SALE (3)

SALE

È così chiamato, senz'altra qualifica e nel linguaggio comune, il cloruro di sodio detto anche sale comune, sale da cucina, sale di gabella, sale marino, ecc. I Romani costruirono una lunga strada appositamente per distribuire il sale in tutta la penisola: la via Salaria. Data la difficile reperibilità nelle zone interne, lontane dal mare, e la importante funzione per condire, insaporire, ma soprattutto conservare le vivande, fu per secoli particolarmente prezioso. Perciò il sale divenne oggetto di particolari interventi dell'autorità. Privilegi "del sale" venivano concessi il 9 febbraio 1407 da Pandolfo Malatesta alle valli Trompia e Sabbia. D'altra parte pene severe le autorità venete comminavano specie nei sec. XVII-XVIII ai contrabbandieri di sale più che di altre merci. Gli ordini in proposito venivano affissi anche nelle botteghe dei salaroli.


Il monastero di S. Giulia si riforniva di sale dall'Adriatico attraverso il Po. La via "legale" del sale nel sec. XVI partiva da Venezia, e attraverso Verona e Lazise, approdava a Desenzano e/o Padenghe dove, come scrive S. Cattaneo ("Salò e Riviera"), esisteva una casupola nella quale "ai tempi della Repubblica si scaricava il sale, le spezierie ed altre simili merci che li nostri signori mandavano da Venezia a Brescia, Bergamo e Crema". Ulteriore punto di riferimento per la Valcamonica fu Rovato, mentre Palazzolo lo era per Bergamo. Nel '700 il sale rifornito a Brescia proveniva, in prevalenza, da Cipro e da Barletta o, nel secondo decennio del secolo, dall'Istria.


Come ha sottolineato Franco Robecchi ("Le strade di Brescia"): «la più antica sede di questa dispensa di sale, sempre appaltata a privati, negli anni Venti del Quattrocento, pare da identificarsi nell'attuale via Querini: «loci sallaroli, sive ubi venditur sal pro Comuni Brixie contrate Sancti Petri de Dom Citadelle Brixie». La successiva sede, meglio documentata, era fra le attuali via Alessandro Volta e via Monte Nuovo dove, nel 1477, si delibera di ristrutturare una «casa de la comunità in loco atto e comodo a poder vender el sal». Il piccolo slargo che era in via Monte Nuovo, poi annullato per la rettifica della via, era detto, già pochi anni dopo, «plateola Salaroli», piazzetta del Salarolo (v.). Il fondaco del sale fu infine trasferito nella tresanda di cui si parla, probabilmente nel Medioevo» (v. Sale, Tresanda del).


Alla preziosità e al costo del sale si venne incontro con moltissimi legati e lasciti o addirittura specie di Pii luoghi o Confraternite per provvedere anche le popolazioni più povere, a volte chiamati la Carità del sale o Vicinia del sale delle quali esistono, sia pure trasformate, esempi ancora in Valcamonica (Rogno, Pontedilegno, ecc.). L'attenzione alla qualità del sale si manifestò fino a tempi recenti, mobilitando anche amministrazioni pubbliche, come nel novembre 1894 quando la Deputazione Provinciale protestò per la presenza nel sale provvisto dai magazzini governativi e provenienti dalla salina Margherita di Savoia, di granelli di sabbia, di marmo o di gesso.