TABACCHI Odoardo

TABACCHI Odoardo

(Valganna, Varese, 19 dicembre 1831 - Milano, 23 marzo 1905). Allievo all'Accademia di Brera del Sangiorgio e del Marchesi, frequentò poi gli studi degli scultori Pietro Magni e Abbondio Sangiorgio. Nel 1851 riuscì vincitore del premio di scultura e ottenne un pensionato triennale; potè così perfezionare i suoi studi recandosi prima a Firenze, poi a Roma dove entrò in contatto con Tenerani. Fu anche a Napoli, dove frequentò Morelli e specialmente Palizzi. A Firenze venne a contatto col gruppo dei macchiaioli. Potè così sviluppare un proprio stile personale in base alle esperienze fatte e alle lezioni ricevute, attento ai dati romantici, ma anche a quelli realistici. Rientrato a Milano nel 1860, si dedicò proficuamente all'attività scultoria, soprattutto a quella monumentale. Fu poi insegnante a Brera e nel 1867 all'Albertina di Torino. Fu tra i più eminenti rappresentanti della corrente verista. Fra i molti monumenti eseguiti ricordiamo quelli a Cavour a Milano, a Garibaldi e Paleocapa a Torino, a Vittorio Emanuele II ad Asti e molti altri ancora sparsi in piazze e cimiteri. Spicco particolare ha assunto il monumento ad Arnaldo da Brescia. Vinse nel 1871 il concorso indetto per tale monumento con un bozzetto poi abbandonato per una nuova versione. Il monumento, eretto in collaborazione con l'arch. A. Tagliaferri, venne inaugurato il 16 agosto 1882. Oltre alla statua di Arnaldo nella quale si vollero espresse le fattezze di Mazzini, eseguì anche, in rilievi bronzei, quattro episodi della vita di Arnaldo. Essi rappresentano: la predicazione a Brescia nella piazza del Duomo, col Duomo vecchio; la predicazione a Roma; il processo ch'egli subì e il supplizio che pose fine all'intensa sua vita. Alla Galleria d'arte moderna di Milano vi è la statua in gesso di Arnaldo da Brescia, con la quale il Tabacchi aveva vinto il premio di scultura del 1861. Il monumento venne considerato uno dei più bei monumenti ottocenteschi d'Italia. Il Tabacchi eseguì inoltre al Vantiniano le tombe Sedaboni (1877) e Cuzzetti Bonardi. In questa sono raffigurati due giovani, Paolo e Lelia Cuzzetti, che il Vicario definisce di "incredibile e raffinata perfezione esecutiva" all'altezza di autentica e splendida opera d'arte. Eseguì anche una copia della Vittoria, che nel 1923, in attesa di altra copia commissionata a Luigi Contratti, venne donata a Mussolini il quale la collocò in una sala di palazzo Chigi chiamata poi la sala della Vittoria.