FOGNATURE

FOGNATURE

A Brescia il problema si impose fin dalla seconda metà del sec. XIX per gravi ragioni igieniche e sanitarie. La fognatura era allora costituita dalla fittissima rete dei canali derivanti dal Celato e dal Bova e dai vecchi bottini, male costruiti e male tenuti (fogne fisse), di cui dovevano servirsi le case non sovrastanti ai fossi del Garza. Tanto dai manufatti in muratura dei canali del Garza quanto dalle pareti delle fogne fisse poteva facilmente fuoriuscire materiale più o meno liquido che andava ad impregnare il terreno del sottosuolo: di qui i facili e persistenti inquinamenti delle acque potabili scorrenti nelle molteplici diramazioni dell'acquedotto la cui costruzione risaliva a parecchi secoli. Anche le acque esistenti nei numerosi pozzi destinati agli usi famigliari, anch'essi costruiti in muratura, subivano la stessa sorte. Da ciò venivano gravi epidemie specie di tifo, che quasi endemico mieteva vittime all'interno e nelle zone periferiche della città e specialmente in quelle meridionali. Il problema venne avanzato nel luglio 1869 dall'ing. Cesare Deretti attraverso una memoria per la diffusione delle fognature in provincia e dalla quale venne la spinta alla costituzione di una commissione per lo studio del problema. Questo venne ripreso dalla Società Bresciana d'Igiene che lo mise in rilievo subito dopo la sua costituzione, suscitando vivacissime polemiche fra due correnti: quella favorevole alle fogne fisse (bottini costruiti in cemento armato e quindi impermeabili) e l'altra favorevole alla costruzione di canali appositi per la raccolta e l'asportazione del materiale infettante. Intanto nel 1874 veniva pubblicato un "Regolamento per la ricostruzione, riattamento, manutenzione e vuotatura dei pozzi neri e fogne mobili nelle case di Brescia". Le polemiche culminarono in una pubblica adunanza tenuta dalla S.B.I. il 23 agosto 1885 all'Ateneo in cui i sostenitori delle due diverse correnti, il dott. Bonizzardi a favore dei bottini fissi e il dott. Vitaliano Galli, direttore dell'Ospedale Civile, a favore della canalizzazione, poterono ampiamente e vivacemente discutere a favore dell'una o dell'altra tesi. Il problema della regolamentazione del Garza e della costruzione dell'acquedotto di Mompiano fecero rimandare quello della fognatura fino al 1908 quando venne istituita una Commissione presieduta dall'assessore all'Igiene e costituita dal prof. Luigi Pagliani dell'Università di Torino, dal prof. Bentivegna dell'Università di Bologna, dal dott. Toccolini ingegnere capo dell'Ufficio Tecnico e dal dott. Angelo Bettoni ufficiale sanitario, che si orientò per la doppia canalizzazione, una per le acque bianche e l'altra per le acque luride, e per lo scarico del canale collettore verso la piana di Ghedi. La Giunta, accolto ed approvato il progetto e fattolo approvare dalle competenti autorità, si impegnava a dare rapido corso all'esecuzione, stanziando nel bilancio preventivo del 1911, come primo fondo, la somma di L. 120.000. La somma preventivata per il completamento dell'opera era di L. 1.000.000. Il parere discordante dell'ing. Tito Poggi e la I guerra mondiale fecero rimandare il problema che fu affrontato definitivamente nel 1921 quando l'amministrazione Gadola dava incarico all'ufficio tecnico di aggiornare il progetto a canalizzazione separata e disponeva perché, entro l'anno, fosse ultimato il canale principale emissario, facendo precedere uno speciale impegno contrattuale coi Comuni e cogli agricoltori interessati allo scarico delle acque luride, tenuto conto del loro potere fertilizzante. Si sarebbero dovuti approntare anche i primi tronchi della rete interna per tutta la parte orientale e meridionale della città con l'inclusione di 1300 case private aventi 37.000 abitanti. La fognatura assorbì gran parte dei fiumi Celato, Bova e Grande e venne via via completata. Essa venne costituita da un emissario partente da via Diaz e scaricantesi in una roggia irrigua in Comune di Borgosatollo nonché da collettori principali e secondari serventi le varie zone in cui venne divisa la città.


Dopo l'ulteriore espansione della città nel II dopoguerra il problema fognario venne ripreso attraverso una nuova rete, decisa nel novembre 1976, studiata dal Centro studi progetti di Verona e avviata sulla fine del 1978. La nuova fognatura prevede la ristrutturazione del sistema di raccolta e di smaltimento delle acque di fogna, attraverso la costruzione di un unico depuratore centrale nella frazione di Verziano, a S di Fornaci, che raccoglierà circa il 90% delle fognature della città. Rimarranno escluse la zone ad O del Mella, S. Polo e le zone di S. Bartolomeo e Urago dove saranno conservati gli impianti di depurazione che funzionano attualmente; così come la frazione di Folzano che avrà un proprio depuratore per mantenere contenuti i costi che l'allacciamento all'impianto centrale innalzerebbe eccessivamente. Dal depuratore unico di Verziano partirà una rete di collettori nelle diverse direzioni della città: un collettore collegherà infatti Chiesanuova e la zona del villaggio Sereno. In una seconda fase, dal villaggio Sereno l'allacciamento del collettore consentirà di raggiungere via Codignole e via Malta, quindi Brescia 2. La nuova rete si intersecherebbe quindi con il collettore che convoglia le acque nere del centro storico lungo via Malta verso S. Polo. Al depuratore centrale infine verrebbe collegata la zona di Fornaci.