MULAS Ugo

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MULAS Ugo

(Pozzolengo, 28 agosto 1928 - Milano, 2 marzo 1973). Di Pasquale, sardo, maresciallo dei carabinieri, e di Carmela Bresciani trentina. Visse a Pozzolengo i primi anni, completando gli studi liceali al Bagatta di Desenzano. A Pozzolengo giocò nella squadra di calcio dell'Oratorio. Si trasferisce poi a Lonato, dove il padre assunse la stazione carabinieri. A Pozzolengo ritornerà saltuariamente finché vissero i suoi genitori: la madre (che morì nel '55) e il padre vi verrà poi sepolto stroncato a 45 anni da male incurabile. Dopo gli studi classici frequentò la facoltà di Giurisprudenza di Parma che nel 1954 abbandonò per dedicarsi alla fotografia. Mostre vennero organizzate a Desenzano (1979), Zurigo, Losanna, Ginevra, Lugano e Pozzolengo (1989), Milano rotonda della Besana (1990). Nel 1988 Pozzolengo gli assegnava il «Girasole d'oro». Lavorò come disegnatore in un quotidiano, poi assunto da un'agenzia per fare le didascalie alle foto: lo pagavano di tanto in tanto e gli davano un letto dove dormire. Dalle didascalie passò all'immagine e si mise per conto suo. Frequentava il Giamaica e vi conobbe i primi artisti: Fontana, Crippa, Baj, Peverelli, Birolli e altri, e ne divenne in breve il loro «ritrattista ufficiale». Nel 1954 fu presente alla Biennale di Venezia. Collaborò ben presto alle maggiori riviste (Illustrazione italiana, Vogue, Domus, Art International). Sui reportages e il lavoro commerciale in studio, fece prevalere l'assidua frequentazione degli artisti e delle loro opere. Nel 1962 fotografò lo scultore David Smith a Voltri e collaborò al libro «David Smith» (1964). Intanto completò «Invito a Venezia» (1960). Nel contempo cominciò a fotografare Alexander Calder a Spoleto: é questa l'opera intorno a cui più ha lavorato e che ha ripreso in Francia nel 1968-'69 per il libro «Calder» (1971). Nel 1964, dopo la Biennale veneziana in cui si affermò la pop art, si recò a New York dove fotografò gli artisti pop nei loro studi per un libro, con testo di Alan Solomon, pubblicato tre anni dopo: «New York, Arte e persone» (1967). Nel 1965 fotografa a New York Marcel Duchamp. S'interessò anche al teatro, alle realizzazioni di Strehler e di Puecher, e firmò scenografie per la Piccola Scala come «Giro di vite», e per il Comunale di Bologna. Nel 1970 chiuse praticamente con gli artisti per dedicarsi a quella che chiamò «verifiche», specie di analisi dell'operazione fotografica con l'accento posto sui vari elementi componenti il teleobiettivo, la superficie sensibile. Pubblicò: «La Fotografia, a cura di Paolo Fossati» (Torino, Einaudi, 1973); (con Pietro Consagra), «Fotografare l'Arte» (Milano, fratelli Fabbri, 1974).