ORTI Botanici

ORTI Botanici

Erbari del 1593 (200 esemplari), del 1623 (93 esemplari), studi botanici sempre più frequenti, la fondazione dell'Accademia dei Filoesotici (1686), di fisica sperimentale e di storia naturale (1760) con la sezione "agraria scientifica"e varie dissertazioni fanno pensare anche a particolari coltivazioni botaniche. Valerio Giacomini fa salire ad una dozzina gli orti botanici, detti "dei Semplici", di privati, ospedali, o di conventi e i giardini con pregevoli raccolte di piante esotiche e nostrane. Fra questi è noto l'orto Brozzoni dell'Ospedale sito in piazza del Teatro, del quale il direttore di spezieria doveva avere, come attesta il Roncalli in 'Medicina Europae', «attenzione alla coltura dell'Orto che giace avanti la spezieria, ove si potran tenere la Menta Piperita, le Rose damaschine ed altri vegetali che più sono adatti alla natura del luogo». Sappiamo che un orto botanico e assieme "agrario" esistette presso il Collegio dei Gesuiti a S. Antonio. Nel 1736 in occasione di una sua visita a Brescia il fiorentino Micheli trovò altri due "buoni" Orti botanici, allora detti anche "Giardini dei semplici": uno annesso all'Ospedale Maggiore, l'altro annesso al convento dei Cappuccini alla Badia, custodito da frà Giambattista di Desenzano. Nel 1766 il viaggiatore francese Lalande ammirò l'orto botanico del nob. Vincenzo Averoldi, piantato vent'anni prima e ricco di piante esotiche. Così scrive di lui Francesco Roncalli: «Qui, aere non modico a remotis usque terrae finibus conquisita stirpium seriae hortum introduxit». Certo anche su orti botanici doveva basare le sue ricerche lo stesso medico Francesco Roncalli per stendere quel catalogo di circa 500 specie, inserito nella sua Opera "Medicina Europae" (1743).


Con il Piano dell'istruzione pubblica del 28 agosto 1797 del Governo Provvisorio, venne prevista l'istituzione, in S. Domenico, accanto al Ginnasio, di un Museo di Storia Naturale e anche di "un piccolo Orto Botanico" il cui disegno o progetto venne affidato nel 1798 a P.G. Martinenghi chiamato a tenere un corso nel Ginnasio Bresciano. Nel 1802 il Martinenghi si vanterà di aver creato un orto "che dopo nove mesi d'esistenza contava già più di mille e duecento piante". L'Orto, ricavato in una parte dell'Ortaglia del Convento era delimitato ad E da via degli Orti (oggi via Bulloni). Per la sua custodia il Governo Provvisorio aveva ordinato un concorso di due posti di «ortolani per il Giardino Botanico» poi ridotto ad uno solo. Distrutto con il sopravvento degli Austro-Russi nel 1799, venne ricostituito nel 1801 dalla Repubblica Cisalpina e affidato al nuovo professore di Scienze Naturali G.B Brocchi che dal 1801 si pose alacremente a ripristinarlo per averne un efficiente ausilio nel corso di Botanica che teneva agli allievi medici e farmacisti. Alla coltivazione dell'Orto si alternavano giardinieri più o meno provetti quali un certo Cirtoli, Angelo Farulli di Firenze e più a lungo il pavese Antonio Draghi. «A ciascuno» come ebbe a scrivere il Brocchi, oltre ad un catalogo di 630 piante (non tutte coltivate nell'Orto), veniva distribuito per la lezione «un ramo fiorito di cadauna pianta che sarà dispensata onde possa compilare il suo erbario. Si indicherà il nome linneano, quello che prevale nelle farmacie, la classe, l'ordine, i caratteri delle spezie, la stazione e la virtù medica». Brocchi aveva cura che tra le piante distribuite figurassero «spezie» provenienti da località paludose, lacustri, dal bosco, dalle colline e dalle alte cime dei monti e che fossero «vegete ed in ottimo stato per uso delle lezioni». Sappiamo che nell'Orto il fisico prof. Perego coltivò alcune sue fungaie artificiali. L'Orto, dopo la partenza da Brescia del prof. Brocchi nel 1809 venne coltivato dal prof. Gianmaria Zendrino e dal 1810 dal prof. Giuseppe Malacarne, il quale otteneva il 10 novembre di tale anno di creare nell' "Ortaglia adicente all'Orto Botanico" un "Orto Agrario tutto dedicato ad uso delle sperienze agrarie". Il Malacarne accenna alle «ostensioni che si faranno nel giardino botanico e nell'orto agrario, ed alle passeggiate... per esercizio... ordinate nelle campagne fuori della città». Il 20 aprile 1811 giunge dalla Direzione Generale della P.I. l'ordine di pubblicare ogni tre anni l'elenco delle piante dell'Orto Botanico del Liceo. Il Malacarne (1811) pubblica allora il catalogo comprendente 662 specie, dichiarando di aver accresciuto di oltre 200 specie la collezione preesistente. Egli elogia il Governo del Dipartimento per aver «dato nuovo splendore» al Giardino con la costruzione di nuove serre o stufe di cui quasi del tutto mancava. Dopo una nuova direzione affidata nel 1811 al prof. Zendrini, causa gli avvenimenti politici anche gli Orti botanici e agrari subirono una lenta e progressiva decadenza. Ridotta nel 1814 l'importanza dell'I.R. Liceo declassato ad una scuola media con indirizzo più classico che scientifico l'Orto botanico cessa di avere l'importanza assunta in tempi in cui era ausilio ad insegnamenti a carattere universitario, ma continua a fornire i materiali per le lezioni di Botanica e conserva piante esotiche nel calidario. Una certa notorietà dura ancora, se nel 1820 in una rassegna sommaria ed incompleta dei Giardini Botanici della Monarchia austriaca è annoverato insieme ad altri 23 giardini universitari e scolastici. Trasferito poi il Liceo da S. Domenico a Palazzo Bargnani anche l'Orto perdette quasi del tutto la sua importanza. Nel 1826, analogamente a quanto era stato decretato per gli altri Orti Dipartimentali superstiti, l'Orto botanico cessa di essere a carico delle dotazioni (statali) per la P.I. e passa alle dipendenze del Comune. Una lettera della I.R. Delegazione di Brescia (28 ottobre 1826) alla Congregazione Municipale informa che si era già proceduto all'inventario e alla stima delle piante per la consegna. A ben poco valgono nello stesso 1826 le insistenze del prof. A. Perego presso le autorità affinchè venga conservato, la presentazione da parte del giardiniere Draghi, nel 1841, di un elenco delle piante coltivate ed il nuovo intervento dell'I.R. Direttore del Liceo nob. Clemente Di Rosa. L'1 febbraio 1843, deciso ormai il trasferimento nell'ex convento di S. Domenico dell'Ospedale Maggiore, le autorità accettano la proposta del prof. Perego del trasferimento dell'Orto nell'Ortaglia annessa al santuario delle Grazie. Curato da vari professori, di Storia Naturale (fra i quali Elia Zersi) e ancora figurante nelle Guide cittadine ed in alcune italiane, l'Orto viene sacrificato a partire dal 1863, quando Camillo Brozzoni lasciò alla città il suo Giardino botanico. Nel 1863 mentre il prof. Carlo Terzaghi provvede ad un elenco del giardino Brozzoni, l'Orto botanico alle Grazie ridiventa Ortaglia dopo essere stato concesso nel 1866-1867 al Comizio Agrario come campo di viticoltura.


Altri orti o giardini botanici venivano costruiti da privati. Rinomato fu il giardino od orto botanico realizzato alla Nassina di Poncarale dal 1814 dal Conte Bernardo Lechi (1775-1869) e che fu celebre soprattutto per la coltivazione di camelie ma anche di numerose piante esotiche (v. Lechi Bernardo). Ancor più ricco il giardino botanico al quale si è già accennato ed impiantato da Camillo Brozzoni, intorno alla sua villa costruita da R. Vantini fuori Porta S. Nazaro ricco di oltre mille piante fra le quali 400 specie di mamillarie ed echinocacti, 500 varietà di conifere, un vero bosco di camelie e fiori bellissimi. Giardino che venne donato nel 1864 al Comune di Brescia. Un giardino con piante rare venne coltivato fuori Porta Torrelunga dai nob. Erizzo Maffei. Fama per le sue rarità godette il giardino Portesi di Corso Magenta. Un giardino ricco di piante rare venne costruito nel 1833 dal conte Balucanti intorno alla Villa Martinengo Cesaresco poi Guaineri presso S. Bartolomeo. Un orto botanico coltivò sulla fine dell'800 il prof. Ugolino Ugolini presso la sua casa in vicolo S. Zanino. Un orto botanico venne aperto in Castello a Brescia presso il Museo di storia naturale abbandonato negli anni '70 quando il Museo fu trasferito in via Ozanam. Orti e giardini botanici vennero aperti nel II Dopoguerra a Mompiano in via Traversa di via Valle al n. 3. Subito a oriente del Villaggio Montini è sorto il giardino di Trebbo Trebbi. Fama ha sempre più acquistato il giardino Hruska (v.) di Gardone Riviera, oltre al parco del Vittoriale. I famigliari del prof. Angelo Ferretti Torricelli, appassionato botanico, ne aprirono uno a Crone di Idro con pregevoli specie di flora alpina. Un altro ancora venne realizzato a Vestone. Nel 1985 veniva creato un orto botanico sotto la villa Cantù a Rovato. Un altro ancora venne avviato nel 1986 a Vobarno sul versante SO del Monte Cingolo da Clemente Maffei (Guerret) di Pinzolo. Un orto botanico dell'olivo è stato realizzato a S. Felice del Benaco da Gianni Mazzoldi che è riuscito a coltivare 24 specie diverse.