NAMO o Aimo o Nexio

NAMO o Aimo o Nexio

Figura leggendaria del IX secolo. Duca di Baviera mandato da Carlo Magno a combattere i Saraceni che infestavano le coste della Sardegna, della Corsica e dell'Italia. Di passaggio il 6 maggio 806 da Brescia, si imbatté presso porta Bruciata nella solenne processione che trasportava i corpi dei SS. Faustino e Giovita da S. Afra o S. Faustino ad sanguinem a S. Maria in Silva poi dedicata ai martiri stessi. Avendo espresso il dubbio che le reliquie fossero veramente dei santi e non di una qualsiasi persona, venne preso da tale tremore del corpo che gli astanti rimasero allibiti. In quell'istante le ossa dei santi si coprirono di tanto sangue da imbevere non solo la portantina, ma perfino la terra, obbligando il duca a ritrattare le sue parole di dubbio e a proclamare quelle ossa veramente dei santi Patroni di Brescia. Il miracolo ed altri che avvennero, come la guarigione istantanea del governatore di Brescia, Ragemperto, convinsero i bresciani ad erigere in quel luogo la chiesa di S. Faustino in riposo. Namo accompagnò la processione, assistette ad altri miracoli e alla morte improvvisa del vescovo Anfrigio o Antigio, avvenuta ai piedi delle reliquie appena deposte in S. Maria in Silva, e promise che, espletata la missione affidatagli dall'imperatore, sarebbe ritornato a Brescia per esaltare la gloria dei santi. Guarito dalla terribile febbre che gli era piombata addosso al momento in cui aveva dubitato delle reliquie, partì per la Corsica, da dove, vinti i Saraceni, tornò a Brescia. Qui venne raggiunto dall'ordine di Carlo Magno di portarsi ad Aquisgrana dove egli si trovava gravemente infermo. L'imperatore lo accolse con allegrezza e gli consegnò prima di morire le Sante Croci dell'Orifiamma e da campo che Namo portò a Brescia e depose nella chiesa che custodiva i Corpi dei SS. Faustino e Giovita. Lasciato il mondo e vestito l'abito da monaco, comandò che si costruisse accanto alla chiesa un Monastero, con un abate, dodici monaci e quattro cappellani. Morendo Namo consegnò all'abate le preziosissime reliquie e una grande bandiera rossa che gli era servita nelle guerre contro gli infedeli, a quanto attestava un documento (apocrifo) del 13 maggio 1400, che raccoglieva queste memorie di cui erano ancora visibili i resti.