SPIONAGGIO: differenze tra le versioni

[versione verificata][versione verificata]
 
Riga 1: Riga 1:
 
'''SPIONAGGIO'''
 
'''SPIONAGGIO'''
  
Lo spionaggio fu nel Bresciano molto sviluppato, a quanto si sappia, fin da tempi molto antichi. Particolarmente attivo lo fu sotto la dominazione veneta. Fra i molti casi è emblematico quello del tipografo Bonino Bonini (1450-1528), come indicano i suoi viaggi e i suoi rapporti al Consiglio dei Dieci di Venezia. Si andò poi sviluppando, particolarmente sotto l'Austria come dimostra la mole di costituti e processi contro patrioti a partire dal 1821, 1833 ecc. Nel 1848-1849 era il dott. Bartolomeo Stella a denunciare nel Bresciano un "esercito di spie" a danno dei patrioti bresciani. Una caccia a tali spie, annidate specialmente nella burocrazia, venne lanciata anche attraverso la stampa dopo la liberazione della Lombardia nel 1859. Particolarmente attivo fu lo spionaggio che fece capo all'emigrazione veneta nel Bresciano dal 1859 al 1866 e in seguito, specie ai confini con il Trentino e lungo quelli della Riviera del Garda e nel Mantovano, attivato soprattutto dal Partito d'Azione e dai mazziniani.
+
Lo spionaggio fu nel Bresciano molto sviluppato, a quanto si sappia, fin da tempi molto antichi. Particolarmente attivo lo fu sotto la dominazione veneta. Fra i molti casi è emblematico quello del tipografo Bonino Bonini (1450-1528), come indicano i suoi viaggi e i suoi rapporti al Consiglio dei Dieci di Venezia. Si andò poi sviluppando, particolarmente sotto l'Austria come dimostra la mole di costituti e processi contro patrioti a partire dal 1821, 1833 ecc. Nel 1848-1849 era il dott. Bartolomeo Gualla a denunciare nel Bresciano un "esercito di spie" a danno dei patrioti bresciani. Una caccia a tali spie, annidate specialmente nella burocrazia, venne lanciata anche attraverso la stampa dopo la liberazione della Lombardia nel 1859. Particolarmente attivo fu lo spionaggio che fece capo all'emigrazione veneta nel Bresciano dal 1859 al 1866 e in seguito, specie ai confini con il Trentino e lungo quelli della Riviera del Garda e nel Mantovano, attivato soprattutto dal Partito d'Azione e dai mazziniani.
  
  

Versione attuale delle 21:07, 23 mag 2023

SPIONAGGIO

Lo spionaggio fu nel Bresciano molto sviluppato, a quanto si sappia, fin da tempi molto antichi. Particolarmente attivo lo fu sotto la dominazione veneta. Fra i molti casi è emblematico quello del tipografo Bonino Bonini (1450-1528), come indicano i suoi viaggi e i suoi rapporti al Consiglio dei Dieci di Venezia. Si andò poi sviluppando, particolarmente sotto l'Austria come dimostra la mole di costituti e processi contro patrioti a partire dal 1821, 1833 ecc. Nel 1848-1849 era il dott. Bartolomeo Gualla a denunciare nel Bresciano un "esercito di spie" a danno dei patrioti bresciani. Una caccia a tali spie, annidate specialmente nella burocrazia, venne lanciata anche attraverso la stampa dopo la liberazione della Lombardia nel 1859. Particolarmente attivo fu lo spionaggio che fece capo all'emigrazione veneta nel Bresciano dal 1859 al 1866 e in seguito, specie ai confini con il Trentino e lungo quelli della Riviera del Garda e nel Mantovano, attivato soprattutto dal Partito d'Azione e dai mazziniani.


La rete di spionaggio venne poi ripresa negli ultimi decenni dell'800 ai confini con l'Austria in Valsabbia e Valcamonica. Fin dal 1880 circa, per iniziativa specialmente del cap. Giovanni Battista Adami, l'Alta Valcamonica fu il punto di partenza di un intenso servizio di informazioni sul movimento di truppe austriache, sulle fortificazioni dall'Austria apprestate, e sulle montagne trentine in genere. Tale servizio fu espletato dalla XIII compagnia alpina con sede estiva in Edolo. L'Adami ebbe fra i bresciani un validissimo aiuto da parte del commerciante di legnami Nino Brichetti di Pontedilegno che fornì preziosissime notizie. L'Adami partiva con i suoi alpini per continue ricognizioni, i cui rilievi venivano trasmessi al Comando supremo. Tale attività fu continuata da un altro trentino, Tullio Marchetti, divenuto poi generale dell'esercito italiano, in ciò coadiuvato da alcuni compatrioti, volontari nell'esercito. Altri trentini ancora agirono autonomamente in contatto con i servizi di informazione dell'esercito italiano, facendo del Bresciano il punto più naturale di riferimento di questa attività. Provvedimenti particolari contro lo spionaggio vennero adottati a Limone sull'alto Garda, dove fin dal 1906 venne distaccata una compagnia di alpini con il compito di controllare la zona montana e reprimere eventuali casi di spionaggio.


L'attività andò intensificandosi nella imminenza della guerra. Clamoroso il 24 maggio 1913 il suicidio, nel suo albergo del Tonale, di Angelo Serra detto Angiolino, già arrestato anni prima per sospetto spionaggio. Nel febbraio 1915, accanto a quello di Verona, nasce anche a Brescia un "Centro informativo" costituito da due trentini, il cav. Damiano Cis e Arturo Castelli, profughi in Italia nel 1914, designati a ciò da Guido Larcher al Comando del corpo di S.M. La loro attività specifica ha inizio il 15 febbraio e si esaurisce il 25 aprile 1915. Ai due si affianca più tardi, per il settore civile, il dott. Camillo Cis di Bezzecca coadiuvato dall'ing. Umberto Albertini di Trenta e, saltuariamente dall'avv. Luigi Sembenico di Arco con l'appoggio del dott. comm. Camillo De Stanchina, di origine trentina e viceprefetto di Brescia. Per la parte militare, il Centro dipendeva dal Comando della divisione militare territoriale di Brescia con sede in via S. Martino della Battaglia. Altri ancora, individualmente, prestarono la loro preziosissima opera informativa. Tra questi il dott. Gualtiero Laeng, il noto studioso delle montagne bresciane, che fu in stretto contatto con il gen. Porro e che continuò poi la sua attività dalla posizione di bibliotecario del Club Alpino Italiano presso la sede centrale di Torino meritandosi i più ampi elogi. Il Centro di informazioni di Brescia fu militarizzato il 26 aprile 1915 diventando Ufficio staccato del Servizio Informazioni Militari [SIM] di Brescia diretto dal capitano del 5.o Regg. Alpini Tullio Marchetti. Esso ebbe come ambito di competenze il saliente trentino dal giogo dello Stelvio al lago di Garda. Il Marchetti si avvalse ancora della collaborazione di Cis e Castelli, del dott. Filiberto Poli di Riva, del prof. Artemio Ramponi di Malè, di Cesare Cis di Bezzecca e dello studente Alessandro Fiorio Baroni. Presto ai settori già citati fu aggiunto quello del Cantone Grigioni (Svizzera). Compito: raccogliere notizie sulle fortificazioni, sulle comunicazioni e sulle truppe delle zone dello Stelvio, Tonale, Giudicarie e Riva del Garda. Alla sorveglianza sullo spionaggio si impegnavano nel 1915 i Comitati di preparazione alla guerra. Di spionaggio più o meno esplicitamente vennero sospettati alcuni sacerdoti. Spie dal Bresciano vennero inviate durante la guerra in territorio trentino. Tra l'altro nei pressi di Nago, in Trentino, nel maggio 1918 ne vennero scoperte quattro, giunte in motoscafo con il compito di esplorare la zona.


La psicosi spionistica a Brescia rimase viva per tutta la guerra e raggiunse il parossismo dopo le giornate di Caporetto. Corsero insistenti voci che a Brescia sia stata arrestata in corso Goffredo Mameli la celebre ballerina spia olandese Mata-Hari (pseudonimo di Margaretha Zelle). A Brescia ebbe, si può dire, una certa qual incubazione, quella che fu una delle più avvedute organizzazioni spionistiche del primo dopoguerra cioè l'OVRA. Infatti fu a Brescia che Arturo Bocchini (v.), prefetto dal 1922-1925, incominciò quella ascesa che lo portò nel 1926 al ruolo di capo della polizia e fu a Brescia che il Bocchini scoprì uno dei suoi più attivi collaboratori in un impiegato della prefettura, il rag. Ernesto Gulì (v.). Bocchini continuò ad attingere collaborazione a Brescia, per i servizi informazioni, mobilitando ad esempio, fra le forze anarchiche e antifranchiste in Spagna, come ha documentato Mimmo Franzinelli (in "I tentacoli dell'OVRA") il repubblicano Enrico Brichetti "Erodoto", fino ad allora insospettato in tale ruolo. Più clamorosa ancora la scoperta attraverso studi recenti dell'attività spionistica dello scrittore bresciano Virgilio Scattolini sulla breccia per anni al servizio dell'OVRA anche fra le mura Vaticane (v. Scattolini Virgilio). Danni gravi alle forze partigiane provocò lo spionaggio specie nelle valli, combattuto anche con frequenti fucilazioni.