia" e ordinò la trasmissione degli atti al Tribunale militare territoriale di Milano. Un mese dopo, anche il Tribunale militare di Bologna, presso il quale era in corso un altro procedimento, dichiarò la propria incompetenza "per territorio" e rimise gli atti alla Procura militare presso il Tribunale militare di Milano. Il procedimento istruttorio si concluse il 30.5.1952 con il rinvio a giudizio dello Zuccari e di altri 16 imputati, quasi tutti latitanti. Il 28 agosto successivo, dopo l'escussione di 317 testimoni, fu emessa la sentenza. Quattro imputati (tutti latitanti), tra cui lo Zuccari furono condannati all'ergastolo; altri a pene varie. I loro difensori presentarono subito i ricorsi. Il 26.5.1954, il supremo Tribunale militare rigettò i ricorsi di alcuni, ridusse la pena ad altri (Zuccari si ebbe 10 anni di reclusione), ordinò qualche scarcerazione. Successive ordinanze del Tribunale militare di Milano nel 1959 e nel 1962, dichiararono estinti per amnistia i reati di aiuto al nemico nei confronti di cinque condannati - tra cui lo Zuccari - revocando gli ordini di carcerazione. In conclusione, dei 12 condannati (su 17 giudicati) nel 1952 da parte del tribunale militare di Milano, solo tre scontarono alcuni mesi di carcere; gli altri erano emigrati e rimpatriarono solo dopo la promulgazione dell'amnistia senza aver fatto un solo giorno di prigione. Tra loro anche lo Zuccari, che passò gli ultimi anni della sua vita a Sant'Elpidio a Mare (AP).