ONORIO, S.

ONORIO, S.

Seconda metà del sec. VI. XX vescovo di Brescia, computando tra essi anche S. Anatolio; tra i Santi Ercolano e Rusticiano; XVI dei diciannove officianti in S. Andrea. Il Faino lo calcola XXII della serie; gli Annuari Diocesani XXI; Gradenigo, Brunati, Onofri e Barchi XX; Savio Lanzoni e Guerrini XIX. Il Faino lo fa eletto nel 576 e morto il 24 aprile 585; Gradenigo gli assegna il 590 circa e così pure il Barchi; Onofri il 548 pur riferendo il 576 come opinione d'altri; il Savio lo pone ipoteticamente dal 553 al 569; Mons. Guerrini riferisce, da Ramperto e dal Catalogo del secolo XII, le date 577-585 circa, poi nell'anno liturgico della chiesa bresciana il 548-560 pressapoco e agiografi il 550 e 560; gli Annuari Diocesani danno il 592-598.


NOTE MARTIROLOGICHE. I due Martirologi romano e bresciano assegnano San Onorio per sua festa il 24 aprile, in concorrenza con S. Fedele da Sigmaringa. Con larga approssimazione si può pensare che il suo servizio pastorale si sia svolto negli anni correnti tra la prima e la seconda metà del secolo VI. Il Guerrini, osservando che le varie fonti offrono indicazioni cronologiche soltanto congetturali, (l'annotazione vale per molti altri tra i vescovi bresciani dei primi secoli), pensa che l'episcopato del santo sia da collocarsi nel breve periodo che sta tra il declinare del regno dei Goti e la devastante invasione dei Longobardi. Sono gli anni dell'effimero dominio Bizantino, contraddistinti da una altrettanto fugace stagione di pace e di libertà; la circostanza, secondo lo storico Bagnolese, può aver favorito il sorgere delle due fondazioni monastiche che si attribuiscono a S. Onorio. La «leggenda di S. Onorio» come quella di S. Ercolano, accennata dai Bollandisti, ma ritenuta perduta, fu ritrovata dal prof. Florio Banfi nel Codice cartaceo 1622 (pp. 105-112) della Biblioteca Universitaria di Padova del secolo XV, ma derivata da un passionario romano, probabile copia del Sanctuarium di Giovanni Beletti del 1165 circa. Il Capriolo, senza prova alcuna, lo vuole figlio, con Arnolfo, di Costante fratello di Costantino, nel 340 morto "per insidie di Magnenzio tirano". Onorio, venuto a Brescia, sarebbe stato nel 350 ordinato vescovo di Brescia e avrebbe (ma la notizia è falsa) portato alla sede vescovile di Brescia il titolo di Duca di Val Camonica, di marchese della Riviera di Salò e di Conte di Bagnolo, titoli in verità invalsi con il vescovo Berardo Maggi. A parte la leggenda, della sua vita invero non è possibile avere alcuna sicura notizia perchè di lui nulla è documentato oltre il nome che lo dice di stirpe latina; nondimeno un'ipotesi del Brunati, raccolta come assai verosimile anche dalla più recente storiografia, lo vuole fondatore del primo monastero femminile bresciano del quale si ha memoria. Il cenobio, costruito presso l'antica porta milanese, sul lato settentrionale dell'attuale Broletto, dal nome del vescovo è poi indicato, fino alla sua demolizione, come Monasterium Honorii e poi dedicato ai SS. Cosma e Damiano. Le monache che qui vivono hanno un duplice compito: svolgono il servizio liturgico per la vicina cattedrale e tengono aperto un ospizio femminile. Si ritiene, con uguale probabilità, che S. Onorio abbia fatto costruire anche la primitiva basilica, allora suburbana, di S. Faustino Maggiore, o almeno, che vi abbia annesso un monastero maschile forse destinato al clero che doveva officiare la nuova basilica suburbana. Del cenobio, della Chiesa e del custode di essa farebbe cenno in una sua lettera S. Gregorio Magno, quasi contemporaneo a S. Onorio parlando di un S. Faustino, senz'altra più particolareggiata specificazione, per cui potrebbe essere anche l'altro S. Faustino, quello «ad sanguinem». Probabilmente da questo primitivo cenobio uscì verso la fine del VII secolo quel monaco bresciano Petronace che S. Gregorio II (715-30) mandò come abate a restaurare Montecassino e la sua vita monastica, rimettendo in onore la Regula Monachorum del grande Patriarca dei Monaci di Occidente, tanto da essere considerato come il secondo fondatore dell'arciabbazia cassinese. S. Onorio sarebbe stato dunque un riorganizzatore della Chiesa Bresciana, e certo un suo grande vescovo.


SEPOLCRO. Per la normale regola secondo la quale i vescovi venivano sepolti nella chiesa da loro edificata, o dotata, o beneficiata con predilezione, S. Onorio fu deposto in S. Faustino Maggiore, dice il Catalogo edito dal Gradenigo nonostante che il Faino lo metta invece sepolto nella basilica "ad sanguinem" e di là traslato alla nuova innalzata ai margini del noto cacciadenno episcopale.


CULTO. Sette degli antichi libri liturgici bresciani manoscritti ricordano la devozione remotissima a S. Onorio. Il Calendario del XV secolo edito dallo Zaccaria, dove il nome del Santo è aggiunto di seconda mano, altro del secolo XIII, pure edito dallo Zaccaria, un terzo del secolo XIV e uno del XV nei Fragmenta Liturgica dei Canonici Regolatori di Bologna; un quinto calendario del 1346, già della Cattedrale; un sesto già di un Breviario pergamenaceo degli anni tra il 1444-53 e un ultimo premesso a un messale in pergamena del 1450 circa. Anche le litanie antiche lo ricordano e sono quelle del secolo XII già usate dai Benedettini di S. Faustino; altre dello stesso secolo di un Messale che fu della cattedrale; e un terzo ordine litanico del secolo XIV in una membrana dei Fragmenta Liturgica bolognese.


RELIQUIE. Le reliquie furono conservate nella medesima cripta benedettina dei Santi Faustino e Giovita, con un altare dove faceva bella pompa un elegante trittico marmoreo del secolo XV in scomparti centinati, con S. Onorio seduto in paramenti pontificali tra il Santo Faustino, in casula sacerdotale, e Santo Giovita, in tunica diaconale, con l'iscrizione: «Praesulis Honorii claudunt haec marmora corpus» finito ora al Museo dell'Età Cristiana. Nel 1507 venne eletto patrono del Paratico dei Tintori. Dalla cripta furono l'11 luglio 1604 trasferite alla cappella absidale destra. Nel 1646 il conte Restilio Calini ne ottenne il giuspatronato per solo diretto di sepoltura per sé e anche per la sua famiglia, tanto che anche il loro cardinale Ludovico, vescovo di Crema e patriarca di Antiochia volle esservi sepolto avanti all'altare, e là vi fece costruire a sue spese un altare in marmo sormontato da una pala col Santo in gloria che dall'alto benedice e protegge i rappresentanti della famiglia Calini e del popolo devoto. Il capo già da molto tempo e le due ossa delle braccia, nota il Faino, furono posti in un busto e un braccio d'argento per la pubblica venerazione, mentre alcuni frammenti ossei furono dall'abate ussinese locale, Orazio Barbisoni, concessi per incremento devozionale a vari cittadini e diverse località. Il resto, chiuso con atto pubblico in una cassetta di piombo fu posto il 25 marzo 1645, nella festa dell'Annunciata in una seconda urnetta, di marmo bianco però, nella nicchietta a mezzo del prospetto dell'altare con le parole: «San Honorii Episcopi sacra ossa» e chiusavi con grata metallica. Nel 1646 il conte Rutilio Calini faceva erigere in S. Faustino l'altare in marmo. Il Fé osserva poi che là di dove furono rimosse nel 1749 vennero collocate l'11 luglio 1804. Un pertugio sul fianco dell'altare, in "cornu evangelii", fu aperto ai fedeli, appoggiandovi il capo in segno d'implorazione e omaggio, come costumavasi anche altrove per esempio a Iseo per la nicchia, custodia a tergo dell'altare di S. Vigilio, potessero implorare dal Santo il risanamento o la preservazione da ogni forma di sofferenza locale.


La cappella di S. Onorio nel 1949 venne sacrificata al nuovo monumentale e artistico battistero. Avvertita infatti da anni la necessità di ammettere alla basilica il fonte battesimale dislocato nel vicino oratorio di San Giacomo Apostolo e Anna, e il bisogno di devolvere poi il vuoto inutile sacello alla pia opera del dormitorio, in disagiata e pericolosa promiscuità, la cappella di S. Onorio venne sfondata e convertita in un grandioso accesso al nuovo battistero mentre le reliquie del Santo furono trasferite all'altra superstite cappella absidale del Crocefisso, S. Francesco d'Assisi e San Rocco, contigua alle sagrestie, dove l'urnetta in marmo bianco e nero, come l'altare, fu collocata sulla mensa con la semplice dicitura: «S. Honorii Ep. Brix. Ossa» privata però da quelle specifiche caratteristiche che individuavano e facevano particolarmente venerare l'ormai quasi dimenticato Santo fondatore della basilica. A lato della porta maggiore d'entrata il Santo venne dipinto in un ampio manto pontificale, mentre dall'altro fianco fu affrescato S. Gregorio Magno. Ambedue i santi vennero dipinti in proporzioni maggiori del naturale e con una tecnica monocolore d'intonazione dorata, alla maniera di Lattanzio Gambara.


La festa di S. Onorio era celebrata con solennità a S. Faustino e attirava a Brescia, dalle circostanti borgate della pianura e delle valli, molti fedeli devoti, che al santo vescovo e alle sue reliquie si raccomandavano, specialmente nelle emicranie e in altre sofferenze del capo. Perfino il capitolo generale dell'Ordine Carmelitano tenutosi a Brescia il 10 maggio 1478 si sentiva in dovere di decretare che la Festa di S. Onorio (24 aprile) come quella dei SS. Faustino e Giovita fosse celebrata in tutta la provincia carmelitana lombarda con rito doppio. La stessa nascita delle prime pubblicazioni a stampa ha contribuito non poco a diffondere la devozione popolare. Una testimonianza preziosa è offerta, in proposito, da un libretto, stampato in Brescia l'1 agosto 1505, dal tipografo bergamasco Giambattista Da Ponte. L'opuscolo, che narra la leggenda di sant'Onorio, ha un valore notevole per la storia dell'arte tipografica in città nei primi anni del Cinquecento. Il libretto contiene appunto la «Leggenda de Sancto Honorio Vescovo de Bressa» in volgare, e nel frontespizio è ornato di una bellissima xilografia che rappresenta il santo vescovo seduto sul trono e in abiti pontificali nell'atto di battezzare una fanciulla inginocchiata dinnanzi a lui; questa fanciulla, secondo la Leggenda, si chiamava Marcella.