PAGLIA Antonio

PAGLIA Antonio

(Brescia, 1680 o 1685 (le polizze sono contrastanti) - m. 9 febbraio 1747). Figlio primogenito del pittore Francesco. Ebbe dal padre assieme col fratello Angelo l'avvio alla pittura. Solo nel 1710 si trovano le prime opere datate e da lui firmate ("S. Antonio di P." a Vilminore); del 1711 è il "S. Antonio di P." a Gazzolo di Lumezzane, cui seguirono "L'Immacolata" di Rovato e nel 1718 la "Condanna di S. Giacomo" di Ospitaletto. Renata Stradiotti sottolinea: «È probabile che la produzione di Antonio si rivolga inizialmente alla provincia perchè forse in città resisteva, ma a fatica, la bottega del padre, per il nome che egli, pur legato alla tradizione, era riuscito a imporre su un mercato bresciano preso d'assalto dalle innovazioni che la laguna veneta propagava in terraferma. Queste (sottolinea ancora la Stradiotti) prime opere di Antonio rivelano una stretta connessione con quelle di Francesco, riprendendone le forme intinte di grazia e i toni grigi percorsi da luci improvvise».


Alla morte del padre avvenuta nel 1714 fu a Venezia alla scuola di Sebastiano Ricci, riuscendo, sottolinea sempre la Stradiotti, «ad emanciparsi dall'ambiente familiare e cittadino per andare, ormai quasi quarantenne, in quella fucina di idee innovatrici che era Venezia, a differenza del fratello che secondo le fonti non lasciò mai la città».


Oltre al Ricci amò i Bassano a tal punto da contraffarli. Il Fenaroli aggiunge che «fattosi familiare del cav. Mombello che gli aveva posta grande affezione, da lui apprese molta erudizione». Tornò non si sa quando (forse verso il 1718), importando con sé alcuni modelli del maestro assieme ad insegnamenti di cui si avvalse, rilevava la Stradiotti, specie in «un colorismo tenuto su tinte schiarite, una pennellata più libera e sfatta», come rivela il "S. Giovanni" della chiesa della Carità del 1726. I santi dipinti tra il 1726 e il 1729 in S. Maria Maggiore di Chiari: nei quali, scrive sempre la Stradiotti, si rivela un pittore «veramente liberato dagli schemi giovanili grazie alla grande lezione ricevuta a Venezia, che lo induce a compiere un salto di qualità verso un colore sentito nelle tonalità venete ed abbandonando ogni problematica luministica di ascendenza paterna». Scrive ancora il Fenaroli che nel frattempo imparò da Santo Callegari «a modellare le figure in creta, che vestiva con panni di lino, e formava il soggetto intero che doveva dipingere; copiandolo poi a chiaro di lume, dava alle sue opere grande effetto di chiaroscuro. Si dilettò di copiare le pitture antiche, specialmente della maniera del Bassano, e vi riusciva in modo che coloro che non erano ben periti ne restavano ingannati».


Dal 1740, rileva la Stradiotti, il suo discorso si fa «piano, pacato, rivolto ad illustrare, anche nei dipinti sacri, quella quotidianità del reale tanto cara alla tradizione bresciana a partire da Romanino e Moretto, su su fino al Sei-Settecento con il Ceruti e il Cifrondi, senza avere di quest'ultimi la tempra e l'immediatezza. Si estingue così con Antonio quel filone guercinesco che, portato a Brescia dal padre Francesco, invece di fondersi con l'acceso cromatismo veneto e dare esiti originali per la pittura bresciana, ne rimane irrimediabilmente soffocato».


Tragica la sua fine. Il Fenaroli scrive che «morì assassinato da un perfido suo domestico, che, mosso da prava ingordigia, desiderava avidamente di appropriarsi la sua roba». Rimasto con lui che si trovava a letto perchè ammalato, ne approfittò per colpirlo alla tempia e nel corpo con un martello. Lo aveva poi accompagnato, fingendosi addolorato, alla sepoltura; ma avendo i medici manifestato il proposito di disseppellire il cadavere per esaminarlo fuggì rubando quanto potè del resto, rivelando la sua colpa.


Ebbe numerosi allievi, fra i quali l'architetto Gaspare Turbini, il pittore Antonio Dusi, G.A. Zadei, il Bigoni ecc.


OPERE: Adro: parrocchiale (SS. Trinità, Immacolata, S. Giuseppe, S. Francesco di A., attr.);


Andrista: Annunziata (Tre SS. francescani con i SS. Pasquale Baylon e Giovanni della croce, firm. 1738);


Angolo: parrocchiale (Martirio di S. Lorenzo, firm.);


Belprato: S. Antonio Ab. (S. Antonio ab., firm. 1740);


Bettegno di Pontevico: parrocchiale (Madonna, S. Antonio di P., Anime purganti);


Bornato: parrocchiale (Ultima cena);


Brescia: S. Francesco d'A. (S. Antonio di P., attrib.); Brescia: S. Gottardo nei Ronchi (Madonna con Bambino e S. Gaetano); S. Luca (S. Luca dipinge la Madonna, 1730); S. Maria in Calchera (sagrestia: S. Antonio da P. prega la Madonna, firm.); S. Maria della Carità (S. Giovanni Ev., 1726); S. Maria delle Grazie (Ss. Luigi G., S. Stanislao K.); S. Maria dei Miracoli (fatti della vita di S. Giuseppe, a fresco nella volta della VI cappella; Fuga e riposo in Egitto, a fresco nella volta della navata centrale) (opere distrutte nel bombardamento del 1945); Seminario S. Angelo, ora Centro Paolo VI (SS. Ambrogio e Carlo); Seminario Maria Immacolata (S. Eurosia; S. Giovanni E.); S. Zeno al Foro (Annunciazione; Natività, 1741; Il battesimo di Cristo; Orazione nell'orto);


Camignone: parrocchiale (Pala con S. Giovanni Nepomuceno, 1737, irreperibile; restaurò 2 quadri nel 1737, ora non più esistenti);


Carcina: parrocchiale (telette SS. Pietro e Paolo, 1741; Madonna del Rosario coi SS. Domenico e Caterina, firmata 1736);


Chiari: S. Maria Maggiore (S. Bartolomeo; S. Pantaleone; S. Onorio; S. Pellegrino Laziosi; S. Francesco di Sales, gli ultimi quattro tra il 1726 e il 1729);


Colombano: parrocchiale (Cena di Emmaus, firm. 1733);


Comero V.S.: parrocchiale (affreschi; Madonna col Bambino e SS. Rocco e Sebastiano, firm.);


Darfo: parrocchiale (Deposizione della croce, attr.);


Erbusco S.N.: parrocchiale (Deposizione, attr. di L. Anelli, 1740);


Gambara: Disciplina (Pietà, 1735) (ovale restaurato nel 1990);


Gazzolo: parrocchiale (S. Antonio di P., firm. 1710);


Magno d'Inzino: parrocchiale (S. Bartolomeo, firm. 1741);


Monticelli Brusati: S. Zenone fraz. Fontane (Madonna e i SS. Zenone, Pietro Ap., Antonio Ab.);


Montisola: santuario Madonna della Ceriola (Morte di S. Giuseppe, firm. Antius Palea F. (probabilmente sue anche le 3 medaglie ad affresco nella navata, attr. Anelli, 1733);


Martignaga di Ome: parrocchiale (S. Antonio di Vienna; S. Calogero);


Mura Savallo: S. Maria Assunta (affreschi attribuiti);


Ono Degno: S. Zenone (Madonna con S. Zenone); santuario della Beata Vergine (Nascita della Madonna); Ospitaletto: parrocchiale (Condanna di S. Giacomo, firm. 1718; Martirio di S. Giacomo, firm. 1711);


Ossimo Superiore: parrocchiale (sagrestia: Presentazione di Maria al tempio, firm. 1755 (?); Nascita di Gesù, firm. 1755 (?), dipinti segnalati dal Murachelli - 1960 - insieme a due ovati coi Santi Pietro e Paolo di F. Paglia (tutti non più reperibili oggi);


Palazzolo: parrocchiale (tendina all'altare del Crocefisso ora perduta);


Pregno di Carcina (Madonna e SS. Faustino e Giovita; S. Benedetto e S. Scolastica, ovali);


Roncadelle: parrocchiale (Madonna col Bimbo; S. Gaetano da T. e Angioletti; attr. da F. Murachelli);


Rovato: parrocchiale (sagrestia: Immacolata, firm.);


Sale di Gussago: parrocchiale (SS. Antonio Abate, Antonio da Padova, Fermo martire);


Sellero: chiesa sussidiaria di S. Desiderio Vescovo (Trinità con i SS. Desiderio, Pietro, Antonio da P., firm.);


Timoline: parrocchiale (Martirio dei SS. Cosma e Damiano, firm. 1733);


Torbiato: parrocchiale (Cena in Emmaus - versione simile a quella di Colombano);


Vilminore di Scalve: parrocchiale (S. Antonio da Padova, firm. 1710).


Privati: "Adorazione dei pastori", "Redentore giovinetto coi simboli della Passione" e "S. Giuseppe" (cm. 70 x 50 ciascuno); coll. Lechi: "S. Francesco d'A." (poi scomparso nel saccheggio). Un "S. Antonio da Padova" - di privato - esposto alla Mostra d'iconografia antoniana nel 1981 a S. Francesco è stato successivamente acquistato per il Museo Iconografico del Santo a Padova. (Collab. di L. Anelli).