NASSINI o Nassino Pandolfo: differenze tra le versioni

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NASSINI o Nassino Pandolfo

(Brescia o Gussago, 1486 - Brescia, 1541-1544). Di Giacomo e di Isabella Gayta (Gaetani). Si applicò allo studio del latino come fanno fede le iscrizioni da lui composte, ma apprese anche la lingua greca, come conferma un epigramma dedicato al conte Roberto Martinengo. Si dedicò, a quanto pare, agli studi delle scienze matematiche, all'ingegneria e all'arte militare, se è vero, come egli attesta, di essere stato deputato alla fabbrica della muraglia che da Porta Pile porta al soccorso del castello di Brescia. Amico di Valerio Paitone, nel 1512 partecipò alle azioni antifrancesi. Fatto prigioniero e riscattato dal padre e dai fratelli, si rifugiò poi nel Trentino ritornando per partecipare ad altre azioni. Sempre prediligendo l'arte militare nel 1524 fu alla presa di Garlasco, dove per aprir meglio la breccia, ideò di collocare le artiglierie in certe posizioni affinché potessero agire di concerto con quelle di Antonio da Castello. Quale cancelliere o segretario del conte Camillo Martinengo, che era a quell'assedio, comandava il fuoco e faceva anche da bombardiere. Ebbe numerosi incarichi pubblici. Nel 1525 fu deputato alla Porta di S. Giovanni, poi inviato a Crema presso Pietro Pisani provveditore generale di quella città. Fu poi incaricato di visitare paesi del Bresciano. Nel 1526 vicario di Ghedi, nel 1527-1528 fu vicario di Gavardo, dove cercò di risolvere i contrasti fra la città e Gavardo circa l'utilizzazione delle acque del Naviglio Grande. Nel 1530 passò vicario a Montichiari, indi a Villachiara, nel 1533 e nel 1534 a Gottolengo.


Tante occupazioni non gli impedirono di registrare in un volume di circa 800 pagine gli avvenimenti riguardanti la storia, l'archeologia, l'arte della città e provincia e gli avvenimenti dei suoi tempi. Il codice autografo dal titolo «Registro delle cose bresciane» trovasi nella Biblioteca Queriniana segnato C. I. 15, ed è una delle fonti principali per la storia di Brescia e di molti paesi della provincia bresciana nel Cinquecento. In esso registra iscrizioni, documenti, cronache, note biografiche di contemporanei a volte di prima mano, altre raccolte e trascritte e perfino listini di prezzi. Di condizione nobile, ma di modesta fortuna economica, imparentato con famiglie altrettanto aristocratiche, ma di condizioni economiche umili, è parecchie volte, come ha rilevato il Guerrini, critico e anche mordace, raccogliendo pettegolezzi, satire, libelli specie diretti verso la classe dominante.