MORO Antonio

MORO Antonio

(Limone del G., 7 settembre 1820 - 15 gennaio 1899). Di Giambattista e di Domenica Rambottini. Essendo i genitori giardinieri dell'azienda limonese dei conti Bettoni e rivelando presto attitudine al disegno, venne dai conti stessi mandato a studiare a Verona e poi a Venezia presso l'Accademia delle Arti. Tornato già sperimentato nella tecnica, non volle più abbandonare Limone, nonostante che i Bettoni insistessero per mandarlo a loro spese a Firenze, per perfezionarsi nella pittura. Passò molti anni al servizio dei Bettoni a Limone, alla Garbera e a Bogliaco. Le aggiunte manoscritte al «Dizionario degli artisti bresciani» di Stefano Fenaroli lo dicono «... pittore figurista, accurato nel disegno ed ottimo coloritore. Eccelse specialmente nel ritratto, però non meno pregiate sono alcune sue tele, composte sobriamente e con vera sapienza, le quali adornano chiese dei ridenti borghi che si specchiano nel maesto suo lago...». «Ritrattista accurato e buon colorista», come lo ritiene Riccardo Lonati, tentò anche il quadro di genere storico e sacro, nel quale riuscì particolarmente nella resa del nudo e nel drappeggio, non allontanandosi invece dai limiti accademici per quel che si riferisce all'impianto compositivo delle opere. Evidente in lui l'influenza dell'Hayez del quale non fu probabilmente discepolo. Partecipò a poche esposizioni pubbliche. A quella indetta dall'Ateneo di Brescia nel 1857 presentò: «Misticismo biblico» certo ispirato, almeno nel titolo, all'opera omonima del can. Pietro Emilio Tiboni. Finì con il preferire soggetti storici, religiosi e il ritratto. Sua prima opera fu la pala per l'altare di S. Antonio della chiesa parrocchiale di Limone, che reca l'annotazione «1847, prima opera di Antonio Moro». Nella stessa chiesa esistono altre due tele: «Apostoli Pietro e Paolo» e la «Sacra famiglia con santi» (1896). Nel santuario del Crocefisso di Bogliaco dipinse la tela del «Crocifisso miracoloso» (1854) dalla quale vennero tratte migliaia di riproduzioni litografiche. Un suo dipinto raffigurante S. Rocco era in una santella di via IV Novembre in Limone. Numerosi ritratti lasciò in casa Bettoni e Fenaroli e in famiglie del paese natio (due in casa Carattoni, uno in casa Fava, uno in casa Martinelli, due in casa Gerardi, sei in casa Comboni). Nella sagrestia di Vesio sono conservati suoi ritratti del can. P.E. Tiboni e di don Luigi Patuzzi. Nella canonica di Limone esiste un suo ex voto. Per la grande festa della pesca di Limone dipinse quattro tele: la Fede, la Speranza, la Carità e la Giustizia, prendendo a modello persone del paese. Fu anche miniaturista. Ritratti in miniatura delle famiglie Bettoni e Fenaroli vennero presentati il 16 marzo 1884 all'Ateneo di Brescia per iniziativa del conte Lodovico Bettoni-Cazzago e vennero rimirati per «somma finitezza e somiglianza». Forse lo stesso ritratto venne presentato nello stesso anno all'Esposizione di Torino. Il Bettoni infatti sottolineò che «destinati alla prossima esposizione di Torino, ama [...] mostrarli prima ai colleghi, tanto più che il sig. Moro, con tanto merito, da aver certo pochissimi pari, forse nessuno superiore in questi lavori, per la sua modestia, per la sua vita occulta e schiva d' ogni ambizione, è quasi affatto sconosciuto nella stessa nostra città». Un suo ritratto della contessa Clara Bettoni nata Franzini (tela ad olio m. 0,90x0,73) venne esposto alla Mostra dell'800 del 1934. Il prof. Enrico Comboni lo dice anche «... pensatore, scrittore forbito, componendo piacevoli prose, riuscendo talvolta, anche felice nella rima...» Per oltre un decennio fu Giudice conciliatore di Limone e, per parecchio tempo, «soprintendente per l'istruzione primaria». Fu anche patriota entustiasta e partecipò alla guerra d'indipendenza e fu ufficiale di «civiche legioni».