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(Brescia, 31 marzo 1867 - Barbarano, 8 aprile 1944). Di Ulisse e di Anna Frigerio. Seguì gli studi in Brescia e lì continuò presso la facoltà di lettere della Università di Bologna, dove fu allievo di Carducci, che gli diede un rarissimo trenta e lode in letteratura italiana. Nel giugno 1886 gli aveva sottoposto un ponderoso "Studio intorno al concetto del demonio e alla parte sua nella letteratura e nell'arte medioevale...". Laureatosi il 20 giugno 1889 con una tesi su "Come deve leggersi il verso 42, canto I della Divina Commedia". Carducci, che lo prediligeva e lo chiamava il suo "Arnaldo da Brescia", lo pregò inutilmente e lo sollecitò a restare presso di lui come assistente, ma Foresti prossimo al matrimonio preferì l'insegnamento. Dal 1889 al 1892 diresse una scuola tecnica pareggiata di Busto Arsizio e il 16 settembre 1892 vinse la cattedra di lettere nell'Istituto tecnico di Reggio Calabria. Quindi, aiutato dall'appoggio zelantissimo del Carducci, ottenne, il 1° gennaio 1895, l'insegnamento all'istituto tecnico di Bergamo, dove per dieci anni operò anche quale vice bibliotecario della Biblioteca Comunale «Angelo Mai». Come provano i moltissimi suoi appunti, proprio nella biblioteca di Bergamo scoprì la passione della ricerca filologica e critica. Finalmente diventato preside nel ruolo degli Istituti tecnici, fu restituito alla sua Brescia, successore nel dicembre 1920 di G.C. Abba all'Istituto tecnico «Nicolò Tartaglia». Prima a Bergamo poi a Brescia organizzò e diresse scuole di tipo industriale per operai, ma approfondì i suoi studi letterari e specialmente petrarcheschi. Diventato il 28 dicembre 1913 socio dell'Ateneo di Brescia fu membro del Consiglio di amministrazione e quindi vice presidente. Contemporaneamente collaborò a giornali e con assiduità e con articoli storici e letterari all'"Illustrazione bresciana". Fu anche professore nella Scuola pedagogica in Brescia, direttore, dal 1920, dell'Istituto sociale di istruzione, vice presidente della Biblioteca Civica Queriniana (dal 1920), presidente del Comitato Orfani di guerra e fece parte di numerose commissioni. Diresse l'Istituto tecnico di Brescia per venticinque anni, fino al collocamento a riposo, il 15 settembre 1935. Trasferitosi a Milano, con la figlia Cornelia, continuò gli studi, fino a quando la guerra e gli acciacchi dell'età lo convinsero di rifugiarsi a Barbarano di Salò sul Garda dove lo colse la morte.
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(Brescia, 31 marzo 1867 - Barbarano, 8 aprile 1944). Di Ulisse e di Anna Frigerio. Seguì gli studi in Brescia e lì continuò presso la facoltà di lettere della Università di Bologna, dove fu allievo di Carducci, che gli diede un rarissimo trenta e lode in letteratura italiana. Nel giugno 1886 gli aveva sottoposto un ponderoso "Studio intorno al concetto del demonio e alla parte sua nella letteratura e nell'arte medioevale...". Laureatosi il 20 giugno 1889 con una tesi su "Come deve leggersi il verso 42, canto I della Divina Commedia". Carducci, che lo prediligeva e lo chiamava il suo "Arnaldo da Brescia", lo pregò inutilmente e lo sollecitò a restare presso di lui come assistente, ma Foresti prossimo al matrimonio preferì l'insegnamento. Dal 1889 al 1892 diresse una scuola tecnica pareggiata di Busto Arsizio e il 16 settembre 1892 vinse la cattedra di lettere nell'Istituto tecnico di Reggio Calabria. Quindi, aiutato dall'appoggio zelantissimo del Carducci, ottenne, il 1° gennaio 1895, l'insegnamento all'istituto tecnico di Bergamo, dove per dieci anni operò anche quale vice bibliotecario della Biblioteca Comunale «Angelo Mai». Come provano i moltissimi suoi appunti, proprio nella biblioteca di Bergamo scoprì la passione della ricerca filologica e critica. Finalmente diventato preside nel ruolo degli Istituti tecnici, fu restituito alla sua Brescia, successore nel dicembre 1910 di G.C. Abba all'Istituto tecnico «Nicolò Tartaglia». Prima a Bergamo poi a Brescia organizzò e diresse scuole di tipo industriale per operai, ma approfondì i suoi studi letterari e specialmente petrarcheschi. Diventato il 28 dicembre 1913 socio dell'Ateneo di Brescia fu membro del Consiglio di amministrazione e quindi vice presidente. Contemporaneamente collaborò a giornali e con assiduità e con articoli storici e letterari all'"Illustrazione bresciana". Fu anche professore nella Scuola pedagogica in Brescia, direttore, dal 1920, dell'Istituto sociale di istruzione, vice presidente della Biblioteca Civica Queriniana (dal 1920), presidente del Comitato Orfani di guerra e fece parte di numerose commissioni. Diresse l'Istituto tecnico di Brescia per venticinque anni, fino al collocamento a riposo, il 15 settembre 1935. Trasferitosi a Milano, con la figlia Cornelia, continuò gli studi, fino a quando la guerra e gli acciacchi dell'età lo convinsero di rifugiarsi a Barbarano di Salò sul Garda dove lo colse la morte.
  
  

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FORESTI Arnaldo

(Brescia, 31 marzo 1867 - Barbarano, 8 aprile 1944). Di Ulisse e di Anna Frigerio. Seguì gli studi in Brescia e lì continuò presso la facoltà di lettere della Università di Bologna, dove fu allievo di Carducci, che gli diede un rarissimo trenta e lode in letteratura italiana. Nel giugno 1886 gli aveva sottoposto un ponderoso "Studio intorno al concetto del demonio e alla parte sua nella letteratura e nell'arte medioevale...". Laureatosi il 20 giugno 1889 con una tesi su "Come deve leggersi il verso 42, canto I della Divina Commedia". Carducci, che lo prediligeva e lo chiamava il suo "Arnaldo da Brescia", lo pregò inutilmente e lo sollecitò a restare presso di lui come assistente, ma Foresti prossimo al matrimonio preferì l'insegnamento. Dal 1889 al 1892 diresse una scuola tecnica pareggiata di Busto Arsizio e il 16 settembre 1892 vinse la cattedra di lettere nell'Istituto tecnico di Reggio Calabria. Quindi, aiutato dall'appoggio zelantissimo del Carducci, ottenne, il 1° gennaio 1895, l'insegnamento all'istituto tecnico di Bergamo, dove per dieci anni operò anche quale vice bibliotecario della Biblioteca Comunale «Angelo Mai». Come provano i moltissimi suoi appunti, proprio nella biblioteca di Bergamo scoprì la passione della ricerca filologica e critica. Finalmente diventato preside nel ruolo degli Istituti tecnici, fu restituito alla sua Brescia, successore nel dicembre 1910 di G.C. Abba all'Istituto tecnico «Nicolò Tartaglia». Prima a Bergamo poi a Brescia organizzò e diresse scuole di tipo industriale per operai, ma approfondì i suoi studi letterari e specialmente petrarcheschi. Diventato il 28 dicembre 1913 socio dell'Ateneo di Brescia fu membro del Consiglio di amministrazione e quindi vice presidente. Contemporaneamente collaborò a giornali e con assiduità e con articoli storici e letterari all'"Illustrazione bresciana". Fu anche professore nella Scuola pedagogica in Brescia, direttore, dal 1920, dell'Istituto sociale di istruzione, vice presidente della Biblioteca Civica Queriniana (dal 1920), presidente del Comitato Orfani di guerra e fece parte di numerose commissioni. Diresse l'Istituto tecnico di Brescia per venticinque anni, fino al collocamento a riposo, il 15 settembre 1935. Trasferitosi a Milano, con la figlia Cornelia, continuò gli studi, fino a quando la guerra e gli acciacchi dell'età lo convinsero di rifugiarsi a Barbarano di Salò sul Garda dove lo colse la morte.


Oltre che al Petrarca dedicò i suoi studi al Boccaccio, al Parini, al Manzoni ecc. con articoli e studi sparsi in riviste e giornali. Lavorò intensamente fino agli ultimi giorni; avendogli la paralisi fermata la mano destra, si addestrò a scrivere con la sinistra. Si proponeva di allestire un secondo volume di Aneddoti, e ne abbozzò e in parte distese i capitoli; e insieme, rifatti gli articoli che aveva pubblicato su questo grande argomento, un libro parallelo che, dedicato esclusivamente al Petrarca poeta in volgare, destinava a illustrare i temi e i testi nelle successive redazioni dei Rerum vulgarium fragmenta. Aveva inoltre quasi terminato un libro "Giovanni Boccaccio biografo di Dante e suo editore": purtroppo, come scrive il Billanovich, come mostra l'articolo con cui lo anticipò, viziato alla radice dall'errato giudizio con il quale, cieco all'analisi paleografica, a cui non l'avevano addestrato né la scuola, né le contingenze della professione e degli studi, e sordo alle proposte irrefutabili di Michele Barbi, egli scandiva i tempi delle tre redazioni del Trattatello in laude di Dante. Attendeva ancora a un volume di Aneddoti sul Boccaccio. E stava lavorando a un commento alla Divina Commedia. Perseguendo insieme Petrarca e Parini - due temi di netta eredità carducciana - si proponeva di pubblicare un'edizione delle poesie del Parini; e, riadattando le molte pagine che già aveva stampato, di formare un libro di Aneddoti pariniani. Mantenne in cantiere per lungo tempo, con scritti complessivamente giovanili, un corpo di Studi su rime antiche. Addirittura, avendone ricevuto l'incarico dalla Commissione per l'edilizia nazionale, sognava di fissare il testo critico del Canzoniere e dei Trionfi. Mentre la biblioteca del Foresti fu venduta nel 1943, dopo il bombardamento della sua casa di Brescia e l'aggravarsi della sua malattia (ed ora si trova presso la Fondazione Bravi, a Barbarano di Salò), le carte erano rimaste in famiglia e sono raccolte e parzialmente riordinate da Antonia Tissoni. Tra di esse vi sono numerosi studi inediti, in diverse fasi di elaborazione, e preziosi appunti su svariati argomenti, ma soprattutto su Petrarca, Boccaccio, Parini, Baretti. Sono stati ritrovati anche i copialettere, che vanno dal 1920 fino alla morte, e molte lettere a lui dirette.


Pubblicò: "Saggi sulle fonti dell'epoca greca" (Bologna Zanichelli, 1889); "Nuove osservazioni, intorno all'origine e alle varietà metriche del sonetto nei secoli XII e XIV" (Estr. dagli "Atti dell'Ateneo di Bergamo" vol. XII, 1895); "Mitologia greca" (Milano, Hoepli); "Sonetto nuziale inedito del Parini "Gentil donzella che a marito andate" tratto dalla Querinina di Brescia. Per nozze Foresti Riccardi. (Brescia, 1901); Lettere di P. A. Serassi G. Beltramelli. Per nozze Buffoni-Lochis (Bergamo, Ist. Arti Grafiche, 1902); Rime di Lucia Alboni a cura di A. Foresti,. Per nozze Moroni-Comozzi (Bergamo, Officina d'Arti Grafiche. 1903); Per la storia di una lauda (Torino, Loescher, 1904); Per l'istituzione di una Sezione Industriale nel R. Istituto Tecnico di Bergamo, (Bergamo, Fratelli Bolis, 1904); Per l'istituzione di una Scuola Industriale di Meccanica, Metallurgica, Elettrotecnica in Bergamo. Relazione all'on. Deputazione Provinciale (Bergamo, Fratelli Bolis, 1905); In premiazione degli alunni delle scuole serali e festive per operai presso il R. Ist. Tecnico V. Emanuele di Bergamo. Anno scolastico 1908-09. (Bergamo, Fratelli Bolis, 1910). Aneddoti della vita di Francesco Petrarca (Brescia, Vannini 428 p. 1928). Nuova edizione corretta e ampliata dall'autore, a cura di Antonia Tissoni Benvenuti, con una premessa di Giuseppe Billanovich. (Padova, Antenore 1977 pp. XXXIX 551).


Ai problemi degli Istituti scolastici da lui diretti a Brescia dedicò le seguenti memorie e discorsi: "Per l'istituzione di una scuola industriale di meccanica, metallurgia, elettronica in Brescia. Relazione all'On. Deputazione Provinciale" (Bergamo, F.lli Bolis, 1905, pp. 94); "Per l'inaugurazione della bandiera del R. Istituto tecnico N. Tartaglia, 4 giugno 1912. Discorso del Prof. A. Foresti preside dell'Istituto" (Brescia, f.lli Geroldi, 1912); "Del contributo che possono apportare le associazioni di industriali e commercianti all'incremento e alla migliore organizzazione dell'insegnamento professionale" (Brescia, Lenghi, 1912); "Per l'istituzione della sezione industriale del R. Istituto tecnico N. Tartaglia" (Brescia, F. Apollonio, 1916). Collaborò con studi e saggi a riviste letterarie ed accademiche quali "Bibliofilia", "Rassegna", "Giornale storico", "Archivio storico italiano", "Marzocco", "Archiginnasio" "Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e lettere", "Atheneum", "Archivio storico Lombardo", "Convivium", "Nuova Antologia" "Brixia" ecc.


Nei Commentari dell'Ateneo di Brescia" pubblicò: "Francesco Petrarca e il fratello Gherardo. Appunti cronologici". (I. Quando Gherardo si fece monaco. II. Un mistico ammonimento a Giovanni Colonna di S. Vito. III. Sulla data della prima Egloga). (1918) p. 131 - 179; "La data e l'occasione di alcune epistole poetiche del Petrarca" (1920) p. 148-170: "F. Petrarca. La canzone della gloria e il suo messaggio". (Discorso inaugurale, 26.11.1922) (1922) p. 5-22; "Giovanni da Ravenna e il Petrarca". (1923) p. 165-201; "Giovanni Baretti e i letterati Bresciani" (1939) (p. 21-74).