ORIZIO Giovanni Battista (2)

ORIZIO Giovanni Battista

(Cazzago S. Martino, 24 febbraio 1886 - Pontoglio, 9 ottobre 1960). Di Giovanni e di Graziosa Venni. Distintosi fra i migliori alunni del Seminario di Brescia, terminati nel 1907, a 21 anni gli studi teologici, in attesa dell'età canonica per l'ordinazione sacerdotale fu vicerettore al Pensionato scolastico frequentando la facoltà di teologia di Milano dove ottenne il 25 giugno 1910 il Cancellierato di teologia. Consacrato sacerdote il 6 settembre 1908 venne destinato curato a Corna di Darfo. Animatore del movimento cattolico locale nel circolo S. Luigi, nella Sezione Giovani, nella Società di mutuo soccorso, nel sindacato cattolico. Oltre che ad intenso apostolato sacerdotale, si dedicò ad una combattiva attività nel movimento cattolico. Con il cav. Fortunato Bontempi fondò l'Unione cattolica del lavoro di Darfo ed altre attività economico sociali, contrastando la diffusione in valle del socialismo anticlericale. Nel 1914 passò curato a Montecchio e nell'aprile 1916 vi divenne parroco, lasciando il segno del suo zelo, della sua intraprendenza, con l'abbellimento della chiesa. Nel primo dopoguerra fu tra i primi propagandisti del P.P.I. in Valcamonica, che presentò come delegato al congresso di Bologna del giugno 1919. Parroco di Pontoglio dal 19 marzo 1920, continuò un'intensa attività religiosa ed organizzativa, contrastato sempre più vivacemente dal nascente fascismo locale. Fondò dal 1920 il circolo giovanile, la sezione reduci, la lega tessile, oltre che il terz'ordine francescano, l'Unione cattolica padri di famiglia, le commissioni, la scuola festiva. Presto in collisione con gli esponenti del fascismo locale si fece notare per la rigorosa opposizione all'ideologia e all'organizzazione del regime. Il 17 ottobre 1917 la canonica venne invasa da fascisti che percossero il sindacalista Castagna e insultarono don Orizio. Più volte minacciato venne sempre più preso di mira dalle autorità provinciali. Fatto segno ad azioni di violenza e a continue inchieste, diffidato il 5 ottobre 1927, il 20 ottobre seguente venne condannato a due anni di confino e inviato a Potenza. Su insistenza del vescovo di Brescia, mons. Gaggia e per pressioni compiute sullo stesso capo del Governo Mussolini il 30 settembre 1928 ottenne la libertà condizionale tornando a Pontoglio, dove sia pure con maggiore cautela e sotto vigilanza e sottoposto a difficoltà continuò a svolgere intenso apostolato e ad avversare il fascismo. Nel dopoguerra promosse nuove opere ed iniziative fra le quali le Acli, il Segretariato del popolo, la scuola tecnica parrocchiale. Malandato in salute, l'11 ottobre 1958 rinunciava alla parrocchia.