NOTINGO

NOTINGO

(m. il 12 agosto 859). Di origine alemanna (secondo altri franca), appartiene alla famiglia «tradizionalmente impegnata, scrive il Violante, in questioni monastiche, e che ha fondato il monastero di Hirsau. Vescovo di Vercelli, poi eletto alla sede episcopale di Verona, il 22 agosto 843 è ancora indicato come pastore della diocesi veneta in un diploma di Lotario con il quale l'imperatore concede a lui e ad Eberardo, marchese del Friuli, un privilegio per la chiesa di Aquileia. Notingo che manterrà sempre stretti rapporti con Eberardo, come lui sostenitore della politica imperiale, intrattiene ottime relazioni anche con Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza e con Grimaldo, abate di S. Gallo: il primo gli dedica un famoso opuscolo sulla predestinazione e il libero arbitrio; il secondo un salterio che passa poi all'imperatrice Angelberga. Il trasferimento di Notingo dalla cattedra veronese a quella bresciana avviene dopo l'11 giugno 844, data cui si fa risalire la morte del predecessore. Nell'estate di quell'anno il nuovo vescovo di Brescia riceve a Roma, dal papa Sergio II, le reliquie di san Callisto che, il 14 ottobre seguente, vengono collocate nella cattedrale cittadina e non, come vorrebbe in un primo tempo il presule, in un cenobio da edificarsi sopra un terreno di sua proprietà. I monasteri tornano, d'altra parte, abbastanza spesso nei pensieri di Notingo perché proprio in questi anni la politica imperiale, alla quale egli è legato, ne fa uno dei centri maggiori di potere. San Salvatore, in particolare, che già il 16 marzo 848 è stato assegnato da Lotario I in beneficio alla moglie Ermengarda, diviene con Ludovico II il fulcro del regno poiché il nuovo imperatore prende moglie Angelberga - che qui è stata educata - e, morta Ermengarda, trasmette il beneficio alla figlia Gisla. Da parte sua, il vescovo fa dono alla badessa dell'antico «Monasterium Honorii» di una curtis nel vico Valenzano e la sua donazione è poi confermata da un diploma imperiale. Ludovico II - con un altro decreto, dato dal 7 ottobre 865 alcuni anni dopo la morte del vescovo - dovrà invece intervenire a ristabilire i diritti dei monaci di Bobbio, restituendo loro un terreno sul quale - Notingo vivente e volente - s'eran costruite delle peschiere. Nel mese di aprile dell'anno 850, il presule accompagna Ludovico II a Roma, assiste alla sua incoronazione e prende parte ad un placito durante il quale è discussa la secolare controversia che oppone i vescovi di Siena e di Arezzo per i confini delle due diocesi. L'anno 853 per incarico ricevuto dall'imperatore, partecipa con altri confratelli ai concili del 29 maggio e dell'8 dicembre, celebrati rispettivamente in S. Vitale di Ravenna e in S. Pietro a Roma, con lo scopo di indurre l'antipapa Anastasio a sottomettersi al legittimo pontefice Leone IV. Negli ultimi anni del suo episcopato, Notingo mantiene legami ancora più saldi con Eberardo, al quale, nell'854, dona la preziosa reliquia del corpo di San Callisto che il marchese del Friuli fa collocare nel monastero di Cysoing. Il vescovo bresciano, d'accordo con l'imperatore, interviene anche in alcune questioni che riguardano la parte meridionale del regno di Germania: l'11 maggio 855 giudica una controversia tra il presule di Trento e il metropolita di Frisinga; nel febbraio 858, insieme con Eberardo, è missus dominicus all'assemblea convocata in Ulma da Ludovico il Germanico, zio dell'imperatore, il quale vuole ottenere, da coloro che rappresentano suo nipote e dai signori interessati, la rinuncia ad ogni pretesa sui beni e sui diritti dell'abbazia della Reichenau. L'assemblea di Ulma, che alcune fonti dicono essersi celebrata l'anno 859, rappresenta l'ultima occasione nella quale è ricordato il vescovo. Secondo il Gradenigo egli viene sepolto a Pavia. Cinzio Violante, tenendo presente questa indicazione, sostiene che il fatto potrebbe forse avere qualche significato se si potesse provare che Notingo abbia avuto la responsabilità spirituale del monastero pavese, come sembra lasciar intendere l'anonimo autore della Translatio sancti Callixti.