CASTELLO di Brescia: differenze tra le versioni

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'''CASTELLO di Brescia'''
 
'''CASTELLO di Brescia'''
  
E' chiamato anche Cidneo. Qualcuno l'ha definito il "Falco d'Italia". La sua origine si perde nella leggenda. Le fantastiche cronache medioevali vollero orgogliosamente Brescia fondata da Ercole e il Colle Cidneo trarrebbe nome dal mitico Cicno, re dei Liguri; e vi è chi nei noti versi di Catullo vede esplicite allusioni ad una fortezza che già in quel tempo esisteva sul colle bresciano. Ed effettivamente tracce di costruzioni romane sono ancora visibili sul nostro colle; ma ne esse ne i pochissimi riferimenti catulliani ci possono suggerire alcunchè di esatto. Così come le cronache dei secoli VIII e IX sono ancora troppo avare di notizie precise e circostanziate. Certamente il Castello attuale, in quello che di più antico vi è nella sua topografia, anch'essa tuttavia non facilmente delineabile, risale al 1330 circa, iniziato dai veronesi e completato nella parte sommitale dai visconti. Probabilmente precedentemente  era un torrione  cinto da duplice giro di mura. Inoltre da una ordinanza del 1254 contenuta negli Statuti, si apprende della sua perfetta efficienza bellica e del suo ottimo stato di manutenzione. Buone prove di resistenza il Castello le aveva del resto già date nel tempo in cui il terribile Ezzelino da Romano tenne la città tiranneggiando i bresciani, e nel 1238 negli assedi sostenuti contro Federico II, così come le sue mura saranno inespugnabili all'assedio di Arrigo VII. Nel 1330-1332 vi apportava riparazioni Marsilio di Carrara ma non tali da esonerare Luchino e Giovanni Visconti a doverlo ricostruire nel 1343 con l'erezione del maniero e di poderosi bastioni. A ricordo di questi lavori resta la seguente iscrizione: PERCHE' LA NOMINANZA LORO CRESCESSE COL POTERE DELLE ARMI GIOVANNI E LUCHINO VISCONTI VERSO LA META' DEL SEC. XIV.o MUNIRONO IL CASTELLO DI NUOVE OPERE COSI' FORTEMENTE CHE PARVE RIEDIFICATO.  Passata Brescia alla Repubblica Veneta, toccò al Carmagnola nel 1426 scacciare i Visconti dal Castello, espugnandolo con un numero stragrande di armati e nuove micidiali macchine guerresche che tempestarono di grossi macigni ogni parte della rocca. Restaurato da N.Lupo e da Martino da Quinzano fu attaccato inutilmente nel 1438 dal Piccinino. Venne di nuovo riparato nel 1467 e rafforzato nelle scarpate nel 1495. Consapevoli della sua importanza strategica i capitani veneti ebbero cura di emanare opportuni provvedimenti per mantenerlo in perfetta efficienza Danneggiato da uno scoppio di polveri causato il 20 luglio 1508 da un fulmine venne riparato l'anno seguente. Passato il 21 maggio 1509 ai francesi, questi se ne servirono per opprimere la città e come sede di processi contro i bresciani. Nel 1512 dopo un momento di rivalsa dei bresciani sugli occupanti francesi servì di nuovo a questi per riaffermare il loro ferreo dominio. Gastone de Foix entrato per la strada del Soccorso, ne fece il punto di appoggio per il terribile sacco al quale sottopose la città. Nel susseguirsi di questi avvenimenti è naturale che la topografia del Castello abbia continuamente cambiato aspetto. Nel 1516 il governo veneto isolò la fortezza staccandola dai Ronchi, e cambiò ancor più dal 1543 in avanti per i quali anni frequenti sono le indicazioni documentarie riferentesi a mutamenti radicali relativi soprattutto alla cortina rifatta fra i due torrioni francesi, ai camminamenti, alle profonde fosse scavate, a sotterranei e porte e ai lavori fatti per tagliare la roccia sopra la Porta del Soccorso. Da tutto questo fervore di opere si venne configurando l'aspetto attuale un poco irrazionale in verità ne architettonicamente lineare, ma epicamente evocativo. L'impulso maggiore lo diede Venezia, naturalmente; e il Leone di S.Marco scolpito sulla Porta lo testimonia nei secoli.  Tuttavia fra le molte opere difensive e guerresche è possibile isolare fabbriche che con esse hanno poco o nulla a vedere: la Torre Mirabella e Santo Stefano in Arce. Nuove radicali riforme vennero operate dall'arch. Agostino Castello nel 1559 e, più ancora, nel 1588 dall'arch. Giulio Savorgnan, per merito del quale assunse, con la doppia cinta poligonale, l'aspetto di una vera fortezza. Altre opere vennero compiute alla fine del sec. XVI, e nel 1734. Nel sec. XVIII perduta ogni importanza militare, subì nuove trasformazioni con la costruzione di casermette e case mentre vennero demoliti gli spalti. Nel 1796 e negli anni seguenti servì alla guarnigione francese e poi a quella austriaca. Rafforzato dopo un periodo di abbandono nel 1848 servì durante le Dieci Giornate agli austriaci per minacciare la città e bombardarla duramente dopo aver ricevuto rinforzi attraverso la via del Soccorso. Domata la rivolta (e fu in castello che fra Maurizio Malvestiti ottenne l'accantonamento di ogni minaccia) il castello vide le fucilazioni degli eroici insorti. Abbandonato dagli austriaci la notte dal 10 all'11 giugno 1859 venne occupato dai patrioti e il 12 dal governo italiano attraverso il Pisani. Il 19 giugno 1859 veniva visitato da Napoleone III e da Vittorio Emanuele II. Nel 1859 divenne reclusorio militare. Caduto in stato di abbandono (la Rocchetta divenne addirittura covo di malviventi e ripostiglio di luridume), nel 1876 vennero compiuti sforzi per riattivarne le balze attraverso un gruppo di reclusi stanziati in Castello. Sospesi i lavori per intervento del Ministero della guerra, vennero ripresi dal 1877 in poi per interessamento dell'assessore Tullio Bonizzardi, che promesse la costruzione della strada carrozzabile, il soprapassaggio e ampi giardini. I lavori vennero poi ripresi nel 1888. Nel 1904 vi si tenne la grande Esposizione bresciana e venne inaugurata la nuova scalinata. Altra esposizione vi si tenne nel 1909. In tale anno il Comune concedeva la fossa dei Martiri alla Soc. An. Giardino Zoologico. Nel 1910 venne inaugurato l'obelisco dei martiri del 1849, mentre un monumento veniva dedicato a fra Maurizio Malvestiti. Nel 1918 il Comune dedicò dietro il Castello ai caduti della guerra un parco detto della Rimembranza. Abbandonato ancora durante la seconda guerra mondiale, il Castello divenne tristemente famoso durante la Resistenza perchè ospitò alcune prigioni. In Castello venne fucilato nel marzo 1945 la medaglia d'oro Giacomo Cappellini. Dopo il 25 aprile vi vennero rinchiusi i fascisti repubblichini in attesa di giudizio o di verifica della loro posizione. Toccò all'amministrazione presieduta dal sindaco Boni provvedere alla ripresa di lavori di rivalutazione del Castello attraverso la creazione di un parco, il riadattamento dei musei (oggi in via di nuova sistemazione), l'erezione di una specola (1952), la riapertura della Strada del Soccorso (1952), e la ripresa del Giardino Zoologico. Dal 1970 il Castello è in via di completa risistemazione e i lavori che vi si stanno compiendo mettono in rilievo ancor più la sua storia millenaria. Oggi il castello presenta le seguenti caratteristiche. Il portale, che è sormontato dal Leone di San Marco, simbolo della dominazione veneta subita dalla nostra città si ritiene sia del XVI secolo. A sinistra dell'entrata si trova il bastione San Faustino del XVI secolo, su di esso guarda la palazzina che fu abitata dal generale austriaco Haynau. Ad esso corrisponde, sulla destra, il bastione San Marco dello stesso secolo. La sua area è sfruttata nel periodo invernale dalla scuola che il Castello ospita; d'estate dalla colonia elioterapica. Un'altra "punta" del maniero protesa questa sulla Pusterla è lo Spalto San Marco.  Le torri. Innanzitutto la Mirabella sul cui spiazzo antistante permangono le fondamenta della chiesa dedicata a Santo Stefano e che risale forse al X secolo. La tozza torre che domina la parte sud della città è chiamata dei prigionieri. Essa è stata ricostruita.  Da Porta Trento è visibilissima la Torre Coltrina, ricostruita forse nel XV secolo e che è sormontata, purtroppo, da un antiestetico traliccio della linea elettrica. La Torre dei francesi domina invece la Pusterla. La Fossa viscontea è quella che è attualmente sfruttata con impianto di tiro a segno. Il fabbricato che accoglie il museo di storia naturale appartiene al maniero cosiddetto visconteo del secolo XIV. Un breve accenno merita la "Strada del Soccorso" che mette in comunicazione la Pusterla con l'interno del Castello. Ad essa si collegano due funesti episodi della storia della nostra città. Essi si verificarono rispettivamente nel 1512 e nel 1849, sotto il dominio francese e quello austriaco. La nostra città agiva rispettivamente in accordo con gli eserciti veneziano e piemontese. Tutti e due gli avvenimenti videro la sconfitta delle armi bresciane cui in entrambe le occasioni venne meno l'aiuto degli alleati che furono sconfitti sull'Adige (Veneziani) e a Novara (Piemontesi). Nelle due occasioni gli eserciti francese e austriaco comandati da Gastone di Foix e dal barone Giulio Haynau raggiunsero il Castello attraverso questa "via" che si è conservata quasi eguale nei secoli. Grande importanza hanno anche il piccolo e il grande Miglio costruiti entrambi nel XVI secolo, l'imponente edificio cui corre parallela la Fossa viscontea.
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E' chiamato anche Cidneo. Qualcuno l'ha definito il "Falco d'Italia". La sua origine si perde nella leggenda. Le fantastiche cronache medioevali vollero orgogliosamente Brescia fondata da Ercole e il Colle Cidneo trarrebbe nome dal mitico Cicno, re dei Liguri; e vi è chi nei noti versi di Catullo vede esplicite allusioni ad una fortezza che già in quel tempo esisteva sul colle bresciano. Ed effettivamente tracce di costruzioni romane sono ancora visibili sul nostro colle; ma ne esse ne i pochissimi riferimenti catulliani ci possono suggerire alcunchè di esatto. Così come le cronache dei secoli VIII e IX sono ancora troppo avare di notizie precise e circostanziate. Certamente il Castello attuale, in quello che di più antico vi è nella sua topografia, anch'essa tuttavia non facilmente delineabile, risale all'epoca dei Comuni, ed era in origine cinto da duplice giro di mura, con molte torri. Inoltre da una ordinanza del 1254 contenuta negli Statuti, si apprende della sua perfetta efficienza bellica e del suo ottimo stato di manutenzione. Buone prove di resistenza il Castello le aveva del resto già date nel tempo in cui il terribile Ezzelino da Romano tenne la città tiranneggiando i bresciani, e nel 1238 negli assedi sostenuti contro Federico II, così come le sue mura saranno inespugnabili all'assedio di Arrigo VII. Nel 1330-1332 vi apportava riparazioni Marsilio di Carrara ma non tali da esonerare Luchino e Giovanni Visconti a doverlo ricostruire nel 1343 con l'erezione del maniero e di poderosi bastioni. A ricordo di questi lavori resta la seguente iscrizione: PERCHE' LA NOMINANZA LORO CRESCESSE COL POTERE DELLE ARMI GIOVANNI E LUCHINO VISCONTI VERSO LA META' DEL SEC. XIV.o MUNIRONO IL CASTELLO DI NUOVE OPERE COSI' FORTEMENTE CHE PARVE RIEDIFICATO.  Passata Brescia alla Repubblica Veneta, toccò al Carmagnola nel 1426 scacciare i Visconti dal Castello, espugnandolo con un numero stragrande di armati e nuove micidiali macchine guerresche che tempestarono di grossi macigni ogni parte della rocca. Restaurato da N.Lupo e da Martino da Quinzano fu attaccato inutilmente nel 1438 dal Piccinino. Venne di nuovo riparato nel 1467 e rafforzato nelle scarpate nel 1495. Consapevoli della sua importanza strategica i capitani veneti ebbero cura di emanare opportuni provvedimenti per mantenerlo in perfetta efficienza Danneggiato da uno scoppio di polveri causato il 20 luglio 1508 da un fulmine venne riparato l'anno seguente. Passato il 21 maggio 1509 ai francesi, questi se ne servirono per opprimere la città e come sede di processi contro i bresciani. Nel 1512 dopo un momento di rivalsa dei bresciani sugli occupanti francesi servì di nuovo a questi per riaffermare il loro ferreo dominio. Gastone de Foix entrato per la strada del Soccorso, ne fece il punto di appoggio per il terribile sacco al quale sottopose la città. Nel susseguirsi di questi avvenimenti è naturale che la topografia del Castello abbia continuamente cambiato aspetto. Nel 1516 il governo veneto isolò la fortezza staccandola dai Ronchi, e cambiò ancor più dal 1543 in avanti per i quali anni frequenti sono le indicazioni documentarie riferentesi a mutamenti radicali relativi soprattutto alla cortina rifatta fra i due torrioni francesi, ai camminamenti, alle profonde fosse scavate, a sotterranei e porte e ai lavori fatti per tagliare la roccia sopra la Porta del Soccorso. Da tutto questo fervore di opere si venne configurando l'aspetto attuale un poco irrazionale in verità ne architettonicamente lineare, ma epicamente evocativo. L'impulso maggiore lo diede Venezia, naturalmente; e il Leone di S.Marco scolpito sulla Porta lo testimonia nei secoli.  Tuttavia fra le molte opere difensive e guerresche è possibile isolare fabbriche che con esse hanno poco o nulla a vedere: la Torre Mirabella e Santo Stefano in Arce. Nuove radicali riforme vennero operate dall'arch. Agostino Castello nel 1559 e, più ancora, nel 1588 dall'arch. Giulio Savorgnan, per merito del quale assunse, con la doppia cinta poligonale, l'aspetto di una vera fortezza. Altre opere vennero compiute alla fine del sec. XVI, e nel 1734. Nel sec. XVIII perduta ogni importanza militare, subì nuove trasformazioni con la costruzione di casermette e case mentre vennero demoliti gli spalti. Nel 1796 e negli anni seguenti servì alla guarnigione francese e poi a quella austriaca. Rafforzato dopo un periodo di abbandono nel 1848 servì durante le Dieci Giornate agli austriaci per minacciare la città e bombardarla duramente dopo aver ricevuto rinforzi attraverso la via del Soccorso. Domata la rivolta (e fu in castello che fra Maurizio Malvestiti ottenne l'accantonamento di ogni minaccia) il castello vide le fucilazioni degli eroici insorti. Abbandonato dagli austriaci la notte dal 10 all'11 giugno 1859 venne occupato dai patrioti e il 12 dal governo italiano attraverso il Pisani. Il 19 giugno 1859 veniva visitato da Napoleone III e da Vittorio Emanuele II. Nel 1859 divenne reclusorio militare. Caduto in stato di abbandono (la Rocchetta divenne addirittura covo di malviventi e ripostiglio di luridume), nel 1876 vennero compiuti sforzi per riattivarne le balze attraverso un gruppo di reclusi stanziati in Castello. Sospesi i lavori per intervento del Ministero della guerra, vennero ripresi dal 1877 in poi per interessamento dell'assessore Tullio Bonizzardi, che promesse la costruzione della strada carrozzabile, il soprapassaggio e ampi giardini. I lavori vennero poi ripresi nel 1888. Nel 1904 vi si tenne la grande Esposizione bresciana e venne inaugurata la nuova scalinata. Altra esposizione vi si tenne nel 1909. In tale anno il Comune concedeva la fossa dei Martiri alla Soc. An. Giardino Zoologico. Nel 1910 venne inaugurato l'obelisco dei martiri del 1849, mentre un monumento veniva dedicato a fra Maurizio Malvestiti. Nel 1918 il Comune dedicò dietro il Castello ai caduti della guerra un parco detto della Rimembranza. Abbandonato ancora durante la seconda guerra mondiale, il Castello divenne tristemente famoso durante la Resistenza perchè ospitò alcune prigioni. In Castello venne fucilato nel marzo 1945 la medaglia d'oro Giacomo Cappellini. Dopo il 25 aprile vi vennero rinchiusi i fascisti repubblichini in attesa di giudizio o di verifica della loro posizione. Toccò all'amministrazione presieduta dal sindaco Boni provvedere alla ripresa di lavori di rivalutazione del Castello attraverso la creazione di un parco, il riadattamento dei musei (oggi in via di nuova sistemazione), l'erezione di una specola (1952), la riapertura della Strada del Soccorso (1952), e la ripresa del Giardino Zoologico. Dal 1970 il Castello è in via di completa risistemazione e i lavori che vi si stanno compiendo mettono in rilievo ancor più la sua storia millenaria. Oggi il castello presenta le seguenti caratteristiche. Il portale, che è sormontato dal Leone di San Marco, simbolo della dominazione veneta subita dalla nostra città si ritiene sia del XVI secolo. A sinistra dell'entrata si trova il bastione San Faustino del XVI secolo, su di esso guarda la palazzina che fu abitata dal generale austriaco Haynau. Ad esso corrisponde, sulla destra, il bastione San Marco dello stesso secolo. La sua area è sfruttata nel periodo invernale dalla scuola che il Castello ospita; d'estate dalla colonia elioterapica. Un'altra "punta" del maniero protesa questa sulla Pusterla è lo Spalto San Marco.  Le torri. Innanzitutto la Mirabella sul cui spiazzo antistante permangono le fondamenta della chiesa dedicata a Santo Stefano e che risale forse al X secolo. La tozza torre che domina la parte sud della città è chiamata dei prigionieri. Essa è stata ricostruita.  Da Porta Trento è visibilissima la Torre Coltrina, ricostruita forse nel XV secolo e che è sormontata, purtroppo, da un antiestetico traliccio della linea elettrica. La Torre dei francesi domina invece la Pusterla. La Fossa viscontea è quella che è attualmente sfruttata con impianto di tiro a segno. Il fabbricato che accoglie il museo di storia naturale appartiene al maniero cosiddetto visconteo del secolo XIV. Un breve accenno merita la "Strada del Soccorso" che mette in comunicazione la Pusterla con l'interno del Castello. Ad essa si collegano due funesti episodi della storia della nostra città. Essi si verificarono rispettivamente nel 1512 e nel 1849, sotto il dominio francese e quello austriaco. La nostra città agiva rispettivamente in accordo con gli eserciti veneziano e piemontese. Tutti e due gli avvenimenti videro la sconfitta delle armi bresciane cui in entrambe le occasioni venne meno l'aiuto degli alleati che furono sconfitti sull'Adige (Veneziani) e a Novara (Piemontesi). Nelle due occasioni gli eserciti francese e austriaco comandati da Gastone di Foix e dal barone Giulio Haynau raggiunsero il Castello attraverso questa "via" che si è conservata quasi eguale nei secoli. Grande importanza hanno anche il piccolo e il grande Miglio costruiti entrambi nel XVI secolo, l'imponente edificio cui corre parallela la Fossa viscontea.
 
   
 
   
 
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Versione attuale delle 15:28, 23 apr 2024

CASTELLO di Brescia

E' chiamato anche Cidneo. Qualcuno l'ha definito il "Falco d'Italia". La sua origine si perde nella leggenda. Le fantastiche cronache medioevali vollero orgogliosamente Brescia fondata da Ercole e il Colle Cidneo trarrebbe nome dal mitico Cicno, re dei Liguri; e vi è chi nei noti versi di Catullo vede esplicite allusioni ad una fortezza che già in quel tempo esisteva sul colle bresciano. Ed effettivamente tracce di costruzioni romane sono ancora visibili sul nostro colle; ma ne esse ne i pochissimi riferimenti catulliani ci possono suggerire alcunchè di esatto. Così come le cronache dei secoli VIII e IX sono ancora troppo avare di notizie precise e circostanziate. Certamente il Castello attuale, in quello che di più antico vi è nella sua topografia, anch'essa tuttavia non facilmente delineabile, risale all'epoca dei Comuni, ed era in origine cinto da duplice giro di mura, con molte torri. Inoltre da una ordinanza del 1254 contenuta negli Statuti, si apprende della sua perfetta efficienza bellica e del suo ottimo stato di manutenzione. Buone prove di resistenza il Castello le aveva del resto già date nel tempo in cui il terribile Ezzelino da Romano tenne la città tiranneggiando i bresciani, e nel 1238 negli assedi sostenuti contro Federico II, così come le sue mura saranno inespugnabili all'assedio di Arrigo VII. Nel 1330-1332 vi apportava riparazioni Marsilio di Carrara ma non tali da esonerare Luchino e Giovanni Visconti a doverlo ricostruire nel 1343 con l'erezione del maniero e di poderosi bastioni. A ricordo di questi lavori resta la seguente iscrizione: PERCHE' LA NOMINANZA LORO CRESCESSE COL POTERE DELLE ARMI GIOVANNI E LUCHINO VISCONTI VERSO LA META' DEL SEC. XIV.o MUNIRONO IL CASTELLO DI NUOVE OPERE COSI' FORTEMENTE CHE PARVE RIEDIFICATO. Passata Brescia alla Repubblica Veneta, toccò al Carmagnola nel 1426 scacciare i Visconti dal Castello, espugnandolo con un numero stragrande di armati e nuove micidiali macchine guerresche che tempestarono di grossi macigni ogni parte della rocca. Restaurato da N.Lupo e da Martino da Quinzano fu attaccato inutilmente nel 1438 dal Piccinino. Venne di nuovo riparato nel 1467 e rafforzato nelle scarpate nel 1495. Consapevoli della sua importanza strategica i capitani veneti ebbero cura di emanare opportuni provvedimenti per mantenerlo in perfetta efficienza Danneggiato da uno scoppio di polveri causato il 20 luglio 1508 da un fulmine venne riparato l'anno seguente. Passato il 21 maggio 1509 ai francesi, questi se ne servirono per opprimere la città e come sede di processi contro i bresciani. Nel 1512 dopo un momento di rivalsa dei bresciani sugli occupanti francesi servì di nuovo a questi per riaffermare il loro ferreo dominio. Gastone de Foix entrato per la strada del Soccorso, ne fece il punto di appoggio per il terribile sacco al quale sottopose la città. Nel susseguirsi di questi avvenimenti è naturale che la topografia del Castello abbia continuamente cambiato aspetto. Nel 1516 il governo veneto isolò la fortezza staccandola dai Ronchi, e cambiò ancor più dal 1543 in avanti per i quali anni frequenti sono le indicazioni documentarie riferentesi a mutamenti radicali relativi soprattutto alla cortina rifatta fra i due torrioni francesi, ai camminamenti, alle profonde fosse scavate, a sotterranei e porte e ai lavori fatti per tagliare la roccia sopra la Porta del Soccorso. Da tutto questo fervore di opere si venne configurando l'aspetto attuale un poco irrazionale in verità ne architettonicamente lineare, ma epicamente evocativo. L'impulso maggiore lo diede Venezia, naturalmente; e il Leone di S.Marco scolpito sulla Porta lo testimonia nei secoli. Tuttavia fra le molte opere difensive e guerresche è possibile isolare fabbriche che con esse hanno poco o nulla a vedere: la Torre Mirabella e Santo Stefano in Arce. Nuove radicali riforme vennero operate dall'arch. Agostino Castello nel 1559 e, più ancora, nel 1588 dall'arch. Giulio Savorgnan, per merito del quale assunse, con la doppia cinta poligonale, l'aspetto di una vera fortezza. Altre opere vennero compiute alla fine del sec. XVI, e nel 1734. Nel sec. XVIII perduta ogni importanza militare, subì nuove trasformazioni con la costruzione di casermette e case mentre vennero demoliti gli spalti. Nel 1796 e negli anni seguenti servì alla guarnigione francese e poi a quella austriaca. Rafforzato dopo un periodo di abbandono nel 1848 servì durante le Dieci Giornate agli austriaci per minacciare la città e bombardarla duramente dopo aver ricevuto rinforzi attraverso la via del Soccorso. Domata la rivolta (e fu in castello che fra Maurizio Malvestiti ottenne l'accantonamento di ogni minaccia) il castello vide le fucilazioni degli eroici insorti. Abbandonato dagli austriaci la notte dal 10 all'11 giugno 1859 venne occupato dai patrioti e il 12 dal governo italiano attraverso il Pisani. Il 19 giugno 1859 veniva visitato da Napoleone III e da Vittorio Emanuele II. Nel 1859 divenne reclusorio militare. Caduto in stato di abbandono (la Rocchetta divenne addirittura covo di malviventi e ripostiglio di luridume), nel 1876 vennero compiuti sforzi per riattivarne le balze attraverso un gruppo di reclusi stanziati in Castello. Sospesi i lavori per intervento del Ministero della guerra, vennero ripresi dal 1877 in poi per interessamento dell'assessore Tullio Bonizzardi, che promesse la costruzione della strada carrozzabile, il soprapassaggio e ampi giardini. I lavori vennero poi ripresi nel 1888. Nel 1904 vi si tenne la grande Esposizione bresciana e venne inaugurata la nuova scalinata. Altra esposizione vi si tenne nel 1909. In tale anno il Comune concedeva la fossa dei Martiri alla Soc. An. Giardino Zoologico. Nel 1910 venne inaugurato l'obelisco dei martiri del 1849, mentre un monumento veniva dedicato a fra Maurizio Malvestiti. Nel 1918 il Comune dedicò dietro il Castello ai caduti della guerra un parco detto della Rimembranza. Abbandonato ancora durante la seconda guerra mondiale, il Castello divenne tristemente famoso durante la Resistenza perchè ospitò alcune prigioni. In Castello venne fucilato nel marzo 1945 la medaglia d'oro Giacomo Cappellini. Dopo il 25 aprile vi vennero rinchiusi i fascisti repubblichini in attesa di giudizio o di verifica della loro posizione. Toccò all'amministrazione presieduta dal sindaco Boni provvedere alla ripresa di lavori di rivalutazione del Castello attraverso la creazione di un parco, il riadattamento dei musei (oggi in via di nuova sistemazione), l'erezione di una specola (1952), la riapertura della Strada del Soccorso (1952), e la ripresa del Giardino Zoologico. Dal 1970 il Castello è in via di completa risistemazione e i lavori che vi si stanno compiendo mettono in rilievo ancor più la sua storia millenaria. Oggi il castello presenta le seguenti caratteristiche. Il portale, che è sormontato dal Leone di San Marco, simbolo della dominazione veneta subita dalla nostra città si ritiene sia del XVI secolo. A sinistra dell'entrata si trova il bastione San Faustino del XVI secolo, su di esso guarda la palazzina che fu abitata dal generale austriaco Haynau. Ad esso corrisponde, sulla destra, il bastione San Marco dello stesso secolo. La sua area è sfruttata nel periodo invernale dalla scuola che il Castello ospita; d'estate dalla colonia elioterapica. Un'altra "punta" del maniero protesa questa sulla Pusterla è lo Spalto San Marco. Le torri. Innanzitutto la Mirabella sul cui spiazzo antistante permangono le fondamenta della chiesa dedicata a Santo Stefano e che risale forse al X secolo. La tozza torre che domina la parte sud della città è chiamata dei prigionieri. Essa è stata ricostruita. Da Porta Trento è visibilissima la Torre Coltrina, ricostruita forse nel XV secolo e che è sormontata, purtroppo, da un antiestetico traliccio della linea elettrica. La Torre dei francesi domina invece la Pusterla. La Fossa viscontea è quella che è attualmente sfruttata con impianto di tiro a segno. Il fabbricato che accoglie il museo di storia naturale appartiene al maniero cosiddetto visconteo del secolo XIV. Un breve accenno merita la "Strada del Soccorso" che mette in comunicazione la Pusterla con l'interno del Castello. Ad essa si collegano due funesti episodi della storia della nostra città. Essi si verificarono rispettivamente nel 1512 e nel 1849, sotto il dominio francese e quello austriaco. La nostra città agiva rispettivamente in accordo con gli eserciti veneziano e piemontese. Tutti e due gli avvenimenti videro la sconfitta delle armi bresciane cui in entrambe le occasioni venne meno l'aiuto degli alleati che furono sconfitti sull'Adige (Veneziani) e a Novara (Piemontesi). Nelle due occasioni gli eserciti francese e austriaco comandati da Gastone di Foix e dal barone Giulio Haynau raggiunsero il Castello attraverso questa "via" che si è conservata quasi eguale nei secoli. Grande importanza hanno anche il piccolo e il grande Miglio costruiti entrambi nel XVI secolo, l'imponente edificio cui corre parallela la Fossa viscontea.