LAFFRANCHI

LAFFRANCHI

Cognome derivato dal nome proprio Lanfranco o Laffranco. Secondo Felice Murachelli uno dei rami principali fu quello dei Capodiponte che ebbe origine verso il 1390 circa; capostipite un Deo. Si diramarono poi a Cemmo, Novelle, Esine, Edolo, Brescia. I Laffranchi si diffusero in Valsabbia (Forno, Vestone, Preseglie, Bione) nella riviera di Salò e nel Bresciano in genere, ma ebbe la maggiore consistenza ad Avenone tanto da far ritenere ad Alfredo Bonomi che derivino tutti dalla famiglia originaria di questo paese. Fu una famiglia benestante che aveva accumulato un buon patrimonio con economia mista (amministrazione delle terre nel territorio di Avenone dove aveva una vasta e austera dimora nella frazione Spezio e lavoro delle fucine a Forno) e che fu attivamente presente nella vita civica, culturale e religiosa di Avenone e della Valle. La storia di questa famiglia si lega anche a quella dei Bonomi intagliatori perchè questi ultimi debbono la loro consistenza economica all'eredità avuta nella prima metà del seicento dal "magistro" Pietro Lafranchi di cui un Bonomi aveva sposato una nipote. Comunque all'inizio del 1600 doveva già essere prospera e ricca perchè nel libro dei documenti dell'Erezione del Jus Patronato della Parrocchia di Avenone sono citati molti Lafranchi ed alcuni come Giulio, Pietro Antonio, Filippo; Bartolomeo, assumono cariche nelle confraternite e sono persone di prestigio che influenzano le decisioni delle riunioni. Ma già all'inizio del 1600 a Salò si ricorda tra le personalità ragguardevoli, implicate in rapporti illeciti con i banditi della riviera, l'orefice Giovan Battista Lanfrancho. Altri Laffranchi troviamo a Mocasina nella seconda metà del '700, parenti stretti di quelli di Avenone; a Comero, a Odolo. Nel 1809, dal ceppo originario ad Avenone si trovano ancora le seguenti famiglie Laffranchi: Signori Laffranchi (certamente il cuore della fa miglia, cioè i più ricchi), Laffranchi "Mondi", Laffranchi "Belezze", Laffranchi "Ciov". Filippo è nel 1794 sindaco generale della Valsabbia; Nicolino nel 1813 istituisce con suo testamento un legato per 10 doti destinate alle ragazze povere del paese. Nella famiglia si distinsero parecchi sacerdoti come don Lorenzo (m. nel dic. 1602, rettore della chiesa di S. Andrea di Barbaine), don Lorenzo, rettore di Forno d'Ono, don Luca pure rettore di Forno d'Ono ecc. Altri rami si fecero notare a Salò dove nell'agosto 1796 ospitarono Napoleone Bonaparte. Un Bernardino Laffranchi nel 1802 venne eletto membro del Consiglio Dipartimentale. Avevano lo stemma: «Troncato: di rosso e d'argento». Altri Laffranchi vissero a Palazzolo e portavano lo stemma: «D'oro fasciato d'azzurro di sei pezzi».