LOGGIA, piazza

LOGGIA, piazza

Chiamata dapprima piazza Grande o Nuova e poi piazza Vecchia. Venne realizzata dopo che con sua provvisione del 13 giugno 1433 il podestà Marco Foscari aveva esortato a creare nella città che, pur famosa e bella, era disordinata e ne era priva, una pubblica piazza. Venne in seguito presa la decisione di ampliare la piazzetta di Porta Bruciata, attraverso l'acquisto e la demolizione di case e della contrada delle carceri che da Porta Bruciata e dalla via della Fossa della Cittadella andava alle carceri. Il 10 maggio 1434 venne decisa la costruzione nel lato ovest di detta piazza, così formata con tanta celerità, di una loggia che si innalzò dove è ora il lato orientale del palazzo del Comune e che si sviluppa, in larghezza, un po' meno dell'attuale Loggia. A nord di questa Loggia venne costruito nel marzo 1435 l'ufficio delle bollette, mentre sul lato occidentale veniva costruita la prima Loggia seguita dalla seconda (v. Loggia, palazzo). Nel 1434 veniva realizzato sul lato orientale, appena a sud di Porta Bruciata una apertura, per una diretta comunicazione con il Broletto, mentre ai lati della fossa veniva costruito un muricciolo perchè i cittadini potessero trovare posto per la conversazione. Nel 1437 era già innalzata una torretta con l'orologio con una piccola loggetta che si scorge in una tarsia del sec. XV nel coro della Chiesa di S. Bartolomeo di Bergamo. La Loggetta venne arricchita nel 1516 e 1518 e poi ricostruita nel 1543. Il 20 maggio 1553 Giulio Todeschini si assumeva come capo muratore il compito di costruire le botteghe a mattina della piazza certamente in correlazione con l'apertura di strada nuova dovuta al Beretta nel 1552-54. Aveva inizio quella trasformazione del lato est che assunse le forme giunte sino a noi e che si concluderà solo nel 1580 con la sistemazione della campana, sempre ad opera del Todeschini, completando l'aspetto davvero veneziano della piazza. All'arco e alla torre dell'orologio vennero poi eretti su disegno del Bagnadore i Portici che si congiungevano a nord con l'arco di Porta Bruciata e continuavano a sud oltre la piazza (v. Portici). Il 21 gennaio 1465 con 77 voti favorevoli contro 12 contrari il Consiglio Generale deliberava "per il miglior ornamento della piazza principale di costruire sul lato meridionale della piazza" un muro con pietre lavorate. Nacquero così costruzioni che ospitarono poi il Monte di Pietà (v.) e le prigioni maschili (v. Prigioni, vicolo delle, v. Carceri). Essendo venuti alla luce, durante i lavori di atterramento della vicina scuola di matematica Gabriele da Concorezzo, pezzi di marmi antichi molti dei quali con epigrafi, vennero assieme ad altri, tolti dalla torre di Paganora, usati per le facciate del Monte di Pietà e delle prigioni costituendo un vero museo lapidario all'aperto. Nel 1561 Prandino Bonometti o Bonomini innalzava in piazza della Loggia la colonna sormontata dal Leone di S. Marco. Con marmi molto antichi venne costruita una loggetta per unire i due palazzi. Una provvisione del 4 settembre 1489 decise la costruzione di un portico lungo i palazzi progettato dall'ing. milanese Filippo Grassi che però non venne edificato. Nel 1597 il Bagnadore, costruiva nella parte a mattina del lato sud ripetendo le forme del Montevecchio di pietà, quello Nuovo, terminato nel 1600. Verso la metà del '700 vi si aprirono le prime botteghe di caffè fra le quali primeggiò quella del Bergamasco detta poi dei Grigioni (dalla provenienza dei gestori) e infine, verso la fine dell'800 caffè Loggia. In voga fu pure la pasticceria del Mostaccino fra le prime del genere a Brescia. All'antenna posta sino dal 1447, sulla quale sventolavano insegne di Venezia, del Rettore e della città, vennero sostituite, con deliberazione 17 giugno 1496 del Consiglio Generale, due colonne, una delle quali reggeva il leone di San Marco, emblema della repubblica veneta, e l'altra le statue dei nostri protettori Faustino e Giovita, collocate a mattina della piazza, di fronte alla Loggia. Quella coi santi patroni di Brescia scomparve presto, quella col Leone di S. Marco privata di questo nel 1797 venne tolta nel 1821 (v. Leone di S. Marco). Sul luogo venne poi eretto nel 1864 il monumento alle Dieci Giornate detto della Bella Italia. Nella piazza oltre alle due fontanelle affiancanti il portale d'ingresso al palazzo municipale vi erano altre due fontane, una formata da una piccola vasca sorretta dalle tre Arpie e alimentata da un mascherone centrale e da due delfini ai lati e sormontata da un canestro di frutta, l'altra, con tre Sirene, tre piccoli mascheroni che davano acqua perenne alla vaschetta, pure sormontata da un cestino di frutta. Sull'angolo occidentale del palazzo della Loggia esisteva una fontana detta "dei Giudei" e tolta nel 1850 circa. Nonostante gli interventi che seguirono dal sec. XVII, già alla fine del cinquecento, sebbene fosse stata costruita in un ampio arco di tempo di un secolo e mezzo attraverso interventi di personaggi, di committenti, di realizzatori diversi ed in situazioni sociali e politiche tutt'altro che statiche, presentava una straordinaria e fondamentale unitarietà d'impaginato tale da congiungere assieme Medioevo e Rinascimento. Sorta nel clima architettonico del Quattrocento, e quindi, mentre era in atto la lezione umanistica di trattatisti come il Martini, l'Alberti, il Filarete, essa si concretizzò infatti in un preesistente assetto urbano, caratterizzato da eredità medioevali. Scopriamo perciò che al suo interno essa realizza moduli rinascimentali, ma il risultato complessivo ed il suo rapporto con la città circostante sono medioevali. L'arcaicità della piazza è anche indicata dalla mineralogia. Vi si trova infatti l'esaltazione del simbolo affidato al tre: tre erano presumibilmente le loggette sotto l'orologio, tre archi della facciata del palazzo, tre i piani progettati dal Palladio per lo stesso edificio. Sette sono invece gli archi delle finestre sulla facciata a sud, sopra i quali è posta una statuetta della Giustizia, mentre al di là di essi stavano le prigioni. La prima pavimentazione con lastre di pietra venne eseguita dal 1464 al 1466. Fu poi di nuovo pavimentata nel 1547. Più tardi venne acciottolata mentre venne mantenuta lastricata la parte prospiciente al palazzo della Loggia. Nel 1940 venne compiuta una generale pavimentazione con lastre di pietra. Nel 1981 venne restaurata completamente e ridonata alle linee quattrocentesche la casa che fa angolo tra piazza della Loggia e via XXIV Maggio già appartenuta ai Gaifami e che era stata minacciata di demolizione nel 1930-1932. La piazza fu sede di mercato di ogni genere di mercanzie dalla sua costruzione e salvo rari intervalli, fino all'agosto 1764, limitatamente verso il palazzo e il lato sinistro e ad alcune merci riprese poi fino verso il 1880. Dopo lunga sospensione di un secolo il mercato è stato ripreso il sabato nel 1984. Per secoli la piazza rimase ingombra di banchi e di baracche, a volte dolosamente bruciate da concorrenti o dal popolo in sommossa. La piazza fu sempre il centro del Carnevale bresciano, luogo di divertimento e di convegno di maschere. Nella piazza si tenevano le giostre fra cui quella dell'anello. Da essa partivano le sfilate e i cortei ufficiali con le autorità, i paratici ecc. In piazza della Loggia esistevano sotto il porticato della Loggia la pietra del bando e dalla parte opposta l'ordigno per "dare la corda" mentre sotto la colonna di S. Marco (dove oggi sorge il monumento della "Bella Italia") veniva eretto il patibolo, sul quale venne fino al 1796 tagliata la testa o impiccate parecchie persone senza distinzione sociale. Del resto la piazza stessa fu spesso teatro di agguati sanguinosi, di tumulti popolari, di arresti (fra cui quello, nell'aprile 1532, di S. Gerolamo Emiliani che sotto la Loggia si era rifugiato con gli orfanelli raccolti per la strada). Fu più volte ritrovo di tumulti e luogo di manifestazioni, di cerimonie pubbliche e nel 1797 venne eretto l'albero della libertà. Nel 1805 innalzate una piramide e una colonna in onore di Napoleone re d'Italia. I suoi muri si coprirono spesso di cartelli rivoluzionari d'Italia. Il 18 marzo 1848 vi ebbe inizio l'insurrezione che portò all'instaurazione del Governo Provvisorio e il 23 marzo venne di nuovo innalzato l'albero della libertà. Il 26 marzo 1849 il popolo ivi radunato respingeva le intimazioni di resa austriache dando il via alle Dieci Giornate. Nel 1858 fu compiuto il primo esperimento di illuminazione pubblica. La piazza venne sempre più frequentemente utilizzata per manifestazioni pubbliche e comizi politici e sindacali dal 1945 in poi e il 28 maggio 1974 venne profanata dalla terribile strage che da essa prese il nome (v. Strage di piazza della Loggia). Alla piazza dedicarono quadri numerosi pittori fra cui l'Inganni, il Renica, lo Ioli ecc.