POZZI Carlo

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POZZI Carlo

(Brescia, 1618 secondo Stefano Fenaroli - secondo alcuni morto nel 1688). Il Fenaroli lo dice "mercante di panni, e fatto disegnatore da special dono della natura copiò a penna vaghissime storiette di vari autori e ne mandò un libro all'Imperatore Leopoldo d'Austria, dal quale ricevette in dono una collana d'oro". Dopo un probabile apprendistato a Brescia, in giovane età si stabilisce a Trento dove il 25 maggio 1632 sposa in S. Maria Maggiore la pittrice Maddalena Grasserin. Molti i dipinti eseguiti dal Pozzi in Trentino per varie chiese dell'Anaunia, del Perginese e dell'Altopiano di Pinè. Fu, a quanto scrive Luciano Anelli, «pittore ispirato da più fonti, e largamente legato ai nordici e ai fiamminghi. Lo stesso Anelli gli attribuisce «un'importanza non marginale per la comprensione del gusto e del collezionismo bresciano della seconda metà del Seicento, perchè indicano una significativa predilezione, anche a livello di personalità di secondo piano, per la scena di genere, per la raffigurazione dei «pitocchi», nell'area bresciana ed in tempi molto precoci rispetto all'arrivo in città della personalità esuberante di Antonio Cifrondi, al passaggio del Todeschini ed alla presenza di Giacomo Ceruti». E inoltre ritiene che abbia avuto "ruolo di mediatore culturale in una Brescia secentesca in cui gli apporti di cultura extralocale furono modesti almeno fino al ritorno del Paglia (post 1666)". L'Anelli ricorda dei molti disegni lasciati dal Pozzi i due conservati nella Pinacoteca Tosio Martinengo ("Il cavadenti" e "All'osteria" del 1676) provenienti dalla raccolta del card. Querini, altri come "Scena di genere con suonatori di flauto" e "Scena di caccia alle porte di una città con pescatori e un pitocco" (Brixia 1672 con la firma: Carolus Puteus hoc opus calamo fecit) ed altri ancora: come una "Scena di battaglia" (1669) di una collezione privata, sei provenienti dalla collezione Fenaroli-Avogadro. Fra i quali "La Battaglia contro i Turchi", "Battaglia davanti a una città fortificata", "La morte di un eroe antico" una pergamena raffigurante S. Antonio di Padova (1671).


L'Anelli sottolinea che riguardo al Pozzi come disegnatore, le sue fonti sono spessissimo stampe e queste sono come par di comprendere, molto spesso fiamminghe e nordiche. Del Pozzi pittore Bruno Passamani ha segnalato dipinti di Vignole di Arco definiti opere "non trascurabili del pittore bresciano Carlo Pozzi, che passerà poi a Trento ove sembra si sia stabilito". Lo stesso Anelli ha individuato senza alcun dubbio del Pozzi la "Madonna del Rosario e i S.S. Domenico, Caterina da Siena e i misteri del Rosario", della chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo di Branzi (Bergamo), la cui firma letta da Francesco Rossi «Carlo Pozza f. an. 1633 - Bergamo, l'Anelli legge «Carlo Pozzi f. an. 1638 - Bergamo». D'accordo con il Rossi l'Anelli vede nella personalità del pittore una formazione "anteriore" anche a quella del Ceresa; formazione "legata per un verso alle presenze venete in Bergamasca, per l'altro ai moduli tardomanieristici diffusi tramite le incisioni". Giudicandolo un singolare "compagno di strada" di Carlo Ceresa, di cui doveva conoscere le opere, valutando come "sostanzialmente di matrice veneta" la dimensione culturale del Pozzi: rilevando nella pala una certa vivacità coloristica, che però sarebbe arduo ricondurre ad una matrice univoca e individuando dei "modelli culti" di area veneta per alcune delle storiette dei misteri del Rosario: l'Annunciazione e la Pentecoste derivano da Tiziano; l'Incoronazione e l'Assunzione di Maria da Palma il Giovane; la Visitazione dal Barocci, ecc..


Quanto alle incisioni l'Anelli sottolinea che «la sovrabbondanza di tematiche "di genere" cui quelle, specialmente fiamminghe, erano ispirate, fece sì che il Pozzi, non sappiamo con quanta coscienza critica (ma i titoli dei suoi disegni son lì a testificarlo), divenne un tramite, poco dopo la metà del secolo, verso lo sviluppo della pittura generistica/aneddotica/pauperistica che da noi avrà nel Sei e nel Settecento ben altri sviluppi con Pietro Bellotti, con Antonio Cifrondi, con Giacomo Ceruti, ed anche con altri artisti che su questo versante non sono ancora stati indagati, quali - per far solo due nomi - Angelo ed Antonio Paglia». Carlo Pozzi ebbe un fratello, Orazio, valente disegnatore e incisore d'armi.