MATTEOTTI, brigate: differenze tra le versioni

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'''MATTEOTTI, brigate'''
 
'''MATTEOTTI, brigate'''
  
Formazioni partigiane sorte durante la guerra di liberazione sotto l'egida del Partito Socialista italiano, inquadrate nel Comitato di liberazione nazionale. A Brescia ne fu primo organizzatore Leonida Tedoldi che riuscì a inglobare nelle formazioni Matteotti un gruppo di circa 30 unità raccoltesi man mano negli ultimi mesi del 1944 nella zona di Prandaglio di Villanuova sul Clisi, con epicentro al santuario della Madonna della Neve. Contemporaneamente si organizzarono specie in città, alcuni G.A.P.. Nel settembre 1944 il gruppo raccolto a Prandaglio raccoglieva una trentina di uomini che già precedentemente avevano avuto contatti con il P.S.I. clandestino e con esponenti del C.L.N. di Brescia (specie Bigio Savoldi, Leonida Tedoldi, il rag. Lazzari e l'ing. Dusi), venne avvicinato da Daniele Donzelli (Renato) che assieme allo studente Piero Lanfranchi dipendeva da Leonida Tedoldi, incaricato di organizzare le Brigate Matteotti. Del distaccamento fu primo comandante Umberto Ricci ("Giorgio"). Il 20 ottobre 1944, il C.L.N. costituiva la brigata Matteotti 7 bis (che raccolse una quarantina di uomini) e riconosceva 8 G.A.P. che venne affidata al Donzelli. Furono raccolte parecchie armi (nascoste nella chiesa di Prandaglio e poi nell'ossario del cimitero locale). L'arresto del parroco di Prandaglio don Collio e del partigiano Fantinelli "Ridolini" e l'incalzare di spie e di brigate nere, costringono il gruppo a trasferirsi sul monte Tosio, poi alle "Guere" di Vallo; con a capo il nuovo comandante Amilcare Baronchelli si sposta nella zona di Provaglio V.S.. Durante un trasferimento, un gruppo di partigiani al comando del sottotenente Amilcare Baronchelli e dai capi gruppo Domenico Signori e Pietro Rino Facchetti, si incontrava con preponderanti forze fasciste del 40° Battaglione mobile della G.N.R. in Valle Sabbia in fase di rastrellamento. Attaccato dalle forze nemiche, il gruppo cercava di sganciarsi dividendosi in due squadre: la prima composta da 10 uomini si trincerava sul crinale di destra del monte Besuma, la seconda composta da 6 uomini (Pietro Rino Facchetti da Gavardo; Isacco Persavalli da Gavardo; Santo Persavalli da Gavardo; Carlo Bellini da Cunettone; Emilio Bertera da Maderno), sul crinale di sinistra dello stesso monte. Il gruppo comandato dal sottotenente Baronchelli e composto di 9 uomini veniva accerchiato. Dopo un violento scontro a fuoco protrattosi per oltre 3 ore, il capogruppo Signori, gravemente ferito, vista l'inutilità di ogni sforzo e la impossibilità di liberarsi dalla stretta nemica, piuttosto di cadere in mano fascista, con supremo atto di eroismo si gettava dalle rocce sulle quali si era annidato. Il resto del gruppo veniva fatto prigioniero, sottoposto a interrogatori, torture e sevizie ed i componenti, ormai tramortiti, venivano portati attraverso le montagne fino a Idro e successivamente riportati a Provaglio di Valle Sabbia dove furono barbaramente fucilati. Il loro sacrificio rifulge nell'albo del martirio della VII Brigata Matteotti ed è vivo nel cuore di tutti coloro che vogliono l'Italia libera. Accanto alla 7° Brigata e agli 8 G.A.P. nei giorni della Liberazione comparvero anche una Brigata S.A.P. e le S.A.P. della Brigata 8 Brescia. Le brigate contarono una quindicina di caduti fra i quali Toselli, Bonomelli.
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Formazioni partigiane sorte durante la guerra di liberazione sotto l'egida del Partito Socialista italiano, inquadrate nel Comitato di liberazione nazionale. A Brescia ne fu primo organizzatore Leonida Tedoldi che riuscì a inglobare nelle formazioni Matteotti un gruppo di circa 30 unità raccoltesi man mano negli ultimi mesi del 1944 nella zona di Prandaglio di Villanuova sul Clisi, con epicentro al santuario della Madonna della Neve. Contemporaneamente si organizzarono specie in città, alcuni G.A.P.. Nel settembre 1944 il gruppo raccolto a Prandaglio raccoglieva una trentina di uomini che già precedentemente avevano avuto contatti con il P.S.I. clandestino e con esponenti del C.L.N. di Brescia (specie Bigio Savoldi, Leonida Tedoldi, il rag. Lazzari e l'ing. Dusi), venne avvicinato da Daniele Donzelli (Renato) che assieme allo studente Piero Lanfranchi dipendeva da Leonida Tedoldi, incaricato di organizzare le Brigate Matteotti. Del distaccamento fu primo comandante Umberto Ricci ("Giorgio"). Il 20 ottobre 1944, il C.L.N. costituiva la brigata Matteotti 7 bis (che raccolse una quarantina di uomini) e riconosceva 8 G.A.P. che venne affidata al Donzelli. Furono raccolte parecchie armi (nascoste nella chiesa di Prandaglio e poi nell'ossario del cimitero locale). L'arresto del parroco di Prandaglio don Collio e del partigiano Fantinelli "Ridolini" e l'incalzare di spie e di brigate nere, costringono il gruppo a trasferirsi sul monte Tosio, poi alle "Guere" di Vallo; con a capo il nuovo comandante Amilcare Baronchelli si sposta nella zona di Provaglio V.S.. Durante un trasferimento, un gruppo di partigiani al comando del sottotenente Amilcare Baronchelli e dai capi gruppo Domenico Signori e Pietro Rino Facchetti, si incontrava con preponderanti forze fasciste del 40° Battaglione mobile della G.N.R. in Valle Sabbia in fase di rastrellamento. Attaccato dalle forze nemiche, il gruppo cercava di sganciarsi dividendosi in due squadre: la prima composta da 10 uomini si trincerava sul crinale di destra del monte Besuma, la seconda composta da 6 uomini (Pietro Rino Facchetti da Gavardo; Isacco Persavalli da Gavardo; Santo Persavalli da Gavardo; Carlo Bellini da Cunettone; Emilio Bertella da Maderno), sul crinale di sinistra dello stesso monte. Il gruppo comandato dal sottotenente Baronchelli e composto di 9 uomini veniva accerchiato. Dopo un violento scontro a fuoco protrattosi per oltre 3 ore, il capogruppo Signori, gravemente ferito, vista l'inutilità di ogni sforzo e la impossibilità di liberarsi dalla stretta nemica, piuttosto di cadere in mano fascista, con supremo atto di eroismo si gettava dalle rocce sulle quali si era annidato. Il resto del gruppo veniva fatto prigioniero, sottoposto a interrogatori, torture e sevizie ed i componenti, ormai tramortiti, venivano portati attraverso le montagne fino a Idro e successivamente riportati a Provaglio di Valle Sabbia dove furono barbaramente fucilati. Il loro sacrificio rifulge nell'albo del martirio della VII Brigata Matteotti ed è vivo nel cuore di tutti coloro che vogliono l'Italia libera. Accanto alla 7° Brigata e agli 8 G.A.P. nei giorni della Liberazione comparvero anche una Brigata S.A.P. e le S.A.P. della Brigata 8 Brescia. Le brigate contarono una quindicina di caduti fra i quali Toselli, Bonomelli.
 
   
 
   
 
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Versione attuale delle 17:43, 4 mar 2022

MATTEOTTI, brigate

Formazioni partigiane sorte durante la guerra di liberazione sotto l'egida del Partito Socialista italiano, inquadrate nel Comitato di liberazione nazionale. A Brescia ne fu primo organizzatore Leonida Tedoldi che riuscì a inglobare nelle formazioni Matteotti un gruppo di circa 30 unità raccoltesi man mano negli ultimi mesi del 1944 nella zona di Prandaglio di Villanuova sul Clisi, con epicentro al santuario della Madonna della Neve. Contemporaneamente si organizzarono specie in città, alcuni G.A.P.. Nel settembre 1944 il gruppo raccolto a Prandaglio raccoglieva una trentina di uomini che già precedentemente avevano avuto contatti con il P.S.I. clandestino e con esponenti del C.L.N. di Brescia (specie Bigio Savoldi, Leonida Tedoldi, il rag. Lazzari e l'ing. Dusi), venne avvicinato da Daniele Donzelli (Renato) che assieme allo studente Piero Lanfranchi dipendeva da Leonida Tedoldi, incaricato di organizzare le Brigate Matteotti. Del distaccamento fu primo comandante Umberto Ricci ("Giorgio"). Il 20 ottobre 1944, il C.L.N. costituiva la brigata Matteotti 7 bis (che raccolse una quarantina di uomini) e riconosceva 8 G.A.P. che venne affidata al Donzelli. Furono raccolte parecchie armi (nascoste nella chiesa di Prandaglio e poi nell'ossario del cimitero locale). L'arresto del parroco di Prandaglio don Collio e del partigiano Fantinelli "Ridolini" e l'incalzare di spie e di brigate nere, costringono il gruppo a trasferirsi sul monte Tosio, poi alle "Guere" di Vallo; con a capo il nuovo comandante Amilcare Baronchelli si sposta nella zona di Provaglio V.S.. Durante un trasferimento, un gruppo di partigiani al comando del sottotenente Amilcare Baronchelli e dai capi gruppo Domenico Signori e Pietro Rino Facchetti, si incontrava con preponderanti forze fasciste del 40° Battaglione mobile della G.N.R. in Valle Sabbia in fase di rastrellamento. Attaccato dalle forze nemiche, il gruppo cercava di sganciarsi dividendosi in due squadre: la prima composta da 10 uomini si trincerava sul crinale di destra del monte Besuma, la seconda composta da 6 uomini (Pietro Rino Facchetti da Gavardo; Isacco Persavalli da Gavardo; Santo Persavalli da Gavardo; Carlo Bellini da Cunettone; Emilio Bertella da Maderno), sul crinale di sinistra dello stesso monte. Il gruppo comandato dal sottotenente Baronchelli e composto di 9 uomini veniva accerchiato. Dopo un violento scontro a fuoco protrattosi per oltre 3 ore, il capogruppo Signori, gravemente ferito, vista l'inutilità di ogni sforzo e la impossibilità di liberarsi dalla stretta nemica, piuttosto di cadere in mano fascista, con supremo atto di eroismo si gettava dalle rocce sulle quali si era annidato. Il resto del gruppo veniva fatto prigioniero, sottoposto a interrogatori, torture e sevizie ed i componenti, ormai tramortiti, venivano portati attraverso le montagne fino a Idro e successivamente riportati a Provaglio di Valle Sabbia dove furono barbaramente fucilati. Il loro sacrificio rifulge nell'albo del martirio della VII Brigata Matteotti ed è vivo nel cuore di tutti coloro che vogliono l'Italia libera. Accanto alla 7° Brigata e agli 8 G.A.P. nei giorni della Liberazione comparvero anche una Brigata S.A.P. e le S.A.P. della Brigata 8 Brescia. Le brigate contarono una quindicina di caduti fra i quali Toselli, Bonomelli.