OSPEDALI

OSPEDALI

Il termine ospedale si afferma nel sec. XII, specie in riferimento alle opere assistenziali dei monasteri. Nel senso di istituzioni dirette all'assistenza agli ammalati e agli infermi, gli ospedali presero consistenza distinguendosi dagli ospizi verso il sec. XIII presso monasteri o canoniche regolari e per iniziativa di Confraternite, Discipline ecc. Accenni espliciti alla diretta assistenza agli infermi, accompagnata a quella dei pellegrini o poveri sono frequenti anche se non sempre con specificazioni. A volte si accenna anche alla presenza di medici e chirurghi. Ma solo nel sec. XVI andarono man mano distinguendosi gli ospedali, dove era necessaria un'assistenza specifica e specializzata; distinzione accentuatasi con le terribili epidemie del primo '400. Ma proprio per la nuova concezione del valore dell'uomo - causa ed effetto dell'Umanesimo e del Rinascimento - cambiò anche il modo di affrontare l'intero problema del povero, che venne sempre più visto in rapporto al suo ruolo sociale, al suo possibile apporto produttivo o al suo peso sulla società, alla possibilità di recuperarlo utilmente o alla necessità di emarginarlo. Tali problemi divennero sempre più urgenti per i rapidi mutamenti delle situazioni sociali ed economiche e per il definitivo e circoscritto accumulo di ricchezze che si andò presto verificando attorno a pochi, generando squilibri sociali sempre più profondi.


Il termine di ospedale ricorre nei sec. XIII-XIV-XV più o meno in senso specifico in Brescia e anche nel territorio (Pontevico, Pompiano, Chiari, Quinzano, Coccaglio, Leno, Salò, Erbusco, Seniga, Rovato, Castrezzato ecc.). Ospedali in senso sempre più stretto sono quelli riservati a lebbrosi come quello di S. Matteo a est della Città pressapoco dove sorge l'Istituto Orfani che con bolla di Eugenio IV del 20 agosto 1446 verrà unito al Consorzio di S. Spirito, sempre per ammalati contagiosi. Reso fatiscente dalle guerre precedenti, verrà abbandonato per ordine del Governo della Serenissima e nel 1516 distrutto con altre chiese (come il convento francescano di S. Apollonio, l'antica cattedrale di S. Andrea, la chiesa e canonica di S. Sebastiano) e con alcune case, per rendere visibile la fascia di terreno attorno alle mura. Altro ospedale del genere è quello di S. Maria della Pera o della Pecora, confuso da qualcuno con l'ospedale di S. Giovanni de Foris. Si trovava presso la chiesa di S. Francesco. Dipese alla fine dal monastero cluniacense di Cereto nel Lodigiano e fu governato da un laico. Nel 1454 con bolla di Nicolò V venne unito all'Ospitale Grande. Specie di ospedali furono i Lazzaretti (v. Lazzaretto di Brescia) come quello di S. Bartolomeo, aperto dai Canonici agostiniani come ospedale per gli appestati, riattivato poi dal Consiglio Comunale di Brescia nel 1427 unito all'Ospedale maggiore, e che diventò il più importante del genere. La creazione di ospedali veri e propri venne sollecitata dal diffondersi, oltre che di epidemie, di malattie contagiose. Così è dell'ospedale creato dagli Antoniani in Brescia dove poi si impiantò la Cavallerizza di via Cairoli, e riservata soprattutto ai malati di herpes o fuoco di S. Antonio. Ospedali come quello degli incurabili nacquero per la cura della sifilide. Ma solo il progresso della medicina, e la sensibilità sociale portarono a distinguere sempre più gli ospizi per poveri o anziani e per i viandanti, dagli ospedali come vennero chiamati esclusivamente per gli ammalati.


Gli studiosi sono d'accordo nell'assegnare al Settecento i primi sforzi di separare la malattia dall'indigenza e dare rilievo, nell'ospedale, alla vera e propria cura dei malati. Fra i primi ospedali a maturare in tal senso è quello di Chiari dove già nel 1811 il direttore Lelio Fabeni pubblicava un rapporto sui risultati medico-chimici ottenuti.


È nel sec. XVIII che la salute viene sempre più considerata un bene della società ed entra negli interessi dell'amministrazione pubblica anche se il sostegno viene ancora dalla beneficenza privata. Tale atteggiamento diventa determinante con la Rivoluzione Giacobina e nell'epoca napoleonica, quando alcuni nosocomi come quelli di Brescia, di Chiari, di Verolanuova ecc. vengono dichiarati ospedali nazionali e specie l'ospedale maggiore di Brescia venne potenziato con vasti incameramenti di beni ecclesiastici. Un rilancio dell'attività ospedaliera si ebbe con il decreto del 5 settembre 1806. Come ha rilevato Sergio Onger: «Con il decreto del 5 settembre 1806 veniva riformato l'intero sistema sanitario del Regno italico, creando commissioni mediche in tutti i dipartimenti, potenziando vecchie strutture ospedaliere, mobilitando l'apparato sanitario, facendo delle strutture igienico-sanitarie uno strumento della politica del consenso popolare. L'amministrazione generale della beneficenza pubblica veniva affidata al Ministero del culto, dove quattro ispettori generali, coordinati dal ministero, amministravano ciascuno uno dei circondari in cui era stato suddiviso il Regno. L'amministrazione e la tesoreria di tutte le istituzioni assistenziali delle città capoluogo venivano concentrate nella Congregazione di carità, composta dal prefetto, dal vescovo, dal presidente della Corte d'appello o dal prefetto della Corte di giustizia, dal podestà e da altri membri nominati dal viceré su proposta del ministro. Ogni Congregazione di carità era divisa in tre commissioni: ospedali, ospizi e orfanotrofi, elemosine».


Gli ospedali ospitavano, soprattutto, indigenti, spesso anziani, "stremati dalla miseria", in misura minore i cronici. Pochissimi gli interventi chirurgici. Solo alla fine del secolo XIX gli ospedali più moderni si aprirono ai paganti. Agli inizi dell'800 gli ospedali nel Bresciano erano tredici con circa 861 posti letto, uno ogni 354 abitanti. I due ospedali cittadini, l'Ospedale maggiore, per il ricovero dei maschi, e quello delle donne, con 350 posti letto il primo e 250 il secondo, detenevano da soli il settanta per cento dei posti, mentre i restanti erano suddivisi tra gli ospedali di Bovegno, Carpenedolo, Castrezzato, Chiari, Desenzano, Lonato, Orzinuovi, Palazzolo, Rovato, Salò e Verolanuova. Sono dati questi puramente indicativi, frutto di statistiche approssimative, ma soprattutto vincolate da una concezione vaga dei posti letto, dove capacità effettive e capacità potenziali venivano spesso confuse.


Ma, come ha rilevato Sergio Onger, evidente era la sperequazione tra città e territorio. Egli rileva come su un totale di 584, 474 - pari all'ottantuno per cento - erano collocati nei nosocomi cittadini. Nel territorio, solo Chiari, con quaranta ricoverati, e Salò con venti, potevano configurarsi come enti assistenziali di un certo rilievo; per contro, i sette ricoverati di Orzinuovi, in presenza di una disponibilità di quarantadue posti letto, si giustificano con l'importanza strategico militare del borgo, che aveva sempre potuto contare su un numero elevato di posti per far fronte a congiunture belliche, senza per questo essere in possesso di rendite sufficienti per l'assistenza ordinaria. Grazie anche ad interventi legislativi specie nel 1821 e 1823 e sebbene per decenni il numero degli ospedali non mutasse, il funzionamento degli stessi andò perfezionandosi, qualificando il servizio, consolidando il patrimonio, migliorando l'assistenza medica ed avvalendosi sempre più di volontariato e dell'opera preziosa di congregazioni religiose e, specialmente dal 1840, delle Ancelle della Carità, che in effetti monopolizzarono l'assistenza ospedaliera. Fra gli altri ordini e congregazioni religiose si distinsero i Cappuccini a Bovegno, i Fatebenefratelli a Vanzago, a Paratico e a Brescia, le Suore di Carità di Lovere a Lovere e Iseo (dal 1848), Castrezzato (1853), Nave (1896). Nel 1920 il numero delle suore ospedaliere negli ospedali del Bresciano saliva a 300. Come ha sottolineato Sergio Onger un ruolo importante assunsero le congregazioni religiose, specie femminili, all'interno degli ospedali. Assolsero ad una funzione ambivalente nella cura della malattia, grazie alla loro posizione strategica di raccordo tra potere clericale e potere medico, tra l'antico concetto di carità cristiana e quello moderno di medicalizzazione. Quanto invece al personale infermieristico durò fatica ad acquisire professionalità e particolarmente per quello dei piccoli ospedali vennero introdotti regolamenti interni atti a disciplinare le modalità di reclutamento e le mansioni del personale, rendendo omogeneo il trattamento e dando maggior garanzia e tutela ai lavoratori. Agli inizi dell"800 gli ospedali nel Bresciano sono, come già detto, tredici. Quelli di Bovegno, Chiari, Salò e Verolanuova accoglievano malati forestieri, mentre gli altri limitavano l'assistenza agli abitanti del Comune. In complesso i posti letto erano 861, uno ogni 354 abitanti. Il ripetersi di epidemie (tifo petecchiale, colera) e un risveglio dello spirito di carità e di beneficenza sollecitarono via via altri come Manerbio, Montichiari, Travagliato, Leno a chiedere autorizzazioni governative per cui nel 1844 gli ospedali bresciani erano saliti a 18. Non mancarono anche i miglioramenti edilizi sia nel capoluogo come nel territorio mentre nuovi ospedali (Travagliato, opera del Vantini, Manerbio, Pontevico) entrarono in funzione tra il 1830 e il 1840. Guglielmo Menis raggruppa in tre categorie i tredici ospedali esistenti nel 1835. Nel decennio seguente l'assistenza faceva un salto di qualità con l'entrata negli Ospedali delle Suore Ancelle della Carità. Al potenziamento dell'ospedalizzazione danno incremento malattie endemiche come la pellagra, la malaria e le epidemie come il tifo petecchiale e il colera. Altra spinta venne dalle guerre risorgimentali che portarono alla creazione sia pure temporanea di numerosi ospedali militari e di un'Ospedale militare permanente (v. Ospedali Militari). All'atto dell'unificazione nazionale, nel 1859, gli ospedali bresciani erano saliti a 21. Come scrive Sergio Onger "oltre all'Infermeria Rizzieri di Breno, fondata nel 1848, ed entrata a far parte dei nosocomi del Bresciano con l'aggregazione della Valle Camonica alla provincia di Brescia, erano sorti altri tre nuovi istituti: l'Ospedale di Vanzago a Paratico sul lago d'Iseo, aperto nel 1850 e diretto dai Fatebenefratelli, con il compito di accogliere i poveri infermi di otto comuni limitrofi; l'Ospedale di Remedello Sopra sorto per iniziativa del parroco Giovanni Battista Vertua; l'Ospedale Monauni di Coccaglio, per il ricovero e la cura dei malati poveri del comune, istituito nel 1858, ma funzionante solo dal 1862. Escluso il Manicomio provinciale con 184 posti, i ventitré ospedali bresciani avevano ora 880 posti letto di cui 371, pari al quarantadue per cento, in città, 509, corrispondenti al cinquantotto per cento, nel territorio. Il numero complessivo di posti letto non era sostanzialmente cambiato rispetto al 1808, subendo anzi una diminuzione nel rapporto con la popolazione, giustificabile solo in parte dall'aggregazione della Valle Camonica, mentre si era fortemente modificato il rapporto tra città e campagna. Alla fine degli Anni Settanta si erano aggiunti quelli di Gardone V.T., Gottolengo (1863), Pisogne (1876) e Rudiano ai quali, nel ventennio seguente, si aggiunsero quelli di Bagnolo M., Darfo, Edolo, Ghedi, Gussago, Nave, Pezzaze, Quinzano, Verolavecchia, mentre nel 1573 cessava le funzioni quello di Vanzago. Nel 1901 venne avviata la costruzione dell'ospedale di Darfo, nel 1902 quella dell'Ospedale dei Bambini Umberto I, nel 1903 quella di Gargnano, e nel 1905 quella di Pontedilegno mentre nel frattempo in ragione soprattutto anche della legge sanitaria Crispi del 22 dicembre 1888 e di quella di riforma delle opere pie del 1890, ma soprattutto del diffondersi dell'iniziativa e carità privata, che andò moltiplicando ricoveri vecchi, orfanotrofi, l'Ospedale andò assumendo sia pure lentamente la sua distinta natura di luogo di cura di malattie acute.


Sergio Onger ha situato alla fine del secolo l'allargarsi del divario fra gli ospedali dotati di tecnologie con efficienti sezioni chirurgiche e gli ospedali ricovero di molti comuni del territorio. Gli ospedali moderni si aprivano ad un nuovo malato, quello pagante, entrando in concorrenza con le cliniche private. La fama del medico primario ed il decoro degli ambienti ospedalieri diventavano il nuovo biglietto di presentazione per il nosocomio alla ricerca di clienti. Nel 1914, all'Ospedale di Chiari, il primo in provincia ad essere dotato nel 1910 di una moderna struttura a padiglioni, oltre il dieci per cento dei ricoverati era pagante. Al contempo attenzioni sempre più intense venivano dedicate alla maternità e alla pediatria. Una statistica fa salire da 23 ospedali (con 880 posti letto) nel 1861 a 39 ospedali (2231 posti) nel 1920. L'insufficienza degli ospedali e a volte anche di imprenditorialità portarono nel frattempo alla creazione di case private fra le quali a Brescia: Ancelle della Carità di Mompiano, Casa di cura Fatebenefratelli, Casa di cura Villa Bianca, Casa di salute femminile Moro, Clinica Figlie di S. Camillo, Istituto Suore Maestre S. Dorotea, Poliambulanza, Villa di salute Fatebenefratelli; a Castegnato: Casa di cura delle suore del Beato Capitanio; a Desenzano del Garda: Clinica Elioterapica dr. A. Magrassi; a Gardone Riviera: Casa di cura "Villa Gemma" - Casa di cura "Villa Incanto" - Convalescenziario Elisabetta; a Fasano del Garda: Villa delle Rose; a Lumezzane: Poliambulanza Serafino Gnutti; a Vestone: Sanatorio infantile di Valledrane.


La situazione ospedaliera rimase fluttuante fino agli anni Sessanta, quando, dopo ampi dibattiti, la Regione Lombardia affrontò il problema di una sempre più ampia riforma. L'Assessorato Regionale alla Sanità della Lombardia avanzava alle comunità locali oltre che alla Giunta e al Consiglio Regionale una serie di proposte per risolvere in modo corretto i problemi della rete ospedaliera bresciana. Tali proposte si possono sinteticamente riassumere in queste più importanti indicazioni: Ente ospedaliero (regionale) «Spedali Civili» di Brescia: gestisce l'ospedale generale regionale che incorpora le funzioni pediatriche specializzate, svolte attualmente dall'Ospedale dei Bambini di Brescia; incorpora l'ente ospedaliero «Feltrinelli» di Gargnano e gestisce il relativo ospedale zonale per lungodegenti e convalescenti;


Ente ospedaliero (provinciale) «Ospedale Umberto I»: realizza il nuovo ospedale generale provinciale a servizio della zona sud del comprensorio del capoluogo e transitoriamente gestisce le funzioni pediatriche in attesa della loro incorporazione nell'ospedale civile;


Ente ospedaliero (provinciale) di Chiari-Rovato: nasce dalla fusione degli Enti Ospedale «Mellini» di Chiari e Ospedale Civile «Spalenza» di Rovato e gestisce transitoriamente i due ospedali, peraltro unificando le funzioni analoghe;


Ente ospedaliero (provinciale) di Desenzano-Lonato: nasce dalla fusione degli Enti «Ospedaliero Civile» di Desenzano e «Sanatorio Villa dei Colli» di Lonato e gestisce l'Ospedale generale provinciale per lungodegenti e convalescenti di Lonato;


Ente ospedaliero (provinciale) di Breno-Darfo: nasce dalla fusione dei due enti Ospedale Civile «Rizzieri» di Breno e «Ospedale Civile» di Darfo e gestisce transitoriamente i relativi ospedali, unificando le funzioni analoghe; l'ente ospedaliero darà luogo alla costruzione del nuovo ospedale generale provinciale della Valle Camonica in sostituzione dei due esistenti;


Ente ospedaliero (provinciale) di Gavardo-Salò: nasce dalla fusione dei due enti «La Memoria» di Gavardo e «Ospedale Civile di Salò» e gestisce i relativi ospedali unificando le funzioni analoghe; l'ente ospedaliero darà luogo alla costruzione del nuovo ospedale generale provinciale a servizio delle due aree e della Valle Sabbia e in sostituzione dei due ospedali esistenti;


Ente ospedaliero (provinciale) di Leno-Manerbio-Pontevico: nasce dalla fusione dei tre enti «Ospedale Civile» di Leno, «Ospedale Civile» di Manerbio, e Ospedale «G. Ruffoni» di Pontevico; l'ente ospedaliero, nell'arco di tempo per l'attuazione del piano, dovrà unificare le funzioni analoghe attualmente svolte dai tre ospedali;


Ente ospedaliero (zonale) di Orzinuovi-Soncino: nasce dalla fusione di due enti «Tribandi-Pavoni» di Orzinuovi e «S. Spirito» di Soncino e gestisce i relativi ospedali generali zonali, unificando le funzioni analoghe. L'ente ospedaliero darà luogo alla costruzione del nuovo ospedale in sostituzione dei due esistenti;


Ente ospedaliero (zonale) di Montichiari-Castiglione delle Stiviere: nasce dalla fusione dei due enti «Ospedale Civile» di Montichiari e Ospedale Civile «S. Pellegrino» di Castiglione e gestisce transitoriamente i relativi ospedali generali zonali, unificando le funzioni analoghe; l'ente ospedaliero darà luogo alla costruzione del nuovo ospedale zonale in sostituzione dei due esistenti;


Ente ospedaliero (zonale) «Ospedale Civile» di Iseo: gestisce il relativo ospedale generale zonale;


Ente ospedaliero (zonale) di Palazzolo-Calcinate: nasce dalla fusione dei due enti «Ospedale Civile» di Palazzolo e Ospedale «Passi» di Calcinate (Bergamo) e gestisce momentaneamente i relativi ospedali generali zonali, peraltro unificando le funzioni analoghe;


Ente ospedaliero (zonale) «O.P. Fondazione Giamboni» di Edolo: gestisce il relativo ospedale generale zonale; Ente ospedaliero (zonale) di Gardone Val Trompia: gestisce il relativo ospedale generale zonale;


Ente ospedaliero (zonale) «O.P. Feltrinelli» di Gargnano: viene incorporato dall'ente ospedaliero «Spedali Civili» di Brescia che gestisce l'ospedale zonale per lungodegenti e convalescenti;


Ente ospedaliero (regionale) S. Corona di Milano: gestisce l'ospedale provinciale per lungodegenti e convalescenti di Fasano di Gardone Riviera;


Ospedale generale zonale S. Orsola di Brescia, gestito dall'Ordine religioso Fatebenefratelli.


Cessano le attività di tipo ospedaliero le infermerie di Adro, Lonato, Pisogne, Verolanuova, Gussago, e le altre strutture pubbliche che attualmente le svolgono. Nell'ambito ospedaliero ed assistenziale ai malati di Aids oltre al reparto dell'Ospedale civile venne inaugurato il 14 dicembre 1992 in via Lazzaretto, per iniziativa di madre Eugenia Menni, superiora generale delle Ancelle della Carità, la Casa famiglia "Nuova Genesi", aperta dal gennaio 1989 in via Moretto. Altro notevole progresso si ebbe con le nuove strutture destinate ai malati di mente. Fra esse da sottolineare l'attività dell'Istituto S. Cuore (ai Pilastroni) dove fra l'altro il 18 marzo 1991 veniva inaugurato il piccolo villaggio Pampuri.


ADRO. Del Barba - Maselli - Dandolo. L'idea della costruzione dell'Ospedale prese forma grazie ad un lascito di capitali ed immobili in favore della Congregazione di Carità di Adro avvenuto in data 13 aprile 1888 da parte di Pietro del Barba di S. Pancrazio, e successivamente, il 9 marzo 1893 da un lascito di Alessandro Compagnoni, dall'acquisto di un fabbricato da parte del conte Dandolo e dal lascito del 31 gennaio 1904 della contessa Ermellina Maselli Dandolo ( + 1908). L'edificio ristrutturato su progetto di Costantino Maselli e poi dell'ing. Zanetti di Brescia, incominciò a funzionare il 1 ° agosto 1909. Il 25 giugno 1915 veniva eretto in Opera Pia e il 31 agosto 1915 in Ente morale. Passato all'Ente Comunale Assistenza (E.C.A.) istituito nel 1937, l'Ospedale declassato ad "Infermeria acuti" venne da esso decentrato ed infine, nel 1972 in seguito alla riforma ospedaliera del 1968 soppresso e trasformato in Centro Sociale di Assistenza Aperta Del Barba - Maselli - Dandolo con lo scopo di "dedicarsi prevalentemente all'assistenza morale e materiale delle persone anziane".


ALFIANELLO - Ricovero Ospedale Charitas. Già previsto dal testamento di don G.B. Tira del 30 agosto 1873, ma poi non attuato, venne realizzato nel 1912 per iniziativa del parroco don Giovanni Volpi in una costruzione eretta accanto alla chiesetta di S. Giovanni. Più che ospedale fu ricovero per anziani, anch'esso chiuso nel 1983. BAGNOLO M. - "Civile". Fondato nel 1887 dall'Arciprete don Lorenzo Gervasi nell'edificio di un antichissimo ospizio o xenodochio e come continuazione dell'infermeria dei pellagrosi. Eretto in Ente morale nel 1902; nel 1919 venne aggiunto un reparto cronici e nel 1951 un reparto maternità. Venne abolito nel 1970.


BAGOLINO - Pio Ospedale dei poveri "S. Giuseppe". Venne aperto nell'ex Convento di Bagolino fondato nel sec. XVI dalla beata Lucia Versa Da Lumi. Abbandonato in seguito ad un incendio avvenuto il 30 ottobre 1779 venne ristrutturato dal Comune che nel 1785 lo trasformò in un Pio Ospitale dei poveri, ospitando in seguito anche il Pio luogo di Carità, l'Istituto Scolastico ed un piccolo orfanotrofio. Funzionò poi come Ospedale Ricovero per lunghi anni, affidato fin dal 1895 alle Ancelle della Carità. Durante la P Guerra mondiale accolse i soldati feriti ed ammalati. Nel 1949 venne attrezzato di reparti di medicina, chirurgia, ostetricia, di gabinetto radiologico e di servizio di otorinolaringoiatria. Risistemato di nuovo nel 1969, nel 1974 fu destinato solo a casa di riposo. BEDIZZOLE - "dei cronici". Venne aperto nella sede dell'ex municipio grazie ai lasciti disposti da Bortolo Fantoni in favore dei poveri infermi e degli anziani.


BIENNO - Progettato nel 1897 non venne mai realizzato.


BORNO - Villaggio sanatoriale, v. Sanatori.


BOVEGNO - "S. Giovanni". Risale al 1606 un lascito di Zenone Brentana, ma è nel 1660 che Giovanni Brentana di Bovegno fonda un piccolo ospedale al Piano di Bovegno che doveva essere retto e condotto secondo le regole degli incurabili di Brescia, al quale anzi ne affidava la tutela. Il 6 aprile 1873 venne eretto in ente morale con la denominazione "Ospedale S. Giovanni". Il 9 marzo 1939 l'ospedale venne classificato come infermeria cronici; nel 1957 venne trasformato in casa di Riposo S. Giovanni.


BRENO - "Civile" Agostino Rizzieri. Finanziato grazie al lascito avvenuto (1831) da parte dell'avvocato Carlo Bassanesi, di Marianna ed Erminia Ronchi ed infine del notaio Agostino Rizzieri, che morendo il 16 novembre 1849 lasciava una rilevante somma, venne aperta nel 1850 l'Infermeria Rizzieri e poi l'Ospedale il cui statuto organico approvato il 29 aprile 1871 fu rinnovato nel 1904. Grazie a nuovi lasciti (Taglierini, Bertoletti, Marietta Ronchi), venne eretto (1930-1932) su progetto dell'ing. Giovanni Montiglio il nuovo edificio. Nel 1937 l'ospedale venne affidato all'Eca. Nel 1954 lo si poté ampliare grazie all'intervento di Filippo Tassara. Di nuovo ingrandito nel 1960, nel 1968-1971, nel 1975 viene inglobato nell'Ente Ospedaliero Breno-Darfo, fino a cedere il passo al nuovo ospedale di Valcamonica con sede ad Esine inaugurato nel 1993.


CALCINATO - "dei cronici".


CALVISANO - S. Cristina. Aperto assieme ad un ricovero per anziani nel 1906 per iniziativa del parroco don Moretti con il sostegno di alcuni benefattori della zona, quale «ospedale-ricovero» allo scopo di accogliere infermi, disadattati, indigenti, venne amministrato dalla locale Congregazione di carità in gestione separata; ente morale dal 1936, la sua gestione amministrativa è ora passata al Comune (tramite commissione), ed è divenuto casa di riposo mantenendo tuttavia la vecchia denominazione.


CARPENEDOLO - "Civile". Fondato con l'orfanotrofio grazie al lascito in data 15 aprile 1653 di Diodato Laffranchi e aperto nel 1645. Arricchito di numerosi lasciti, venne nel 1853 affidato alle suore Ancelle della carità. Ampliato nel 1858, 1866, nel 1899, nel 1939 venne trasformato in casa di riposo.


CASTREZZATO "Maggi". Avviato in seguito al lascito di Camillo e Alessandro Maggi registrato il 27 novembre 1767 e potenziato da altre donazioni venne fondato nel 1774 ma aperto effettivamente solo nel 1812. Venne ampliato dal 1828 al 1840 e ancora nel 1846. Amministrato dalla locale Congregazione di carità, dal 1920 la scelta dei membri d'amministrazione spettò al consiglio comunale; dal 1968 è casa di riposo.


CHIARI - "Mellino Mellini". Fondato come "Ospedale per i poveri", fu realizzato grazie ai larghi lasciti destinati da Mellino Mellini con testamento del 24 marzo 1661. Le difficoltà intervenute riguardo agli usufrutti, costrinsero a protrarre di alcuni decenni l'apertura dell'ospedale che ebbe luogo nel 1714. In questa data vennero allestite alcune sale provvisorie cui si aggiunsero nel 1715 l'infermeria (in casa Mellini) e la cappella e nel 1720 una farmacia. Crescenti esigenze imposero all'amministrazione la costruzione di una nuova sede realizzata, nel 1756-1763, su progetto dell'arch. Antonio Marchetti che prese ad esempio l'ospedale di S. Luca di Brescia. Con decreto del 19 novembre 1797 l'Ospedale venne dichiarato "Nazionale". Ulteriori ampliamenti e trasformazioni vennero apportate, su progetto dell'arch. Luigi Donegani nel 1830, completati da Rodolfo Vantini nel 1840 con nuovi locali. Modifiche vennero apportate ancora nel 1883 fino a quando nel 1903 veniva decisa la costruzione su progetto dell'arch. Luigi Arcioni, di un nuovo edificio occupato nel 1910. Nuovi radicali interventi vennero apportati nel 1963. Intanto i letti disponibili passarono dai 12 del 1718 agli 80 del 1813, ai 180 del 1942. COCCAGLIO - "Civile" Ospedale Monauni. Fondato nell'agosto 1858 come infermeria acuti dal lascito di Gaspare Monauni, con la denominazione di Ospitale civile, amministrato dalla Congregazione di carità unitamente al Pio monte grano. Dal 1945 venne dotato di una propria amministrazione insieme al Ricovero. Nel 1974 venne ridotto a sola casa di riposo.


DARFO - "Civile". Ha origine dal testamento del 3 marzo 1866 di Bortolo Dangolini che incaricava la Congregazione di carità di Darfo di adattare la casa dello stesso Dangolini ad ospedale per i malati di Darfo, Angolo, Gorzone ed Erbanno. Due anni dopo l'Ospedale Dangolini, eretto in ente morale, divenne Ospedale civile; dopo altri due anni mutò nuovamente denominazione assumendo quella di Luoghi pii elemosinieri ed Ospitale di Darfo. Negli anni antecedenti la prima guerra mondiale le mutate esigenze assistenziali portarono alla costruzione prima ed all'ampliamento poi del nuovo «Ospitale», così nominato dal 1878. Fra le due guerre, e precisamente nel 1930-31, venne creato il nuovo reparto sanatoriale femminile, mentre nel 1933 si ebbe un ulteriore ampliamento. Nel 1938-1939 si verificarono prima l'accentramento e poi il decentramento dall'Eca con la denominazione di infermeria acuti, mentre nel 1947 l'istituzione fu classificata nuovamente ospedale. Divenuto Ospedale generale di zona il 30 giugno 1968, la sua fusione con Breno, avvenuta nel 1975, portò alla creazione dell'attuale Ente ospedaliero di Breno e Darfo.


DARFO - "Civile e Luoghi Pii". Costituito attraverso un legato di ignota fondazione (Pio Vecchio) e dai legati Alberzoni del 1815 e Negri del 1816. Ospitava infermi, poveri dei comuni di Darfo, Angolo, Erbanno e Gorzone, e sussidiava in denaro, sale e pane, i poveri e gli infermi di Darfo. Lo statuto organico venne approvato il 24 agosto 1877.


DESENZANO - Civile. Antico ospedale-ricovero, assunse caratteristiche di Ospedale nel 1905. L'edificio venne completato nel 1927-1929. Nel 1942 contava 116 posti letto. Conglobando l'Ospedale di Lonato venne completamente costruito a Montecroce dal 1966 e inaugurato l'8 gennaio 1978. Capace di 725 posti venne completato negli anni '80.


EDOLO - "Civile". Istituito per testamento di Domenico Giamboni e di altre donazioni (Calvi, Folonari, Serini) in favore dei poveri infermi di Edolo e di Mu venne eretto in Corpo Morale con D.R. 15 marzo 1883. Arricchito di nuovi lasciti. Venne completamente ricostruito nel 1964 ed inaugurato nel 1973.


ESINE - v. Esine.


FASANO - "S. Corona". v. Pio Istituto S. Corona.


GAMBARA - "D. Cusi". Promosso nel 1925 dall'ing. Cesare Allegri come Ricovero per anziani, fu realizzato in gran parte grazie alla munificenza di Dante Cusi emigrante in Messico. In seguito venne dotato di un reparto maternità e di un'infermeria e perciò considerato ospedale.


GARDONE RIVIERA - "S. Corona". v. Pio Istituto S. Corona.


GARDONE V. T. - "Ospedale ricovero". Fondato nel 1854 da Giovanni B. Consoli, venne ricostruito nel 1899 ma poté essere meglio attrezzato nel 1902 grazie all'elargizione testamentaria predisposta da Gabriele Beretta. Negli anni 1920-21 venne ampliato e reso più funzionale, soprattutto per ricordare i caduti di guerra. Un nuovo edificio venne costruito su progetto dell'ing. Sam Quilleri dal 1960 con capacità di 315 posti e quattro primariati. Nel 1993 in luogo del reparto di Pediatria venne mantenuto il nido e il day hospital per bambini. Un potenziamento ed ampliamento venne avviato nel dicembre 1993.


GARGNANO - "Feltrinelli". Fondato con atto del 6 giugno 1913 da mons. Pietro Feltrinelli e dai fratelli comm. Giacomo e ing. Giuseppe per onorare il cav. Angelo Feltrinelli. La struttura, in grado di ospitare 24 ricoverati, era composta anche di una casa di riposo e disponeva di capitali di 400 mila lire. Nel primo dopoguerra venne riconosciuto come infermeria, finché nel 1954, con la separazione del ricovero, ridiventò ospedale. Nel 1974 venne unito all'Ente Ospedaliero Spedali Civili di Brescia.


GAVARDO - "La Memoria". Già progettato nel 1905 venne inaugurato come ricovero ospedale "La Memoria" in onore dei caduti di guerra. L'ospedale venne requisito nel maggio 1944 per funzionare come ospedale della marina militare della repubblica di Salò (Xa Mas), trasportatovi da La Spezia. Nel 1971 venne costituito un Consorzio con l'Ospedale di Salò per la realizzazione di un grande complesso ospedaliero per il quale fu scelta un'area a Roé Volciano. Questo progetto non venne mai realizzato.


GHEDI - "Comunale". Promosso il 29 aprile 1812 da un gruppo di cittadini, utilizzando i fondi del Consorzio dei poveri e del legato Bonacina, venne aperto solo nel 1873. Un nuovo edificio venne costruito nel 1900 su disegno dell'arch. Carlo Melchiotti. Cessato il reparto maternità e in funzione quale infermeria cronici, fu trasformato nel 1973 in Casa di riposo.


GOTTOLENGO - "Civile". Aperto nell'ex convento S. Girolamo nel 1863 grazie alla donazione delle sorelle Rosa e Elisabetta Rodella e l'ulteriore concorso di altri lasciti; all'ospedale fu destinato come sede il soppresso convento dei padri carmelitani di S. Girolamo. Eretto poi in ente morale, in esso dal 1881 prestarono la loro opera le ancelle di Brescia. Dal 1971 l'ospedale è ridotto a pensionato lungodegenti.


GUSSAGO - "Paolo Richiedei". Fondato con testamento di Paolo Richiedei del 1° aprile 1860 per i poveri ammalati del Comune, venne iniziato nel 1882 nella Villa Richiedei. Gli avvenimenti seguenti legati alla legge sulle opere pie (1890) e all'istituzione dei podestà (1926) portarono a successive modifiche nella composizione della commissione amministrativa, fino a quando, nel 1930, si ebbe un'amministrazione autonoma dell'ospedale e del ricovero, la cui attuale sede è ancora quella primitiva.


ISEO - "Civile Cacciamatta". Aperto nel 1828 nell'ex convento francescano per iniziativa dei fratelli Andrea e Angelo Bordiga e destinato ai poveri del Comune. Venne ricostruito nel 1866 su un'area di 2.000 mq. grazie al legato Ambrogio Cacciamatta. Nel 1877 venne dotato di statuto organico e regolamento. Nel 1929 per iniziativa del presidente Battista Paroletti venne promossa una sottoscrizione che permise di realizzare una prima ristrutturazione e l'apertura, nel 1935, di un reparto maternità e di una sala operatoria. Tra il '50 ed il '60 sotto la presidenza Nembri venne costruito un «nuovo» ospedale, e nell'aprile del '70 iniziarono i primi ricoveri nella nuova ala fatta erigere dal consiglio di amministrazione, presidente Giuseppe De Rossi. Successivamente, sotto la presidenza di Sergio Tonti si giunse alla ristrutturazione dell'ala vecchia (quella del convento) che venne riservata ai reparti di medicina e agli uffici. Nel 1975 venne arricchito di un moderno reparto di cardiologia. Nuovo restauri vennero attuati nel 1979.


LENO - "Civile". Promosso dalla Congregazione di Carità ed eretto con decreto governativo del 27 febbraio 1824 venne ospitato nelle case Prevosti e Serena adattate all'uopo dal 1837 al 1849. Attrezzato in seguito di bagni per la cura dei pellagrosi (nel 1881 il Comune ne aveva censiti 500), dal 1872 vi prestarono opera le ancelle della carità. Dal primo dopoguerra l'ospedale decadde sino a ridursi a piccola infermeria, e poté sopravvivere tra le due guerre allestendo un reparto sanatoriale distaccato dal Consorzio antitubercolare provinciale. Ampliatosi nel secondo dopoguerra, con l'allestimento di numerosi nuovi reparti, e ristrutturato per far fronte alle sempre più ampie incombenze, dal 1968 è classificato Ospedale generale di zona; retto da un consiglio d'amministrazione con membri eletti dal consiglio provinciale di Brescia, dal consiglio comunale di Leno e da due rappresentanti gli interessi originari dell'ente, con gli enti ospedalieri di Manerbio e Pontevico ha dato recentemente vita all'Ente ospedaliero di Leno-Manerbio-Pontevico. Venne restaurato ed ampliato nel 1957 e nel 1973.


LONATO - "Civile" "Ospitale di Lonato dei beni della Confraternita di S. Maria del Conio" (1600-1874); "Ospitale Civile e sanatoriale e luoghi pii uniti (1897-1960); "Ospedale civile e luoghi pii". L'ospedale nacque il 25 luglio 1600, quando la confraternita dei disciplini accettò l'incarico di portare a termine la costruzione dell'ospedale e di gestirlo. Con questo accordo tra la confraternita ed il consiglio generale del Comune si diede vita ad una vera e propria attività ospedaliera e si poté usufruire di una sede più idonea, collocata nelle vicinanze della chiesa del Corlo. Nel 1797 furono ceduti all'ospedale di Lonato i beni sia della confraternita di S. Maria del Corlo che quelli della Confraternita del Suffragio, e quelli della confraternita del Rosario e dell'ex capitolo di S. Giovanni Battista. Nel 1978, abolito l'ospedale, il suo patrimonio (con la chiesa del Corlo) venne ceduto alla Casa di riposo. Lonato - Ospedale dei Colli. Inaugurato nel 1959 per ospitare i reparti sanatoriali prima annessi all'Ospedale civile, venne costruito su progetto dell'ing. Antonio Lechi e del geom. Cesare Comencini sulle colline ad est del paese. Chiuso il sanatorio venne adibito a ospedale civile, lungodegenza e riabilitazione fisioterapica.


MANERBIO - "Civile". Promosso grazie ai lasciti (1821) del nob. Gabriele Bargnani, Giovan Travaglia e don G.B. Barbi, cui si aggiunsero altri benefattori. La costruzione fu autorizzata nel 1831 e realizzata su progetto dell'arch. Antonio Vigliani, ultimato nel 1841. Il 29 agosto 1844 venne affidato alle Ancelle della Carità. Avendo ricevuto il sostegno di numerosi benefattori, nel gennaio 1940 veniva inaugurato un nuovo edificio che nel 1944 ospitò, causa i bombardamenti, i reparti dell'Ospedale Civile di Brescia. Venne ampliato nel 1954-1955. Dal 1969 venne costruito un nuovo imponente edificio inaugurato nel 1983. Nel 1994 venne avviata una nuova ampia ristrutturazione per ospitare la Medicina generale e la Cardiologia, trasferiti dall'Ospedale di Leno.


MAZZANO - "Curlè".


MONTICHIARI - "Civile". A seguito della attività assistenziale già presente da secoli, un ospedale per infermi poveri venne avviato dalla Deputazione Comunale nel 1821 nella chiesa di S. Rocco ed aperto il 25 giugno 1838. Dopo ristrutturazioni ed ampliamenti il 6 dicembre 1986 veniva inaugurato il nuovo ospedale costruito su progetto dell'arch. Carlo Casati. Secondo lo Schivardi esisteva ab antiquo a Montichiari una casa chiamata «Ospitale vecchio», adibita ad alloggio di vecchi infermi e mantenuta da un piccolo sussidio annuo concesso dai pii luoghi elemosinieri, i cui fondi crebbero per effetto di alcuni lasciti. Nel 1771 numerosi lasciti portarono alla fondazione F. Parma, preludio al vero e proprio ospedale civile, il quale iniziò a funzionare soltanto nel 1832 nei locali della soppressa chiesa di S. Rocco, sotto la direzione di Bartolomeo Castelli. Le successive trasformazioni sono difficilmente documentabili per la mancanza di fondi archivistici anteriori al 1945, andati per buona parte distrutti. Scorporato dall'Eca nel 1939 e retto da una amministrazione autonoma è stato dichiarato dal 1968 Ente ospedaliero di Montichiari, Ospedale generale di zona. Nel 1993 vennero realizzati duecento posti letto in più con l'intenzione di farne il secondo polo sanitario della provincia oltre a posti per la riabilitazione di midollolesi.


NAVE - "Civile". Un ospedale moderno risale soprattutto all'iniziativa dell'arciprete di Nave Pederzini ed al lascito di Pietro Ghio, morto nel 1884, che allo scopo legò denaro ed una casa, divenuta sede dell'ospedale. Fu eretto ente morale nel 1888 ed aperto nel 1890 con personale laico in servizio, dal 1896 fu affidato invece alle suore della b. Capitanio di Lovere. Al patrimonio dell'ente sì aggiunsero in seguito numerose altre sostanze, dovute a legati testamentari, che diedero così continuità all'istituto, divenuto comunque già nel secondo dopoguerra ospizio cronici (in relazione alla sua precipua attività). Vennero assorbite nell'ente anche le ultime esigue rendite di un antico ospizio, sito a Monteclana. Proposte avanzate nel 1993 vorrebbero creare a Nave un "day hospital". ORZINUOVI - "Tribandi-Pavoni". Già nel 1400, secondo il Codagli, ad Orzinuovi era attiva una "Ca' Grande" come ospizio, lazzaretto, ecc. Secondo lo stesso nel 1402 venne eretto l'Hospitale dei poveri nel "quadro Bagnuolo" (tra le attuali via Roma e via Cavour). La Repubblica di Venezia vi istituì un ospedale militare detto di S. Marco. Dal 1772 venne trasferito nel convento di S. Domenico, trasformato a partire dal 1833 e ancor più nel 1898 quando l'ospedale incominciò ad assumere l'attuale struttura con due sale di degenza di 35 posti. Nel 1929-1930 vennero aggiunte le due grandi ali laterali che consentirono di innalzare la ricettività di 100 posti letto. Ampliato ancora nel 1936-38 venne completato di un reparto maternità, un laboratorio di ricerche cliniche, un reparto di terapia fisica e in seguito di reparti di accettazione, operatori, pediatria, ambulatori ecc. La sopravvivenza dell'Ospedale è stata messa in discussione nel 1993.


PALAZZOLO - "Civile". In epoca moderna, tra gli interventi assistenziali a sostegno degli infermi indigenti si segnala in Palazzolo, durante il sec. XVIII, un «ricovero» dotato di qualche letto e allestito con lasciti testamentari di Giuseppe Galignani e di una Giovannina Rondi, scomparsi nel 1770. Sul finire del secolo, grazie ad ulteriori rendite, si iniziò la costruzione di un fabbricato più vasto e più rispondente alle esigenze, ultimato nel novembre 1796, ma danneggiato nei disordini seguiti all'occupazione francese e riorganizzato qualche anno dopo. L'ospedale, ultimato nel corso di alcuni anni e fornito di una dozzina di letti, ebbe amministrazione propria sino al 1862, quando per disposizione governativa l'amministrazione venne unita a quella della locale Congregazione di carità. Successivamente ampliato, con l'apertura di nuovi reparti (maternità, bagni per pellagrosi, radiologia, poliambulanza, ecc.) e l'ammodernamento delle strutture, danneggiato più volte dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, è stato ricostruito negli anni seguenti, e potenziato ulteriormente. Con recente atto regionale é sorto l'Ente ospedaliero di Calcinate-Palazzolo, ma la situazione al riguardo appare ancora piuttosto fluida e non esclude ulteriori modifiche, o addirittura la sua abolizione già prospettata nel 1993. Paratico. v. Vanzago, Ospedale.


PEZZAZE - "Bregoli". Eretto come «ospitale dei poveri» per lascito di Angelo Bregoli (morto il 16 dicembre 1849). L'ospizio venne così ricavato da uno degli immobili lasciati dal Bregoli, opportunamente ristrutturato, e la pia opera ebbe il suo nome. Il consiglio d'amministrazione fu composto da un membro della famiglia del testatore, dal cappellano della chiesa di Mondaro e dall'arciprete, cui si aggiunsero altri due membri del consiglio municipale. Sino al 1908 il servizio venne prestato da laici, indi dalle suore ospedaliere; ma per lungo tempo gli interventi precipui furono indirizzati all'assistenza domiciliare, sinché nel 1935 si iniziò vera e propria attività di ricovero per anziani, grazie anche al sostegno di donazioni, lasciti e legati giunti nel frattempo. Ente morale dal 1937, ha recentemente assunto denominazione di casa di riposo, pur conservando l'intitolazione al fondatore. PISOGNE - "Civile" S. Nicolò. Costituito nel 1876 incominciò a funzionare come ente morale il 10 ottobre 1880 accogliendo gli ammalati poveri affetti di malattia acuta e, a spese del comune, gli ammalati di epidemie e contagi. Venne ospitato nell'ex convento degli Agostiani.


PONTEDILEGNO - "Carettoni". Costituito nel 1797 grazie ad un legato del cav. Giacomo Carettoni. Dopo l'Unità altre due donazioni, quella di Bortolo Carettoni (1875) e quella di Maddalena Bulferetti (1882), ampliarono considerevolmente le sostanze dell'Opera pia Ragazzi e Carettoni, affidata alla Congregazione di carità. Nel 1905 un ulteriore lascito di Giacomo Carettoni permise la costruzione di un nuovo ospedale. La soppressione, nel 1937, della Congregazione di carità comportò il passaggio all'Eca di tutta l'amministrazione e di tutti i beni. Qualche anno dopo (1944) avvenne lo scorporo, riguardante soltanto le sostanze Carettoni e Bulferetti, mentre il legato Ragazzi rimaneva all'Eca. Nel 1943 l'Ospedale-ricovero venne eretto in ente morale e l'anno seguente avvenne il suo distacco dall'Eca. Nell'immediato dopoguerra l'Ospedale diventò, a seguito di delibera comunale, la Casa di riposo Carettoni, destinata all'assistenza degli anziani, effettuata dalle suore del Sacro cuore.


PONTEVICO - "Civile Caterina Gorno Ruffoni". Fondato grazie al lascito da parte della nob. Caterina Gorno ved. Ruffoni-Corbellini in data 6 luglio 1836 la quale donò un podere di 120 piò ed arredi domestici. Arricchito di altri beni donati dall'abate don Giovanni Bonaldi, dal nob. Paolo Giroldi, di don G.B. Cicognini e di molti altri. Venne costruito su progetto dell'arch. Pietro Pavia. Inaugurato il 23 ottobre 1842 venne successivamente ampliato. Smobilitato nel 1978, venne conglobato con quelli di Leno e Manerbio nell'Ente ospedaliero di Leno-Manerbio-Pontevico.


PONTEVICO - Istituto frenasteniche (v.).


PRALBOINO- "G. Longini". Creato nel 1912 grazie alla volontà di alcuni benefattori locali allo scopo di assistere cronici indigenti e divenuto più tardi ente morale, ha assunto funzione di casa di riposo gestita da una apposita commissione, in attesa di passare definitivamente al Comune.


QUINZANO d'O. - "Civile Giulio Padovani". Ne predispose la fondazione don Giovanni Bave con testamento del 14 aprile 1796 seguito da altri benefattori. Tentata nel 1812, la fondazione non poté essere realizzata fino all'anno 1879 quando poté usufruire di nuovi lasciti disposti dal conte Giulio Padovani. Eretto in ente morale il 29 febbraio 1880. Classificato come Infermeria acuti nel 1952, venne poi completamente soppresso.


REMEDELLO SOPRA - Ospedale "Civile". Nacque con il sostegno di alcuni benefattori locali e per iniziativa del parroco d. Giovanni Battista Vertua (fu parroco del paese dal 1836 al 1872), nella seconda metà del secolo scorso; amministrato dalla locale Congregazione di carità sino alla cessazione, sul finire del sec. XIX attivò un reparto per pellagrosi, continuando nel frattempo ad accogliere cronici e mantenendo un'infermeria per infermi indigenti. Fu soppresso nel 1927 e gli immobili, ristrutturati, furono adibiti poi a caserma dei carabinieri.


ROVATO - Civile o "Ettore Spalenza". Promosso dal Consiglio della Comunità di Rovato, nel 1762, attraverso una apposita commissione, venne approvato con decreto del Senato veneto il 27 agosto 1763. Ampliato nel 1763, anche grazie ad alcuni legati, nel 1811 accolse anche i malati cronici. Ampliato ancora dal 1813 al 1824 fu in grado di accogliere in media dieci malati al giorno. Con lascito di Ettore Spalenza avvenuto nell'anno 1886 poté acquisire piena indipendenza economica. Allo Spalenza venne intitolato nel 1940. Ampliato nel 1951 e classificato come ospedale civile, nel 1975 venne riunito in un unico Ente Ospedaliero con l'ospedale di Chiari. Negli anni seguenti dure resistenze si opposero tanto al suo ridimensionamento quanto naturalmente alla sua soppressione.


RUDIANO - "Grumelli". Casa di riposo, con una sala di maternità e di ricovero immediato.


SALE M. - "C. Tempini".


SALO' - Ospedale Civile. Fondato il 14 marzo 1395 a seguito del testamento di Zambellino Bolzato, nel corso dei secoli il patrimonio originario fu ampliato da lasciti e donazioni di privati. Le notizie relative alle successive vicende storiche sono assai frammentarie e non permettono una sufficiente ricostruzione della vita dell'ospedale. Eretto in ente morale nel 1862, esso amministrava anche le locali case di riposo maschile e femminile. Dopo lo scorporo di queste ultime, avvenuto nel 1970, attraverso la fusione con l'ospedale di Gavardo (1975) assunse la qualifica di Ente ospedaliero provinciale di Gavardo e Salò. Nel febbraio del 1980 l'ospedale di Gavardo è divenuto sede di unità sanitaria per la Val Trompia, staccandosi da Salò. Dotato nel 1970 di divisioni di medicina, chirurgia, ostetricia e ginecologia, ortopedia e traumatologia, otorinolaringoiatria, oculistica, pediatria, e servizi di anestesia, rianimazione e trasfusioni, di radiologia e terapia fisica e del laboratorio di analisi. Nel 1933 venne potenziato il Pronto Soccorso.


S. GERVASIO - "Civile". Funzionò come tale per breve tempo il Ricovero vecchi.


TRAVAGLIATO - "Civile". Grazie ad un lascito (1 maggio 1821) di Caterina Golini e ad altre elargizioni, venne costruito su disegno dell'arch. Rodolfo Vantini dal 1825 al 1837, fu ampliato dallo stesso architetto nel 1838. Nel 1942 aveva 42 letti.


VALCAMONICA - (Esine). Avviato nel 1979 da un consorzio fra Breno e Darfo è stato costruito dal 5 ottobre 1980 nella pianura a NO di Esine ad opera della Nuova Pignone di Firenze. Venne aperto ufficialmente il 7 dicembre 1992 con 450 posti destinati ai malati della media e bassa Valcamonica. Vi sono reparti di otorinolaringoiatria, pneumologia, ortopedia, rianimazione, medicina e chirurgia, oltre a servizi di pronto soccorso, radiologia e prelievi esterni.


VANZAGO - Istituito con testamento del I ott. 1846 di don Ambrogio Cacciamatta di Iseo e affidato ai Fatebenefratelli. Chiuso nel 1872, i beni vennero trasferiti all'Ospedale di Iseo.


VEROLANUOVA - "Civile". Fondato nel 1728 su iniziativa di Elisabetta Grimani Gambara, nel 1797 venne dichiarato ospedale nazionale e successivamente, verso il 1830, venne classificato ospedale provinciale di seconda categoria. Ricostruito nel 1864, nel 1880 divenne Ospedale Civile - Istituto Cronici. La fondazione dell'Ospedale civile viene attribuita alla contessa Elisabetta Grimani Gambara, che nel gennaio di quell'anno acquistò una casa con fondo che, ristrutturata all'uopo, volle divenisse sede dell'istituto; l'Ospedale divenne ben presto molto attivo, se nel 1736 il sac. Leandro Chizzola, arcidiacono della cattedrale di Brescia, poté trasmettere decreto d'approvazione e di licenza alla celebrazione della messa nella cappella e oratorio dello stesso, mentre nel secolo successivo il medico provinciale Menis lo dava tra gli ospedali della provincia che «ricevono oltre i 200 ammalati». Ricostruito nel 1864, venne insieme dotato di bagni per pellagrosi (numerosissimi nella zona), e dal 1880 divenne, con la fondazione e la costruzione dell'Istituto cronici, Ospedale-Istituto cronici. Amministrato dalla locale Congregazione di carità sino al 1939, ebbe da quell'anno (decreto reale 16 gennaio) amministrazione decentrata dalla Congregazione (divenuta Eca). Nel 1973 ospedale e Istituto cronici, fusisi insieme, hanno dato vita al nuovo ente (Casa di riposo), che ha sede nella Casa albergo di recente costituzione.


VEROLAVECCHIA - "Alghisi". Fondato per munificenza di suor Giuditta Alghisi nel 1878, che alla morte della sorella Caterina «apriva un modesto ospedale a beneficio del Comune di Verolavecchia», inaugurato nel marzo 1880. L'anno seguente furono aggiunti alcuni locali (bagni) per la cura dei molti pellagrosi della zona; nel 1882, con il sostegno della locale Congregazione di carità e di privati, si attivò pure una cucina economica a favore degli stessi pellagrosi. Più tardi, venne acquistata una casa confinante con l'ospedale (casa Ariazzi), che divenne la nuova sede dell'istituto. Eretto ente morale nel 1915 con denominazione Ospedale Alghisi di Verolavecchia, sotto l'amministrazione della locale Congregazione di carità, passò in seguito (1937) all'Eca, indi con R.D. 8 febbraio 1943 venne decentrato dall'Eca ad una apposita commissione ed ebbe amministrazione propria. Fornito di reparto maternità ed adibito insieme a cronicario, finì per assolvere eminentemente a quest'ultima funzione, finché con decreto presidenziale del marzo 1971 assunse la denominazione di Casa di riposo suor Giuditta Alghisi. Nel 1942 ospitava 28 letti.


VESTONE - Day Hospital. Inaugurato il 18 dicembre 1993 dopo dieci anni di lavoro. Furono subito in funzione il consultorio, la riabilitazione, servizi di igiene pubblica ambientale, la guardia medica, la medicina di base, il coordinamento dell'assistenza infermieristica domiciliare e il servizio di prelievo Avis.