ONZATO: differenze tra le versioni

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ONZATO (in dial. Onsàt) di Castelmella

Frazione ad un km. e mezzo a NE di Castelmella a m. 111 s.l.m. Era detta anche Onzato occidentale o "de ultra Mellam" per distinguerlo da Onzato orientale di Flero detto "de citra Mellam", al di qua del Mella. Nel Liber Potheris = Unsado. Il nome come ha sostenuto il Guerrini deriverebbe da honesatum, ontaneto = per la presenza di ontani (in dial. onés). Altri si sono rifatti alla radice gallica on, ono, onno da dove vengono derivati Malonno, Ono, Monno e addirittura Manerbio. Il che ha fatto ritenere plausibile qui come all'Onzato di Flero una presenza cenomana. Fu con tutta probabilità un vicus romano e negli anni di questo secolo vi venne scoperto ricco deposito di monete romane dei secoli II e III d.C. Divenne poi forse una curtis o meglio una curticella longobarda. Trovandosi sulle sponde del Mella, Onzato era, per privilegi accordati dall'imperatore Corrado II nella giurisdizione del vescovo di Brescia, Olderico, nel 1037 passata poi come "Onsadum ultra Mellam" al Comune di Brescia nel suo Vitexetum richiamando gli interventi dello stesso registrati nel Liber Potheris, contro abusive occupazioni di terreni. Della strada per Brescia vi sono accenni nello stesso "Liber". Nel 1225 si impone a certo Giroldo figlio di Zipe che restituisca al comune un pezzo di terra un tempo posseduta da certi Vetoto e Obizzo Maco. Una cappella "in Unsado" con tutta probabilità è citata in bolle di Papa Onorio II (1125-1130), di papa Eugenio III del 9 settembre 1148, che richiamandone una precedente ora irreperibile, confermava la cappella al capitolo della Cattedrale di Brescia; privilegio riconfermato da papa Adriano IV il 27 giugno 1159, di papa Alessandro III il 10 agosto 1175, di papa Urbano III il 10 dicembre 1186 a garanzia "contro le vessazioni degli uomini malvagi". Probabilmente verso la fine del sec. XII si stabiliva presso S. Maria "de Onsado de ultra Mellam" una comunità degli Eremitani di S. Agostino che avevano in città sede presso S. Barnaba. A loro, a Natale, contro "ogni insidia" nel 1253 i Reggenti del Comune deliberavano di elargire venti soldi imperiali. Nel maggio 1200 un Lanfrancus de Onsado figlio di Giovanni Canuzio è nominato nel Liber Potheris come testimonio in un atto in favore del monastero di S. Giulia di Brescia in una causa con gli Avogadro per fondi di Roncadelle. Possedimenti, dei quali vi sono documenti nel 1442, 1446, 1451, 1483 ecc., vi ebbe il monastero dei SS. Cosma e Damiano. Furono forse i monaci agostiniani ad erigere accanto ad una cappella dedicata a S. Pietro l'altare detto poi della Madonna del Boschetto, le cui vestigia sono rimaste nel presbiterio dell'attuale santuario costruito nel 1700 dalla devozione dei fedeli di Castelmella, Roncadelle e dintorni e che venne arricchito con un affresco della Natività del Piazza. Gli Eremitani agostiniani scomparvero presto. Già un documento del 6 ottobre 1446 registra tra i beni dei SS. Cosma e Damiano un pezzo di terra in "Contrada detta al Campo de Frati". Onzato ebbe poi nelle due chiese di S. Pietro e S. Maria due distinti benefici che appartennero al Capitolo della Cattedrale al quale il territorio passò. I benefici vennero poi uniti al beneficio di S. Siro di Castelmella per formare una parrocchia unica. Nel 1431 a Onzato e nella campagna di Roncadelle si accampavano 1200 cavalieri di Nicolò da Tolentino minacciando la città. Se però Onzato fece parte della parrocchia di Castelmella, rimase invece comune indipendente fino al 1797. Come comunità autonoma lo registrava il Catastico del da Lezze che nel 1610 vi contava 119 su 418 piò di terra posseduti in gran parte dai Girelli e dagli Arici, beni probabilmente ereditati o comperati dai Rovati e dai Savoldo più antichi proprietari. La campagna era considerata però sterile. Il catasto malatestiano registrava ben otto nobili rurali (due Arici, due "de la Costa" e quattro "Comini de la Costa"). Nella seconda metà del sec. XV vi ebbero proprietà i Medici che le passarono poi di padre in figlio. La bella villa fu poi di proprietà dei Fenaroli. Onzato venne considerato per secoli come una comunità a se stante. Nel 1750 contava 175 abitanti contro i 413 di Castelnovo o Castelmella. Vi esisteva un molino ed una macina d'olio (d'oliva ma specialmente di noce e di linosa) di proprietà di Faustino Salvi ed una fornace di proprietà dei conti Pelizzari. Vi risiedeva inoltre un prete che godeva un beneficio. Il santuario venne a lungo custodito da eremiti e fu meta di grande devozione anche per una polla d'acqua ai piedi di una piccola edicola del 1759 protetta da un portichetto "acqua bevuta con fede" fino a pochi decenni fa. Come ha sottolineato Guzzoni, il vecchio borgo d'Onzato, raggruppato intorno all'incrocio tra le moderne vie di Onzato e dalla Madonnina del Boschetto, fortunatamente conserva molte tracce della sua antichissima storia. Sopravvivono una mezza dozzina di cascinali che permettono di leggervi le diverse trasformazioni subite attraverso i secoli: da "villae rusticae" romane a "curticellae" longobarde, a "castra" medievali, a cascine lombarde moderne. In una cascina di proprietà Taglietti a ridosso dell'argine destro del Mella, in un "Designamento" dei beni del monastero dei SS. Cosma e Damiano, è ricordata una Torre della Terra d'Onzato eretta a difesa contro bande di soldati o malfattori e quasi intatta ancora oggi. Disposta su quattro piani conserva ancora la struttura di un posto di vedetta e di difesa, a controllo della strada che collegava Onzato con la strada orceana. Onzato, diventato frazione di Castelmella, ha finito di assumere sempre più importanza in ragione dell'espansione urbanistica ed edilizia degli ultimi decenni, tanto che nel settembre 1993 vi venne aperta una sezione della scuola materna.