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'''CIPOLLA Giovanni'''
 
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(Brescia, 18 ottobre 1867 - Torino, 9 giugno 1948). Ebbe le prime lezioni di pianoforte da certo Borghetti per passare poi sotto la guida del Premoli e poi al Conservatorio di Milano dove studiò armonia con Amintore Gall, contrappunto e fuga con Michele Saladino, alta composizione con Dominiceti e Ferroni, ottenendo al diploma, il premio assoluto. Ottenne i primi successi nel 1889 con una "Scena idillica" (per soli coro ed orchestra) e la fiaba "La bella dormiente" (1889) su versi del giornalista Carugati che fu eseguita anche al Teatro Grande, al Milamollo di Savigliano e trasmessa nel 1929 dall'EIAR di Torino. Dopo questo successo ebbe parecchie offerte di libretti per opera fra cui uno di Luigi Illica che lasciò cadere. Seguirono poi "Le tentazioni di S.Antonio" (suite per pianoforte), una polacca, romanze, mottetti, un'Elegia per violoncello, stornelli (su testi di Ugo Da Como), una "Suite" per archi (eseguita al Circolo Artistico) in tre atti mai rappresentata se non in due brani, ma che gli costò anni di lavoro.  Seguirono altre composizioni eseguite fra cui un "Trio" per piano, violino e violoncello (eseguito anche a Torino da lui stesso, Ruccoli e Bertolani), un intermezzo sinfonico (eseguito al Grande di Brescia), una messa a 4 voci composta per incarico di don Maffezzoni ed eseguita in S.Zeno a Brescia. Ad essa seguirà, ad anni di distanza, una messa a 4 voci miste eseguita in s.Nazaro a Brescia. Nel 1890 lasciò Brescia per Venezia per assumere il posto di organista supplente a S.Marco da dove dopo aver declinato l'invito (nel 1891) a coprire la cattedra di direttore di armonia al Conservatorio di Milano, passò a Savigliano (1 ottobre 1892) dove rimase vent'anni. A Savigliano mise in scena numerose opere fra cui "Carmen", "Lucia di Lammermoor", "Cavalleria rusticana", "Il maestro di cappella" (del Paer), "I Pagliacci", "Manon" di Puccini e di Massenet, "Linda di Chamony", "Trovatore", "Traviata", "Rigoletto", "Favorita", "La Boheme", "L'elisir d'amore", "Don Pasquale" ecc. Nel 1912 fu a Torino; organista nella chiesa di S. Agostino e poi in Cattedrale e nella Chiesa dei SS.Pietro e Paolo. Si dedicò anche all'insegnamento privato di piano, canto e armonie (fino al 1940) preparando numerosi diplomati.  Scrisse un nutrito numero di opere, di cui alcune edite e molte eseguite. Il catalogo raggiunge il n. 117; tra esse spiccano per impegno e per mole l'opera lirica in tre atti, già citata, "Cecilia" su versi di Cortella ed "Euridice", musica per scena per soli cori e orchestra su versi di Arturo Graf. Poi "Fantasia eroica" ispirata al libro di Cesare Correnti sulle Dieci giornate di Brescia. "La morte di Ermengarda", coro a quattro voci miste sui celebri versi "Sparse le trecce morbide sull'affannoso petto" dell'Adelchi di Alessandro Manzoni. Una messa funebre a tre voci con organo; un'altra funebre per sole voci che conquistò un secondo premio a Roma; altre due messe di cui una in do minore eseguita nella chiesa di S.Zeno in Brescia organista il maestro Premoli, direzione dell'autore nell'anno 1890.
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(Brescia, 18 ottobre 1867 - Torino, 9 giugno 1948). Ebbe le prime lezioni di pianoforte da certo Borghetti per passare poi sotto la guida del Premoli e poi al Conservatorio di Milano dove studiò armonia con Amintore Galli, contrappunto e fuga con Michele Saladino, alta composizione con Dominiceti e Ferroni, ottenendo al diploma, il premio assoluto. Ottenne i primi successi nel 1889 con una "Scena idillica" (per soli coro ed orchestra) e la fiaba "La bella dormiente" (1889) su versi del giornalista Carugati che fu eseguita anche al Teatro Grande, al Milamollo di Savigliano e trasmessa nel 1929 dall'EIAR di Torino. Dopo questo successo ebbe parecchie offerte di libretti per opera fra cui uno di Luigi Illica che lasciò cadere. Seguirono poi "Le tentazioni di S.Antonio" (suite per pianoforte), una polacca, romanze, mottetti, un'Elegia per violoncello, stornelli (su testi di Ugo Da Como), una "Suite" per archi (eseguita al Circolo Artistico) in tre atti mai rappresentata se non in due brani, ma che gli costò anni di lavoro.  Seguirono altre composizioni eseguite fra cui un "Trio" per piano, violino e violoncello (eseguito anche a Torino da lui stesso, Ruccoli e Bertolani), un intermezzo sinfonico (eseguito al Grande di Brescia), una messa a 4 voci composta per incarico di don Maffezzoni ed eseguita in S.Zeno a Brescia. Ad essa seguirà, ad anni di distanza, una messa a 4 voci miste eseguita in s.Nazaro a Brescia. Nel 1890 lasciò Brescia per Venezia per assumere il posto di organista supplente a S.Marco da dove dopo aver declinato l'invito (nel 1891) a coprire la cattedra di direttore di armonia al Conservatorio di Milano, passò a Savigliano (1 ottobre 1892) dove rimase vent'anni. A Savigliano mise in scena numerose opere fra cui "Carmen", "Lucia di Lammermoor", "Cavalleria rusticana", "Il maestro di cappella" (del Paer), "I Pagliacci", "Manon" di Puccini e di Massenet, "Linda di Chamony", "Trovatore", "Traviata", "Rigoletto", "Favorita", "La Boheme", "L'elisir d'amore", "Don Pasquale" ecc. Nel 1912 fu a Torino; organista nella chiesa di S. Agostino e poi in Cattedrale e nella Chiesa dei SS.Pietro e Paolo. Si dedicò anche all'insegnamento privato di piano, canto e armonie (fino al 1940) preparando numerosi diplomati.  Scrisse un nutrito numero di opere, di cui alcune edite e molte eseguite. Il catalogo raggiunge il n. 117; tra esse spiccano per impegno e per mole l'opera lirica in tre atti, già citata, "Cecilia" su versi di Cortella ed "Euridice", musica per scena per soli cori e orchestra su versi di Arturo Graf. Poi "Fantasia eroica" ispirata al libro di Cesare Correnti sulle Dieci giornate di Brescia. "La morte di Ermengarda", coro a quattro voci miste sui celebri versi "Sparse le trecce morbide sull'affannoso petto" dell'Adelchi di Alessandro Manzoni. Una messa funebre a tre voci con organo; un'altra funebre per sole voci che conquistò un secondo premio a Roma; altre due messe di cui una in do minore eseguita nella chiesa di S.Zeno in Brescia organista il maestro Premoli, direzione dell'autore nell'anno 1890.
  
  

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CIPOLLA Giovanni

(Brescia, 18 ottobre 1867 - Torino, 9 giugno 1948). Ebbe le prime lezioni di pianoforte da certo Borghetti per passare poi sotto la guida del Premoli e poi al Conservatorio di Milano dove studiò armonia con Amintore Galli, contrappunto e fuga con Michele Saladino, alta composizione con Dominiceti e Ferroni, ottenendo al diploma, il premio assoluto. Ottenne i primi successi nel 1889 con una "Scena idillica" (per soli coro ed orchestra) e la fiaba "La bella dormiente" (1889) su versi del giornalista Carugati che fu eseguita anche al Teatro Grande, al Milamollo di Savigliano e trasmessa nel 1929 dall'EIAR di Torino. Dopo questo successo ebbe parecchie offerte di libretti per opera fra cui uno di Luigi Illica che lasciò cadere. Seguirono poi "Le tentazioni di S.Antonio" (suite per pianoforte), una polacca, romanze, mottetti, un'Elegia per violoncello, stornelli (su testi di Ugo Da Como), una "Suite" per archi (eseguita al Circolo Artistico) in tre atti mai rappresentata se non in due brani, ma che gli costò anni di lavoro. Seguirono altre composizioni eseguite fra cui un "Trio" per piano, violino e violoncello (eseguito anche a Torino da lui stesso, Ruccoli e Bertolani), un intermezzo sinfonico (eseguito al Grande di Brescia), una messa a 4 voci composta per incarico di don Maffezzoni ed eseguita in S.Zeno a Brescia. Ad essa seguirà, ad anni di distanza, una messa a 4 voci miste eseguita in s.Nazaro a Brescia. Nel 1890 lasciò Brescia per Venezia per assumere il posto di organista supplente a S.Marco da dove dopo aver declinato l'invito (nel 1891) a coprire la cattedra di direttore di armonia al Conservatorio di Milano, passò a Savigliano (1 ottobre 1892) dove rimase vent'anni. A Savigliano mise in scena numerose opere fra cui "Carmen", "Lucia di Lammermoor", "Cavalleria rusticana", "Il maestro di cappella" (del Paer), "I Pagliacci", "Manon" di Puccini e di Massenet, "Linda di Chamony", "Trovatore", "Traviata", "Rigoletto", "Favorita", "La Boheme", "L'elisir d'amore", "Don Pasquale" ecc. Nel 1912 fu a Torino; organista nella chiesa di S. Agostino e poi in Cattedrale e nella Chiesa dei SS.Pietro e Paolo. Si dedicò anche all'insegnamento privato di piano, canto e armonie (fino al 1940) preparando numerosi diplomati. Scrisse un nutrito numero di opere, di cui alcune edite e molte eseguite. Il catalogo raggiunge il n. 117; tra esse spiccano per impegno e per mole l'opera lirica in tre atti, già citata, "Cecilia" su versi di Cortella ed "Euridice", musica per scena per soli cori e orchestra su versi di Arturo Graf. Poi "Fantasia eroica" ispirata al libro di Cesare Correnti sulle Dieci giornate di Brescia. "La morte di Ermengarda", coro a quattro voci miste sui celebri versi "Sparse le trecce morbide sull'affannoso petto" dell'Adelchi di Alessandro Manzoni. Una messa funebre a tre voci con organo; un'altra funebre per sole voci che conquistò un secondo premio a Roma; altre due messe di cui una in do minore eseguita nella chiesa di S.Zeno in Brescia organista il maestro Premoli, direzione dell'autore nell'anno 1890.


Compose molta musica da camera per pianoforte, violino-pianoforte, un trio con pianoforte, un Andante non troppo ed Allegro, ed "Adagio, Presto" per quartetto d'archi. Ha scritto liriche, pagine occasionali per la chiesa, inni. Scrive Mario Conter: "Tecnicamente preparatissimo egli sapeva trattare in modo magistrale voci, il contrappunto, la fuga come attestano le pagine liturgiche nelle quali, a differenza di molti musicisti di fine secolo e di alcuni decenni del nostro secolo, trasfondeva un profondo senso religioso senza lasciarsi contaminare se non in misura trascurabile dall'allora imperante clima melodrammatico. E ancora: Se è vero che il campo della musica da camera si rivela il più congeniale per il nostro musicista è altrettanto vera la sua versatilità di fronte alle esigenze di una partitura per orchestra, magari con soli e cori. Nella partitura soprattutto, come del vitale "Notturno", appare chiaro che il suo modello preferito era Wagner, ma non è assente nemmeno l'influenza del verismo musicale italiano".


Partecipò per diversi anni ai concerti di Quartetti della Promotrice delle Belle Arti al Valentino e diresse a Lonato, alcune recite di "Marta" di Flotow. Per due o tre anni prestò la sua opera di insegnante d'organo presso il seminario di Torino e presso l'Arcivescovado e allestì e diresse diversi concerti in pubblico e in privato. Fu inoltre, ottimo direttore di orchestra e di banda, oltre che valente pianista. La sua salda cultura si rifaceva a Palestrina, a Bach, ai romantici, a Wagner. Ma per istinto sicuro non confondeva il clima di un pezzo da camera o di una lirica con quello di un brano liturgico o di un'opera per il teatro. La sua vena più felice egli la trovò nella produzione cameristica e chiesastica, ma la sua nobile e forte ispirazione non mancava di efficacia nemmeno nelle partiture sinfoniche e operistiche, nelle quali dimostra, tra l'altro, di possedere una indubbia sicurezza di strumentatore.