GABRIELE da Martinengo

GABRIELE da Martinengo (Tadini)

Sec. XV. Detto il Cavaliere. Nel 1516-1517 partecipò all'assedio di Verona. Caduta la città aveva ottenuto da Venezia una condotta militare, che gli fu poi tolta perché coinvolto nel rapimento di Luisa Caprioli. Venne poi posto in bando. Perdonato e reintegrato nel comando, fu però destinato a Cipro e subito dopo a Candia, coll'incarico di riorganizzare quelle fanterie a fianco del provveditore generale Sebastiano Giustiniani; ebbe pure il merito di aver rafforzato le difese dell'isola; Con lui era anche un Bernardino da Brescia. Alle prime avvisaglie dell'offensiva turca su Rodi, richiesto dal gran maestro Filippo Villiers de l'Isle-Adam, contravvenne all'ordine veneto di non muoversi e nascostamente raggiunse la città minacciata (23 luglio 1522), incurante della condanna in contumacia dalla quale fu colpito per aver abbandonato il suo posto di servizio. Creato capitano generale del presidio rodiense rianimò i difensori, elevò baluardi ed altre opere di fortificazione, sostenne e rintuzzò sino in ultimo gli assalti del nemico con ostinato animo ("molto se afaticha et era necessario a questa terra. Idio el guardi!"), scriveva uno dei suoi soldati, suscitando ammirazione nei cristiani e furore negli avversari. Quando Rodi dovette capitolare, si sottrasse alla vendetta turca fortunosamente raggiungendo Zante su di un brigantino; passò poi a Gallipoli ed infine a Messina per unirsi al gran maestro dell'Ordine, dal quale era stato nel frattempo fatto cavaliere di S. Giovanni di Gerusalemme.