SALARNO, Passo, Cornetto, Campanile, lago di, rifugio, valle

SALARNO, Passo, Cornetto, Campanile, lago di, rifugio, valle

Con il termine di PASSO di Salarno viene indicato impropriamente il largo accesso (m. 3168) costituito da una ripida costa nevosa, fra il Cornetto di Salarno e la Cima del Pian di Neve che porta dalla Val Salarno al Pian di Neve. Dal versante meridionale è il primo tratto di una delle vie più frequentate per raggiungere la cima dell'Adamello. Come CORNETTO di Salarno (m. 3213) viene indicato, come scrive P. Sacchi, il "caratteristico castelletto roccioso posto fra i Corni e il Passo di Salarno, da cui ha origine il lungo e poderoso spallone che in direzione SO sprofonda alla testata della Val Salarno, facendo da sponda alla vedretta omonima sul versante nord, e mostrando a S alte e frastagliate pareti rocciose". Con il nome di CAMPANILE di Salarno (m. 2830) viene indicata "una elegante, caratteristica guglia sulla cresta principale, fra la Bocchetta e il Passo di Dossaccio".


La prima salita si deve a G. Adami nel 1874. Prendono il nome di LAGO di Salarno (m. 2070) e lago del Dosazzo (m. 2084) i bacini idroelettrici che si incontrano nella valle di Salarno, tra di loro comunicanti con una breve rapida. Entrambi sono di origine glaciale di escavazione in conca ridotta a serbatoio. Il lago di Salarno è lungo 800 m., largo 630 m., profondo 62 m. ed ha una capacità di 18 milioni di mc.


Secondo il Guerrini il nome Salarno deriverebbe dalla radice "Sala" nel significato di stalla o cascina montana, e la desinenza arno (in dialetto àren) dalla sabbia o arena che forma il fondo e le sponde di quel lago, che sarebbe stato denominato dalla rustica malga eretta lassù, sull'arena, per l'alpeggio del bestiame, in remotissimi tempi della dominazione longobarda, quindi nei secoli VIII o IX, o poco dopo. Tuttavia nelle carte topografiche del Manzini (1816) e dello Zuccagni Orlandini (1845) porta un nome inedito poi scomparso: "Lacame".


La VAL SALARNO, situata a S dell'Adamello, si sviluppa in direzione SO verso Saviore, diventando, dopo i laghi di Salarno e di Macesso, Val di Brate. È collegata con la Val di Miller, a NO, tramite il passo Miller e con la Val Adamè, a SE, tramite il passo di Poia. Venne percorsa nel luglio 1870 dal colonnello svizzero Siber-Gysi per raggiungere, salito per altra via (secondo dopo Giulio Payer), la cima dell'Adamello, seguito nel 1871 dal maestro Alfonso Pastori, dal gen. Brehm e dai figli di questi, seguiti poi da Conti, Brizio e altri, fra i quali il "Barba vedovo". Seguirono poi la stessa via il cap. Adami e i suoi alpini del 4° e, nel 1875, il nob. Carlo Fisogni e Alessandro Bruni con dodici soci del CAI che sulla vetta dell'Adamello si incontrarono con otto alpinisti trentini saliti dalla Val di Genova. Pochi anni dopo scese dalla Val Salarno, dopo essere salita dal Mandrone, la prima donna che si ritiene abbia salito l'Adamello.


Nella Val Salarno, quasi alla sua testata, nel 1882 venne eretto dal CAI di Brescia a m. 2255 su progetto dell'ing. Griffi un primo RIFUGIO. Demolito dalle valanghe, veniva ricostruito ed inaugurato nel 1908, intitolato a Paolo Prudenzini (v. Prudenzini, rifugio). Pressochè distrutto in azioni di guerra partigiana venne poi ricostruito nel 1949/50 e ristrutturato nel 1986. La valle di Salarno, il passo ecc. furono fra le prime mete dell'alpinismo organizzato. La valle ospitò negli anni Trenta campeggi del Touring Club Italiano. Nel settembre 1885 il rifugio fu la meta di una gita collettiva del CAI di Brescia della quale vi è testimonianza in una relazione di Fausto Rovati stampata nel 1885 da Apollonio col titolo "Da Collio al Rifugio Salarno". La prima traversata del passo ebbe luogo il 28 luglio 1869 e fu compiuta da G. Adami. Un bivacco venne costruito nel 1933 al passo Salarno (m. 3168) dedicato all'alpinista Giannantonj. Nel 1923-1924 vi venne costruita una grande diga alla quale lavorarono centinaia di operai che vi costruirono una chiesetta dedicata a S. Barbara benedetta da mons. Egisto Melchiori il 4 aprile 1924, e adornata dal pittore Salvetti di Breno. Agli inizi degli anni '60 Aldo Gelmini apriva in Fabrezza (m. 1424) alle porte della Val Salarno il rifugio Stella Alpina che verrà poi ristrutturato nel 1991.