HUMANITAS
HUMANITAS
Rivista promossa da Fausto Minelli e dall'Editrice Morcelliana nel giugno 1945, comparsa con il primo numero nel gennaio 1946. Nel suo programma la rivista si presentò con l'intendimento di congiungere l'eredità dell'umanesimo classico e cristiano con l'umanesimo il quale pone a suo fondamento le nuove scienze della natura e dell'uomo. Umanesimo critico e problematico quindi, in dialogo continuo ed articolato, dapprima con l'esistenzialismo (completando così il programma dell'Editrice rispetto al primo tempo in cui l'istanza antiidealista era preminente), poi con il marxismo.
Concorsero alla fondazione della rivista e ai suoi primi dieci anni di vita p. Giulio Bevilacqua per il settore teologico, Michele Federico Sciacca, per quello filosofico, Mario Marcazzan, per il settore letterario, Mario Bendiscioli, per il settore storico. Ogni fascicolo venne diviso in 4 sezioni: religione, filosofia scienze, storia politica-economica, critica letteraria e artistica. Evidente la nota innovatrice nella sezione religiosa, che postula una revisione della cura d'anime e dell'apologetica più nell'ispirazione che negli espedienti; significativa la tendenza ad accentuare la linea Agostino-Pascal-Blondel in quella filosofica; piuttosto compiacente verso la critica d'avanguardia la sezione letteraria; meno definita la direttiva della sezione storico-politica-economica. La rivista si avvalse di larghissima collaborazione anche di teologi e pensatori fra cui C. Colombo, G. Bevilacqua, R. Garrigou-Lagrange, E. Chavaz, A. Piolanti, K. Adam, R. Guardini, S. Garofalo, B. Matteucci, L. De Raeymacker, R. Spiazzi, K. Rahner, C. Riva, D. Barsotti, B. Schultze, L. Sartori, G. Cittadini, E. Balducci, G. Pattaro, M. Guasco, G. Pollano ed altri. Il metodo costantemente perseguito, fu quello dell'ascolto, della comprensione, della partecipazione e della risposta che miri non tanto a controbattere quanto ad assumere, su di un piano superiore, le ragioni dell'avversario. Nel settore letterario affidato fino al 1959 a Mario Marcazzan, continuo e costruttivo fu il suo personale intervento. Oggetto di indagine sua e di altri suoi discepoli ed amici fu in prevalenza l'ottocento italiano (studi di F. Casnati, F. Piemontese, E. Caccia, A. Romanò, F. Ulivi, I. Scaramucci, F. Giannessi), nell'intento di rivisitarlo al di fuori delle categorie estetiche e storiografiche imperanti, al fine di ritrovare quel retroterra di autentico spiritualismo cattolico che giustificasse una continuità ed una ripresa dei grandi temi, anche letterari perchè sempre fissi sull'uomo e sulla società, della scuola cattolica liberale, del Gioberti, del Rosmini, di Manzoni, di Tommaseo, di C. Balbo, del Pellico, di G. Scalvini. Attenzione altrettanto viva la rivista ebbe per la letteratura francese (Carlo Bo, H. Daniel-Rops, E. Cassa Salvi, A. Spanellino, S. Martino), quella inglese e tedesca (A. Guidi, A. Castelli, N. Di Fede, A. Belli, G. Manacorda, G. Tansini, A. Paoli, G. Savelli, P. Spinucci). Per la letteratura italiana contemporanea, l'esercizio critico toccò sia la produzione poetica che quella narrativa e critica. Accanto ai vasti saggi di analisi filosofico-letteraria di C. Falconi sul marxismo nella narrativa e su Moravia (oltre che sui francesi Malraux, Camus e Sartre) G. Spagnoletti, E. Petrini, I. Scaramucci, Alberto Frattini, A. Vallone, G. Rescalli, G. Cristini iniziarono le loro precise ed acute cronache di narrativa e di poesia, con particolare attenzione a quella ermetica, e che continuarono dopo il 1960 (in Humanitas - Nuova serie) con il complemento delle cronache di Valerio Volpini, per la narrativa dal neorealismo alle avanguardie. Il discorso critico in letteratura, venne rigorosamente approfondito nell'ultimo decennio della Rivista, grazie alla collaborazione di G. Amoroso e A. Marchese. Sporadiche incursioni si ebbero sulle letterature russa ed americana (ad opera di Piero Spinucci, di Margherita Guidacci e di Silvana Ranzoli). Fecero da sfondo le grandi sintesi di Jacques Maritain (La crisi della civiltà in Humanitas 1946, nn. 7 e 8), di A. Ferrabino, di L. Alfonsi, di G. Toffanin, di B. Matteucci, di G. Getto, M. Apollonio nelle sue sinossi della civiltà classica e dell'umanesimo italiano, di Guido Manacorda nei suoi studi danteschi e sull'arte moderna (integrati questi ultimi dalle analisi geniali di Max Picard).
La rivista pubblicò anche una serie molto apprezzata di quaderni speciali, sull'Europa, l'Ecumenismo, il Concilio, il Concordato ecc., alcuni dei quali segnarono tappe significative di riflessione e di bilancio.
Nel 1960 la rivista uscì con una nuova serie con il sottotitolo «Rivista mensile di cultura» diretta da Stefano Minelli, mentre il comitato di redazione venne composto da: Giulio Cittadini, Giulio Colombi, Paolo Marchese, Stefano Minelli, Felice Montagnini, Giancarlo Penati, Guido Stella. La nuova serie intendeva continuare la tradizione della rivista a "far luce nelle intelligenze e nei cuori al di là del nobile e grave compito della difesa della libertà e della cultura, attraverso e per la Verità», "indicava trasparente, il termine essenziale ed ultimo di una consapevole scelta: la difesa dell'uomo". Si proponeva di essere presente «con la parola ed il giudizio, in tutti i dibattiti culturali più vivi, in tutte le discussioni più rivelatrici, della nostra epoca». Ampia anche la presenza bresciana nella rivista. Vi scrivono Mario Apollonio, Mario Bendiscioli, Giulio Bevilacqua, Franco Feroldi, Faustino Salvoni, Antonio Cistellini, A. Cerri, Edoardo Malagoli, Emilio Ondei, Adriano Belli, Nella Berther, Arsenio Frugoni, Giorgio Tansini, Efrem Bettoni, Giovanni Scotuzzi, Alberto Pesce, Ettore Caccia, Mario Pedini, Tullo Goffi, Lodovico Montini, Giovanni Cristini, Elvira Cassa Salvi, Giulio Cittadini, Matteo Perrini, Gianni Capra, Guido Stella, Enzo Giammancheri, Sandro Fontana, Felice Montagnini e altri.