PALINI Industria del Legno, S.p.a.

PALINI Industria del Legno, S.p.a.

Fondata il 19 febbraio 1944 con sede in Pisogne, viale Rimembranza, 9 come continuazione della Ditta Palini Legno avviata nel 1920 da Giuseppe Palini e della "G. Palini e figli" s.n.c. continuò lo sviluppo sul piano industriale della fabbricazione e vendita di mobili, arredi e materiali scolastici in legno e metallo e di mobili di qualsiasi genere e destinazione. In breve divenne l'industria più importante di Pisogne e della zona. Accanto all'azienda Palini Legno Giovanni Battista Palini diede vita ad altre aziende fra le quali la Fibrosil-Palini per la produzione di un pannello fibro-legnoso di larga esportazione. Un furioso incendio nel maggio 1954 distrusse le parti vitali dello stabilimento di Pisogne che tuttavia venne rimesso quasi subito in efficienza. La morte nel 1962 del dott. Giuseppe Palini, figlio di Giovanni Battista, la crescente concorrenza, le incertezze del governo circa il piano scolastico, costrinsero nel 1966 la ditta in crisi a chiudere per la prima volta, mentre si profilavano susseguenti lotte sindacali ricomposte solo nel dicembre 1968. Seguirono poi contrasti tra i proprietari che resero nel 1970 la crisi sempre più pesante. Essa venne superata quando nel 1971 il pacchetto azionario passò al gruppo Bellotti (presidente Pietro Antonio Bellotti, vicepresidente Paolo Bellotti) che operò, oltre al risanamento finanziario dell'azienda, per una adeguata ristrutturazione produttiva e una nuova espansione su mercati anche del terzo mondo. Nel 1972, per fare un solo esempio, si aggiudicava l'arredamento di mille scuole fabbricate in Libia. Nel 1978 l'organico che nel 1972 era di 240 occupati, salì a 323 occupati stabili, oltre a 30 giovani assunti a termine. Nel 1976 l'azienda subiva la prima consistente crisi dovuta all'accentuata diminuzione della domanda interna, all'incremento del costo del denaro, a ritardi e difficoltà di incassi per commesse degli enti pubblici. L'azienda cercò di far fronte a tale crisi con la ricerca di nuovi mercati esteri (in Iraq, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Libia ecc.) e a nuovi apporti finanziari specie dell'Anic (società dell'Eni). Il fallimento di questi tentativi portò, nel 1981, l'azienda al ricorso alla Cassa integrazione ordinaria. Il sopravvento della chiusura dei mercati arabo e libico approfondì la crisi, costringendo l'azienda a chiedere il 9 aprile 1982, lo stato di crisi e la cassa integrazione per 121 operai e 42 impiegati e nel novembre 1982 l'amministrazione controllata, concessa il 13 gennaio 1983, cui seguì nell'aprile 1983 la chiusura dell'azienda stessa. Il 16 marzo 1983 seguiva la dichiarazione di fallimento. Nel frattempo, il 4 maggio 1982, 33 soci avevano costituito la cooperativa "Nuova Palini s.r.l." che, nonostante i sostegni, venne liquidata il 5 febbraio 1986. L'area, che con i suoi 18.000 mq. è la più grande fra quelle industriali di Pisogne, venne destinata nel dicembre 1988 a diventare in parte un ipermercato dell'Italfrutta e in parte zona artigianale.