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'''BOSSI Marco Enrico'''
 
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(Salò, 25 aprile 1861 - Durante la traversata atlantica 20 febbraio 1925). Di Pietro e di Celestina Dognini. Il padre era organista del duomo di Salò, figlia di organista era anche la madre. A due anni si trasferì con la famiglia numerosa di nove figli a Morbegno prima e poi a Milano. Primo educatore all'arte fu il padre. Nel 1871 Marco E. si iscrisse al Liceo Musicale di Bologna dove ebbe a maestro G.Poppi. Nel 1873 entrava al Conservatorio di Milano sotto la guida di Amilcare Ponchielli prima e di C.Domeniceti poi e Bazzini per il violino. Si segnalò presto come esecutore al pianoforte, nel 1878 con una Ouverture che più tardi costituì la numero 1 delle sue opere e nel 1879 con una Sonata in fa maggiore per organo. Lo studio fu intercalato da attività un poco più redditizie imposte dalla estrema povertà della famiglia. Durante l'estate Marco Enrico e il fratello maggiore Adolfo dovevano andarsene a Morbegno da dove il padre li conduceva ad esibirsi, in esecuzioni pianistiche a quattro mani, nei luoghi di cura vicini. Diplomatosi in pianoforte nell'estate 1879, partecipò al concorso di organista della cattedrale di Como, riuscendovi secondo. Nell'autunno fu all'estero, suonando al Crystal Palace di Londra il grande organo Gray e Davison e nella cattedrale di S.Paolo lo strumento di Willis. Il soggiorno all'estero lo avvicinò alla migliore produzione organaria estera. Nell'estate 1881 si diplomò in Composizione vincendo il premio Bonetti con l'opera in un atto "Paquita" rappresentata al Conservatorio il 3 dicembre. Il 1 novembre 1881, per rinuncia del vincitore del concorso, venne chiamato alla direzione della cappella del duomo di Como. Vi rimane dieci anni studiando disperatamente e formandosi una tecnica definita "trascendentale". Il I dicembre 1885 dava il primo importante concerto in S.Carlo a Milano alla presenza delle più alte personalità musicali con la "Suite op. 54" che lo impose anche al mondo musicale estero che gli chiese sempre più musica da stampare. Nel 1888 vinse con "Fuga op. 62" sul tema "Fede a Bach" il concorso indetto dal periodico "Musica sacra". Nello stesso anno faceva restaurare l'organo della cattedrale di Como e fondava il "Club Musicale" a lui dedicato dopo la sua morte. Poca fortuna ebbe l'opera "Il Veggente" presentata al concorso Sonzogno e rappresentata al Dal Verme il 14 giugno 1891. Il 10 aprile 1890 era  chiamato alla cattedra di armonia e di organo del Conservatorio di Napoli e ove rivoluzionò materie e metodo di insegnamento con notevoli risultati. Lavorò intensamente a nuove opere anche di musica da camera, polifonica o corale. Nel novembre 1891 partecipò al Congresso nazionale di musica sacra al quale annunciò un nuovo metodo per organo preparato in collaborazione col bresciano Giovanni Tebaldini e pubblicato a dispense nel gennaio 1893 col titolo "Metodo teorico - pratico per lo studio dell'organo" terminato nel 1897. Pur avendo nel 1893 vinto la cattedra al Conservatorio di Milano non vi fu accettato. Passò invece nel 1895 come direttore al liceo musicale "B.Marcello" di Venezia dove insegnò anche organo e composizione. Vi riformò l'organo, diede al liceo una nuova sistemazione. Nel 1898 diresse al Teatro La Fenice "Il cieco, op. 112" tratto da un poemetto del Pascoli e rimaneggio l'opera "Il veggente" che col nuovo  l'8 ottobre 1906 al Teatro di Corte di Mannheim e ripetè poi ancora a Francoforte, Altenburg, Dresda. Altre numerose opere produsse in seguito fra cui l'oratorio "Cantico dei Cantici" composto nel '900, "Paradiso Perduto" composto per cori è orchestra (1902), il mistero "Giovanna d'Arco" rappresentato a Colonia nel gennaio del 1914, oltre le innumerevoli composizioni per organo, orchestra, pianoforte, coro. Intanto il 12 marzo 1902 era passato a dirigere il Liceo musicale di Bologna dal quale si dimise però il 9 novembre 1911 per dedicarsi completamente alla composizione e all'attività concertistica. Le limitazioni imposte dalla guerra lo indussero a concorrere al posto di direttore del liceo musicale di S.Cecilia subentrando a S. Falchi nel 1916. Qua ebbe come allievo F. Germani che è considerato il suo successore come organista. Fra gli altri alunni avuti nelle diverse sedi di insegnamento ebbe a Napoli G.Baroni, E.Tango, P. La Rotella, a Venezia M. Zanon, G.Bas, L.Amadio, C.Giarda e G.F.Malipiero che lo seguì a Bologna dove ebbe G.Benvenuti, M. Corti, O. Respighi, A.Toni. Numerosi i riconoscimenti anche internazionali. Amareggiato da incomprensioni lasciò il liceo di Roma nel 1922. Nel 1924 accettò di tenere concerti a New York e a Filadelfia ma tornando in Italia con il piroscafo "De Grasse" fu colto da emorragia cerebrale e morì pochi giorni dopo. La salma trasportata a Como venne tumulata nella tomba i famiglia il 25 ottobre 1925. Se non eccelsa fu la sua attivata di compositore d'opere egli fu considerato dallo stesso Verdi come il "più grande organista italiano" del suo tempo e come un caposcuola di grande prestigio dell'"umanesimo organistico" nostrano. Brescia gli ha dedicata una via, Salò un busto opera del salodiano Cornelio Turelli inaugurato il 17 ottobre 1961 nell'atrio del palazzo municipale.
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(Salò, 25 aprile 1861 - Durante la traversata atlantica 20 febbraio 1925). Di Pietro e di Celestina Dognini. Il padre era organista del duomo di Salò, figlia di organista era anche la madre. A due anni si trasferì con la famiglia numerosa di nove figli a Morbegno prima e poi a Milano. Primo educatore all'arte fu il padre. Nel 1871 Marco E. si iscrisse al Liceo Musicale di Bologna dove ebbe a maestro G.Poppi. Nel 1873 entrava al Conservatorio di Milano sotto la guida di Amilcare Ponchielli prima e di C.Domeniceti poi e Bazzini per il violino. Si segnalò presto come esecutore al pianoforte, nel 1878 con una Ouverture che più tardi costituì la numero 1 delle sue opere e nel 1879 con una Sonata in fa maggiore per organo. Lo studio fu intercalato da attività un poco più redditizie imposte dalla estrema povertà della famiglia. Durante l'estate Marco Enrico e il fratello maggiore Adolfo dovevano andarsene a Morbegno da dove il padre li conduceva ad esibirsi, in esecuzioni pianistiche a quattro mani, nei luoghi di cura vicini. Diplomatosi in pianoforte nell'estate 1879, partecipò al concorso di organista della cattedrale di Como, riuscendovi secondo. Nell'autunno fu all'estero, suonando al Crystal Palace di Londra il grande organo Gray e Davison e nella cattedrale di S.Paolo lo strumento di Willis. Il soggiorno all'estero lo avvicinò alla migliore produzione organaria estera. Nell'estate 1881 si diplomò in Composizione vincendo il premio Bonetti con l'opera in un atto "Paquita" rappresentata al Conservatorio il 3 dicembre. Il I novembre 1881, per rinuncia del vincitore del concorso, venne chiamato alla direzione della cappella del duomo di Como. Vi rimase dieci anni studiando disperatamente e formandosi una tecnica definita "trascendentale". Il I dicembre 1885 dava il primo importante concerto in S.Carlo a Milano alla presenza delle più alte personalità musicali con la "Suite op. 54" che lo impose anche al mondo musicale estero che gli chiese sempre più musica da stampare. Nel 1888 vinse con "Fuga op. 62" sul tema "Fede a Bach" il concorso indetto dal periodico "Musica sacra". Nello stesso anno faceva restaurare l'organo della cattedrale di Como e fondava il "Club Musicale" a lui dedicato dopo la sua morte. Poca fortuna ebbe l'opera "Il Veggente" presentata al concorso Sonzogno e rappresentata al Dal Verme il 14 giugno 1891. Il 10 aprile 1890 era  chiamato alla cattedra di armonia e di organo del Conservatorio di Napoli e ove rivoluzionò materie e metodo di insegnamento con notevoli risultati. Lavorò intensamente a nuove opere anche di musica da camera, polifonica o corale. Nel novembre 1891 partecipò al Congresso nazionale di musica sacra al quale annunciò un nuovo metodo per organo preparato in collaborazione col bresciano Giovanni Tebaldini e pubblicato a dispense nel gennaio 1893 col titolo "Metodo teorico - pratico per lo studio dell'organo" terminato nel 1897. Pur avendo nel 1893 vinto la cattedra al Conservatorio di Milano non vi fu accettato. Passò invece nel 1895 come direttore al liceo musicale "B. Marcello" di Venezia dove insegnò anche organo e composizione. Vi riformò l'organo, diede al liceo una nuova sistemazione. Nel 1898 diresse al Teatro La Fenice "Il cieco, op. 112" tratto da un poemetto del Pascoli e rimaneggiò l'opera "Il veggente" che col nuovo  l'8 ottobre 1906 al Teatro di Corte di Mannheim e ripetè poi ancora a Francoforte, Altenburg, Dresda. Altre numerose opere produsse in seguito fra cui l'oratorio "Cantico dei Cantici" composto nel '900, "Paradiso Perduto" composto per cori e orchestra (1902), il mistero "Giovanna d'Arco" rappresentato a Colonia nel gennaio del 1914, oltre le innumerevoli composizioni per organo, orchestra, pianoforte, coro. Intanto il 12 marzo 1902 era passato a dirigere il Liceo musicale di Bologna dal quale si dimise però il 9 novembre 1911 per dedicarsi completamente alla composizione e all'attività concertistica. Le limitazioni imposte dalla guerra lo indussero a concorrere al posto di direttore del liceo musicale di S. Cecilia subentrando a S. Falchi nel 1916. Qua ebbe come allievo F. Germani che è considerato il suo successore come organista. Fra gli altri alunni avuti nelle diverse sedi di insegnamento ebbe a Napoli G.Baroni, E.Tango, P. La Rotella, a Venezia M. Zanon, G.Bas, L.Amadio, C.Giarda e G.F.Malipiero che lo seguì a Bologna dove ebbe G.Benvenuti, M. Corti, O. Respighi, A.Toni. Numerosi i riconoscimenti anche internazionali. Amareggiato da incomprensioni lasciò il liceo di Roma nel 1922. Nel 1924 accettò di tenere concerti a New York e a Filadelfia ma tornando in Italia con il piroscafo "De Grasse" fu colto da emorragia cerebrale e morì pochi giorni dopo. La salma trasportata a Como venne tumulata nella tomba di famiglia il 25 ottobre 1925. Se non eccelsa fu la sua attività di compositore d'opere egli fu considerato dallo stesso Verdi come il "più grande organista italiano" del suo tempo e come un caposcuola di grande prestigio dell'"umanesimo organistico" nostrano. Brescia gli ha dedicato una via, Salò un busto opera del salodiano Cornelio Turelli inaugurato il 17 ottobre 1961 nell'atrio del palazzo municipale.
 
   
 
   
 
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Versione delle 00:48, 30 nov 2023

BOSSI Marco Enrico

(Salò, 25 aprile 1861 - Durante la traversata atlantica 20 febbraio 1925). Di Pietro e di Celestina Dognini. Il padre era organista del duomo di Salò, figlia di organista era anche la madre. A due anni si trasferì con la famiglia numerosa di nove figli a Morbegno prima e poi a Milano. Primo educatore all'arte fu il padre. Nel 1871 Marco E. si iscrisse al Liceo Musicale di Bologna dove ebbe a maestro G.Poppi. Nel 1873 entrava al Conservatorio di Milano sotto la guida di Amilcare Ponchielli prima e di C.Domeniceti poi e Bazzini per il violino. Si segnalò presto come esecutore al pianoforte, nel 1878 con una Ouverture che più tardi costituì la numero 1 delle sue opere e nel 1879 con una Sonata in fa maggiore per organo. Lo studio fu intercalato da attività un poco più redditizie imposte dalla estrema povertà della famiglia. Durante l'estate Marco Enrico e il fratello maggiore Adolfo dovevano andarsene a Morbegno da dove il padre li conduceva ad esibirsi, in esecuzioni pianistiche a quattro mani, nei luoghi di cura vicini. Diplomatosi in pianoforte nell'estate 1879, partecipò al concorso di organista della cattedrale di Como, riuscendovi secondo. Nell'autunno fu all'estero, suonando al Crystal Palace di Londra il grande organo Gray e Davison e nella cattedrale di S.Paolo lo strumento di Willis. Il soggiorno all'estero lo avvicinò alla migliore produzione organaria estera. Nell'estate 1881 si diplomò in Composizione vincendo il premio Bonetti con l'opera in un atto "Paquita" rappresentata al Conservatorio il 3 dicembre. Il I novembre 1881, per rinuncia del vincitore del concorso, venne chiamato alla direzione della cappella del duomo di Como. Vi rimase dieci anni studiando disperatamente e formandosi una tecnica definita "trascendentale". Il I dicembre 1885 dava il primo importante concerto in S.Carlo a Milano alla presenza delle più alte personalità musicali con la "Suite op. 54" che lo impose anche al mondo musicale estero che gli chiese sempre più musica da stampare. Nel 1888 vinse con "Fuga op. 62" sul tema "Fede a Bach" il concorso indetto dal periodico "Musica sacra". Nello stesso anno faceva restaurare l'organo della cattedrale di Como e fondava il "Club Musicale" a lui dedicato dopo la sua morte. Poca fortuna ebbe l'opera "Il Veggente" presentata al concorso Sonzogno e rappresentata al Dal Verme il 14 giugno 1891. Il 10 aprile 1890 era chiamato alla cattedra di armonia e di organo del Conservatorio di Napoli e ove rivoluzionò materie e metodo di insegnamento con notevoli risultati. Lavorò intensamente a nuove opere anche di musica da camera, polifonica o corale. Nel novembre 1891 partecipò al Congresso nazionale di musica sacra al quale annunciò un nuovo metodo per organo preparato in collaborazione col bresciano Giovanni Tebaldini e pubblicato a dispense nel gennaio 1893 col titolo "Metodo teorico - pratico per lo studio dell'organo" terminato nel 1897. Pur avendo nel 1893 vinto la cattedra al Conservatorio di Milano non vi fu accettato. Passò invece nel 1895 come direttore al liceo musicale "B. Marcello" di Venezia dove insegnò anche organo e composizione. Vi riformò l'organo, diede al liceo una nuova sistemazione. Nel 1898 diresse al Teatro La Fenice "Il cieco, op. 112" tratto da un poemetto del Pascoli e rimaneggiò l'opera "Il veggente" che col nuovo l'8 ottobre 1906 al Teatro di Corte di Mannheim e ripetè poi ancora a Francoforte, Altenburg, Dresda. Altre numerose opere produsse in seguito fra cui l'oratorio "Cantico dei Cantici" composto nel '900, "Paradiso Perduto" composto per cori e orchestra (1902), il mistero "Giovanna d'Arco" rappresentato a Colonia nel gennaio del 1914, oltre le innumerevoli composizioni per organo, orchestra, pianoforte, coro. Intanto il 12 marzo 1902 era passato a dirigere il Liceo musicale di Bologna dal quale si dimise però il 9 novembre 1911 per dedicarsi completamente alla composizione e all'attività concertistica. Le limitazioni imposte dalla guerra lo indussero a concorrere al posto di direttore del liceo musicale di S. Cecilia subentrando a S. Falchi nel 1916. Qua ebbe come allievo F. Germani che è considerato il suo successore come organista. Fra gli altri alunni avuti nelle diverse sedi di insegnamento ebbe a Napoli G.Baroni, E.Tango, P. La Rotella, a Venezia M. Zanon, G.Bas, L.Amadio, C.Giarda e G.F.Malipiero che lo seguì a Bologna dove ebbe G.Benvenuti, M. Corti, O. Respighi, A.Toni. Numerosi i riconoscimenti anche internazionali. Amareggiato da incomprensioni lasciò il liceo di Roma nel 1922. Nel 1924 accettò di tenere concerti a New York e a Filadelfia ma tornando in Italia con il piroscafo "De Grasse" fu colto da emorragia cerebrale e morì pochi giorni dopo. La salma trasportata a Como venne tumulata nella tomba di famiglia il 25 ottobre 1925. Se non eccelsa fu la sua attività di compositore d'opere egli fu considerato dallo stesso Verdi come il "più grande organista italiano" del suo tempo e come un caposcuola di grande prestigio dell'"umanesimo organistico" nostrano. Brescia gli ha dedicato una via, Salò un busto opera del salodiano Cornelio Turelli inaugurato il 17 ottobre 1961 nell'atrio del palazzo municipale.