PANAZZA Gaetano

PANAZZA Gaetano

(Novara, 4 febbraio 1836 - Brescia, 23 dicembre 1894). Era giovinetto quando il padre, che gestiva una fiorente azienda commerciale, sospettato dalla polizia per le sue idee liberali e per le vicende che sconvolsero la città di Novara nel '49, fu costretto ad espatriare dapprima in Svizzera ed in altri Paesi dell'Europa, approdando poi a Marsiglia dove chiamò la famiglia. Gaetano, rientrato a Novara nel 1857 per il servizio di leva, ebbe la possibilità di seguire a Torino, come uditore, i corsi di Filosofia della Storia di Terenzio Mamiani presso l'Università e divenne appassionato lettore di Rosseau, tanto da attribuire, come secondo nome, al figlio quello di Emilio, in ricordo dell'"Emile". Ebbe inizio, così, la sua carriera militare che lo portò, come caporale del 2° Reggimento Savoia, alla battaglia di San Martino, divenendo sottotenente il 30 dicembre 1859, luogotenente l'1 luglio 1860, aiutante maggiore in seconda (29 settembre 1864) e capitano (1 agosto 1866), partecipando agli assedi di Ancona e di Gaeta (1860-61), per cinque anni combattendo il brigantaggio negli Abruzzi, nel Molise e nella Lucania e prendendo parte alla guerra del 1866; fu ufficiale del 36° reggimento fanteria di cui scrisse la storia pubblicata nel 1866. Sposatosi nel 1869 con Costanza Grossi di Mantova ( + 1872) ebbe la figlia Cornelia maritata poi ad un Noventa; risposatosi nel 1879 con la contessina Laura Perletti di Piacenza (1850-1926) venne trasferito a Brescia acquistando (1882) case e terreni nel comune di S. Eufemia della Fonte, già dell'antica famiglia dei Medici, dalla famiglia Maraglio. Dal secondo matrimonio ebbe i figli Mario (1883) vissuto solo un anno, Beatrice (sposatasi col prof. Ferruccio Zaniboni), Olimpia, Fabio, Adele (poi moglie del geom. co. Enrico Balestrieri), Alba (morta poco dopo). Collocato in posizione ausiliaria nel 1882 e in riserva, col grado di maggiore, nel 1887 fu insignito della Croce di Cavaliere della Corona d'Italia e di Cavaliere dei S.S. Maurizio e Lazzaro (1893). Assai apprezzato per il suo patriottismo, per le sue doti di onestà e serietà, per la sua disponibilità in favore degli umili.


Profondamente monarchico e di idee moderate in politica, fu un sostenitore del giornale "La Sentinella"; nel 1866 pubblicò a Siena un volumetto di racconti "Le ore d'ozio", devolvendone il ricavato in favore dei feriti in guerra; fu socio fondatore e presidente della società Tiro a segno di S. Eufemia dove tenne il discorso inaugurale (1884); tenne la commemorazione per la morte di Vittorio Emanuele II nel 1890 nella Crocera di S. Luca per la Società militare bresciana "L'esercito" di cui era presidente; come membro della società degli ufficiali pensionati commemorò nel 1894, nella sala municipale del palazzo Martinengo Palatini, il trentatreesimo anniversario della morte di Cavour; fu socio fondatore della società "L'Operaia" di S. Eufemia della Fonte e benefattore di quell'asilo infantile. Tenne inoltre conferenze patriottiche. Un suo articolo sulla "Sentinella bresciana" per la morte di una maestra fu di ispirazione e di spunto per la creazione del Credito Agrario Bresciano (1883), di cui fu fedele associato. A S. Eufemia della Fonte dove fu a lungo consigliere e assessore comunale ospitò nel luglio 1877 "Mamma duchessa" cioè la duchessa Teresa Ravaschieri Fieschi, nota per la sua filantropia. Egli stesso per anni ospitò nel cortile attiguo alla cappella di S. Gaetano le ragazze dell'oratorio di S. Eufemia. Pubblicò: "Memorie del 36° reggimento fanteria" (Brescia, Apollonio, 1882, 111 p.); "Per il XII anniversario della morte di Vittorio Emanuele II". Commemorazioni (Brescia, Unione Tipografica bresciana, 1890, 23 p.; recitata anche all'Ateneo di Brescia il 12 gennaio 1889 e pubblicata anche nei "Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 1890). Nel marzo e nell'aprile 1893 pubblicò su "Sentinella bresciana" una nutrita serie di appunti e impressioni di viaggio riguardanti il Belgio.